Fonte: Il Manifesto
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05/05/2020
Quello che Trump non dice del laboratorio di Wuhan
di Alberto Negri
Virus Connection. Americani e francesi per anni hanno finanziato a Wuhan gli esperimenti sui virus, anche quelli che forse a casa loro non potevano fare
Le prove della Virus Connection di Wuhan ci sono, eccome, non quelle però che «non» ci hanno fatto ancora vedere Trump e il suo scudiero Mike Pompeo quando accusano Pechino di avere «fabbricato» il Covid-19.
Sono le prove della collaborazione, a colpi di milioni di dollari, tra Stati Uniti, Francia e Cina proprio nei laboratori di massima sicurezza di Wuhan per lo studio dei virus animali. Su alcune queste ricerche Obama aveva messo una moratoria di quattro anni, riprese poi qualche tempo dopo con il convinto sostegno di Anthony Fauci, il boss da oltre 40 anni dell’epidemiologia americana. Americani e francesi per anni hanno finanziato a Wuhan gli esperimenti sui virus, anche quelli che forse a casa loro non potevano fare.
Questa è la Virus Connection che si nasconde nel rimbalzo tra le accuse di Trump e le repliche di Pechino sulle origini del Covid-19, ritenuto di origine naturale dalla maggior parte degli scienziati e non un esperimento da laboratorio.
Tira aria da guerra fredda tra Usa e Cina. In un discorso all’Onu nel 1974 Deng Xiapoing, allora inviato di Mao, affermò: «Mai la Cina ambirà a diventare una superpotenza». Oggi tutti pensano il contrario: Pechino nella crisi del coronavirus ha sbalzato gli Usa come nazione-guida.
L’ambiguità di fondo è come la Cina sia diventata una superpotenza: con la nostra complicità. Il Covid-19 è una vicenda emblematica. Tutto comincia quando i francesi nel 2004 avviano la costruzione a Wuhan un laboratorio di massima sicurezza per la ricerca dei virus animali. Gli scienziati cinesi per anni vengono addestrati all’Istituto Jean-Merieux di Lione sostenuto da Sanofi Pasteur, la più grande società di vaccini mondiale.
Nel 2017 il laboratorio di Wuhan viene inaugurato ma i cinesi tengono fuori i 50 ricercatori francesi che dovevano accedervi secondo gli accordi stipulati da Parigi. I francesi subiscono uno scacco imprevisto ma nella vicenda si inseriscono da protagonisti gli americani: a guidare l’operazione-Wuhan è proprio Anthony Fauci, l’uomo che Trump qualche settimana fa voleva licenziare, capo da 40 anni della sanità americana, consigliere di tutti i presidenti a partire da Reagan. Un esperto di virus ma anche di potere.
Ed ecco la Wuhan Connection. Nel 2019 Anthony Fauci, come capo del National Institutes of Allergy and Infectious Disease (Niaid), finanzia con 3,7 milioni di dollari un progetto sui virus proprio a Wuhan. E non erano certo i primi finanziamenti Usa: negli anni precedenti erano già arrivati altri 7,4 milioni. La ricerca è diretta dalla capa del laboratorio P4 Shi Zheng Li, la «signora dei pipistrelli», specializzata a Montpellier e a Lione. Decorata con la Legione d’Onore insieme al capo di tutti i laboratori cinesi, Yuan Zhiming. Insomma gli americani avevano fregato ai francesi la «loro» migliore scienziata in materia di virus da pipistrelli.
La collaborazione Usa-Cina doveva continuare quest’anno con una ricerca su come mutano i coronavirus quando attaccano l’uomo. Il progetto a Wuhan della EcoHetalth Alliance è stato cancellato soltanto il 24 aprile scorso, quando Trump, Macron e Merkel hanno cominciato ad accusare Pechino, ma anche l’Oms, di scarsa trasparenza sui dati della pandemia.
Ma qui di trasparenza se n’è vista poca anche in Occidente. Diversi scienziati americani avevano criticato la collaborazione con i cinesi perché in alcuni casi implicava la manipolazione genetica dei virus e rischi di «fuga» dai laboratori.
Un’eventualità che l’epidemiologa americana Jonna Mazet esclude decisamente su Business Insider: «Non c’è stata nessuna falla nel laboratorio: io stessa ho collaborato con i cinesi sui protocolli di sicurezza». E aggiunge un’informazione preziosa: «Ho parlato con Shi Zheng Li (la signora dei pipistrelli n.d.r.) e mi ha assicurato che nessuno aveva identificato il Covid-19 prima dell’esplosione di questa epidemia».
Ma la stessa scienziata americana ammette che non ha mai visitato personalmente il laboratorio P4 di Wuhan. Come i francesi anche gli americani che finanziavano Wuhan, pur conoscendo personalmente gli scienziati cinesi, ci avevano messo il piede dentro una volta sola.
Il problema è che la Wuhan Connection è una bomba politica. E ci racconta una storia un po’ diversa da quella ufficiale: i francesi e successivamente gli americani volevano fare in Cina esperimenti ad alto rischio vietati o sui quali erano stati espressi seri dubbi per motivi di sicurezza.
Nel 2014 sotto pressione dell’amministrazione del presidente Barack Obama il NIH aveva sospeso alcuni tipi gli esperimenti in corso sui virus. Al termine della moratoria, nel dicembre del 2017, Fauci fa riprendere gli esperimenti di ingegneria genetica. Ma in segreto. Viene infatti convocato un comitato a porte chiuse per esaminare i rischi dell’operazione che incontra l’opposizione di diversi scienziati. E per aggirarla Fauci finanzia i cinesi.
Non possiamo sapere, al momento, cosa sia accaduto a Wuhan. Ma una cosa è certa: soltanto adesso, con la pandemia del Covid-19, è affiorata la storia inquietante della Wuhan Connection.