http://www.asianews.it/it.html 22/08/2020
Beirut, la Banca centrale rischia la bancarotta. Lo spettro della fame di Pierre Balanian
Diverse fonti affermano che la Banca centrale del Libano ha fondi da spendere per soli altri tre mesi. Finirà il sostegno dello Stato per contenere i prezzi delle derrate alimentari e dei beni di prima necessità – pane, farina, carburante, medicine. Rischi per il 55% della popolazione, che potrebbe ridursi a mendicare, e per il 22%, che scivolerebbe negli stenti. Il dialogo fra Hassan Diab e Riad Salame, poco prima delle esplosioni. Un futuro di fame, come ai tempi della Sublime Porta.
È accaduto quel che si temeva da mesi: la Banca centrale del Libano sta per dichiarare bancarotta. Alcune fonti molto fidate hanno dichiarato ieri ad AsiaNews che le riserve della Banca centrale stanno per esaurirsi. Entro tre mesi le riserve della Banca centrale raggiungeranno 17,5 miliardi dì dollari, una somma che non è ammesso legalmente spendere perché la Banca deve mantenere il 15% dei depositi del Paese). Ciò significa che il sostegno dello Stato alle derrate alimentari e ai beni di prima necessità – pane, farina, carburante, medicine - potrà al massimo durare ancora per soli tre mesi. Tale sostegno costa allo Stato 700 milioni di dollari al mese e serve a calmierare i prezzi di quei beni. Tutti i rapporti e gli esperti finanziari in Libano dicono la stessa cosa: la Banca centrale non ha più dollari. Di questi tempi non si trova più nemmeno moneta libanese. I bancomat erogano a malapena un terzo della somma permessa e sono spesso vuoti di contanti. in Libano tutti mormorano che le banche, la Banca centrale, il suo governatore e lo Stato si accingono a “rapinare I depositi bancari dei cittadini “; che stanno “dichiarando fallimento”, che “si uniranno in una sola banca dando azioni in cambio del denaro depositato”. Ma tali azioni avranno un valore zero alla borsa. Riad Salame, governatore della Banca centrale ha cercato un prestito d’urgenza al Fondo monetario internazionale (Fmi), pari alla quota depositata dal suo Paese, ossia 800 milioni di dollari. Ma secondo lo stesso Salame, questo tentativo è fallito, e il prestito al Libano - pur previsto come possibilità dalla costituzione del Fmi - è stato respinto. Se lo Stato libanese ritirerà ogni sostegno ai prezzi delle derrate alimentari essenziali, ciò significherà un aumento precipitoso dei prezzi per oltre la metà della popolazione che già ora consuma un solo pasto al giorno, anziché tre, come una volta. Forse nei prossimi mesi si potrà aiutare i più poveri con dei coupons, liberalizzando però i prezzi al consumo. In ogni caso, questa prassi trasformerà oltre il 55% della popolazione in mendicanti e minaccerà di stenti il 22% della popolazione, ossia 850 mila persone. In questi giorni, fonti vicine all’ ex-Primo ministro libanese Hassan Diab (che la gente comincia a definire il più onesto e leale premier che il Libano abbia mai avuto) hanno rivelato alla stampa i contenuti della sua ultima conversazione con Riad Salame, il 30 luglio scorso. Diab ha chiesto: “Riad abbiamo riserve a sufficienza vero?”. Il governatore della Banca centrale ha risposto: “Sì, abbiamo un margine di 2 miliardi (di dollari)”. Ma poi ha aggiunto: “Ma non possiamo intaccare le riserve obbligatorie” (ovvero il 15% dei depositi che le banche sono tenute a depositare nella Banca centrale, pari a 17,5 miliardi di dollari). Dopo pochi giorni, vi sono state le due esplosioni al porto. Ora, passata l’emergenza, il dolore e lo shock, si ritorna alla ferita aperta del Paese e varie voci affermano che le riserve della Banca centrale stanno per esaurirsi. Mesi fa, la stampa mondiale aveva previsto per il Libano un avvenire di stenti e di fame, simile alla catastrofe degli anni 1915 -1918 del secolo scorso, quando la Sublime Porta decretò l’annientamento dei libanesi per fame. La Storia ci dirà chi ha voluto la fame che nel prossimo futuro minaccerà di morte i libanesi di oggi. |