http://znetitaly.altervista.org/ 28 marzo 2020
Sindaco di Detroit conferma negazione trattamento ai pazienti “estremamente malati” di Kevin Reed Traduzione di Giuseppe Volpe
Il numero dei casi di coronavirus confermati nella città di Detroit e nelle sue periferie ha continuato ad aumentare drammaticamente venerdì con il sistema di assistenza sanitaria teso al punto di rottura. In mezzo alla drammatica intensificazione dei casi, il sindaco Democratico di Detroit, Mike Duggan, ha avallato, sulla televisione nazionale, la politica recentemente resa nota dell’Henry Ford Health System che ha limitato le risorse mediche essenziali, quali i ventilatori, che saranno assegnati ai pazienti con maggiori probabilità di sopravvivere al virus, lasciando morire i pazienti più vulnerabili. Il Dipartimento della Sanità e dei Servizi Umani del Michigan (MDHHS) ha riferito che la città di Detroit aveva 1.075 persone affette da COVID-19 alle 14:00 di venerdì, un aumento di 224, o del 26 per cento, rispetto al giorno precedente. Dei 3.657 casi di coronavirus confermati nello stato del Michigan, 3.038, o l’83 per cento, sono nell’area della Detroit metropolitana delle contee di Wayne, Oakland e Macomb. Il numero dei morti da COVID-19 in Michigan è aumentato a 92 venerdì, con 23 a Detroit e 77 nell’Area delle Tre Contee. Il MDHHS ha anche riferito che l’età media dei deceduti è di 68,4 anni e che due terzi di loro sono maschi. Dirigenti sanitari cittadini hanno offerto venerdì un quadro raggelante della diffusione del virus in tutta Detroit con la pubblicazione di una mappa che mostra i focolai nei quartieri in cui il virus è concentrato. Il numero di persone con il virus a Detroit è aumentato di un multiplo di 23 volte negli ultimi nove giorni; in città c’erano 48 contagiati a tutto il 18 marzo. Come ha scritto ieri il WSWS l’Henry Ford Health System ha riconosciuto pubblicamente la sua politica che solo i pazienti con “le migliori possibilità di riprendersi sono la nostra prima priorità” e, a causa della scarsità di scorte e attrezzature, “ai pazienti curati con un respiratore o in unità di cure intensive possono essere interrotti tali trattamenti se non migliorano nel temo”. Un portavoce del sistema ospedaliero ha detto che la politica è stata sviluppato come “parte di un documento di politiche più vasto sviluppato per uno scenario assolutamente da ipotesi peggiore” e non è una politica attiva. Tuttavia molte notizie su media sociali da infermiere di pronto soccorso dicono che gli ospedali dell’area stanno già praticando questa politica decisionale di “vita o morte”. Melissa Steiner, un’infermiera dell’unità di cure intensive del Beaumont Health, ha pubblicato un video dalla sua auto nel corso del quale è scoppiata in lacrime nel descrivere l’unità di COVID del suo ospedale. La Steiner ha spiegato nel suo video: “Dunque oggi è stato il primo giorno in cui ho lavorato da quando la nostra unità è stata designata la seconda di cure intensive per il COVID nel mio ospedale. E non so cosa c**** sia successo nelle ultime 13 ore. Onestamente, ragazzi, mi sono sentita come se lavorassi in una zona di guerra, completamente isolata dai membri della mia squadra, con risorse limitate, scorte limitate, risposte limitate dai medici, perché loro sono semplicemente sopraffatti nell’occuparsi di una tonnellata di altra roba.” “Così, fondamentalmente, ho trascorso le ultime 13 ore a trattare due pazienti critici di COVID a letto, fondamentalmente da sola. E questa è la mia normalità per i prossimi non si quanti mesi che ci vorranno perché il virus si estingua. Sto già crollando, per amor di Dio, gente, prendete questa cosa sul serio. E’ davvero brutta”. Per il secondo giorno di fila, la situazione di Detroit è stata trasmessa nei canali televisivi nazionali. Giovedì la CNN ha chiesto al sindaco di Detroit Mike Duggan della politica di “vita o morte” presso l’Henry Ford Health System. Duggan si è rassegnato a un aumento dei residenti di Detroit che moriranno, appoggiando il programma come prudente, dicendo: “L’Henry Ford è uno dei grandi sistemi di assistenza sanitaria degli Stati Uniti e quello che hanno detto è onesto… Tutti stiamo facendo tutto il possibile per fermarlo ma si sarebbe irresponsabili da direttori generali di una sistema sanitario se non si pianificasse quella eventualità”. Questa dichiarazione non sorprende, considerati i precedenti del sindaco Duggan nel subordinare le strutture mediche della città agli interessi dell’industria. Prima di diventare sindaco della città nel 2014, Duggan era direttore generale del Detroit Medical Center (DMC) pubblico non a fini di lucro, situato in prossimità del centro culturale cittadino e della Wayne State University. Duggan ha sovrinteso alla vendita del DMC nel 2010 al Vanguard Health Systems e ha aggressivamente attaccato il modello non a fini di lucro come assistenza sanitaria “omicida” a Detroit, perché è stata a lungo l’ultima risorsa della popolazione indigente della città. Portando al tavolo la società di investimenti in capitale privato non quotato Blackstone Group, Duggan ha contribuito a trasformare il solo grande complesso di assistenza sanitaria di Detroit in una struttura che servirà solo quelli che hanno un’assicurazione sanitaria. Duggan è stato anche in prima linea nella campagna per tagliare l’acqua ai cittadini di Detroit che non sono stati in grado di pagare le loro bollette. Dal 2014 la città ha tagliato l’acqua a 141.000 utenze cittadine e l’anno scorso 23.000 famiglie si sono viste tagliare il loro servizio. Questa necessità fondamentale della vita è ora più che mai cruciali per la sopravvivenza in una città invasa dal coronavirus mentre decine di migliaia di persone non possono lavarsi le mani, fare un bagno o una doccia o lavare i loro piatti o vestiti. Una promessa del 9 marzo del sindaco Duggan e del governatore Whitmer che l’acqua sarebbe stata ripristinata attraverso il cosiddetto “Programma di Riavvio dell’Acqua per il Coronavirus”, ha ripristinato il servizio solo a 850 famiglie e con più di 5.000 case che ancora ne mancano. E’ in queste condizioni di immensa povertà sommata a disoccupazione, bassi salari e rampante assenza di assicurazione sanitaria e accesso a strutture mediche che la salute generale dei residenti nella città si è deteriorata enormemente nell’ultimo decennio. Tutte queste circostanze sono fattori che contribuiscono all’esplosiva diffusione del coronavirus ora in corso a Detroit. Oltre all’impennata dei casi tra i residenti, la Michigan Public Radio ha riferito venerdì che ci sono ora 24 casi confermati di coronavirus tra i detenuti di otto carceri statali del Michigan e nove casi tra gli agenti di custodia. Byron Osborn dell’Organizzazione Correzionale del Michigan, il sindacato degli operatori carcerari, ha detto: “Il problema è la capacità di effettivamente distanziare le persone nella struttura; è lì che sta il problema”. Osborne ha detto che una carenza di personale nelle carceri del Michigan la diffusione del COVID-19 renderà le cose molto peggiori e sta per arrivare “un’onda di marea” di detenuti contagiati. Il dottor Homer Venters, un epidemiologo del New York University College of Global Public Health ed ex dirigente medico capo del sistema carcerario di New York, ha dichiarato alla Michigan Public Radio: “Penso che la maggior parte dei nostri governatori e dei nostri decisori politici e certamente il Centro Controllo Malattie (CDC) non abbiano ancora considerato quanto orrendo sarà in termini di morte di persone che non devono morire.” “La cosa principale è rendere queste strutture meno affollate e particolarmente meno piene di persone che hanno fattori di rischio di malattie gravi e di morte”. Venters ha anche detto che le carceri statali non sono preparate a trasferire vasti numeri di detenuti malati in ospedali esterni e che gli ospedali non sono preparati a un simile afflusso. Ha detto: “Quello che si fa è creare un’atmosfera realmente tossica che può rapidamente diventare violenta”.
da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo www.znetitaly.org Originale: https://www.wsws.org/en/articles/2020/03/28/detr-m28.html
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