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Ritratto di Bill Primo, re del mondo di Roberto Pecchioli
Non vi è nulla di più monarchico del denaro. Permette di compare sudditi, gratifica i più fedeli di privilegi e titoli nobiliari, permette di guardare tutti dall’alto e può essere trasmesso agli eredi. Ci sono molto principi dell’oro: alcune dinastie sono al potere- riservatamente, discretamente, eppure in maniera ferrea- da alcuni secoli. Parliamo dei Rothschild, dei Warburg, dei Rockefeller e di pochi altri. Alcuni siedono direttamente sul trono, non soltanto in Arabia e nei sultanati del petrolio. Le famiglie reali d’Olanda e Inghilterra sono tra i super ricchi del pianeta. Alcuni nuovi ricchi- Zuckerberg, Jeff Bezos- hanno presto imparato la lezione e usano spregiudicatamente il potere monarchico conferito dal denaro.
Qualcun altro, come Geoge Soros, ritaglia per sé il ruolo di Grande Vecchio, burattinaio globale della Società Aperta, attraverso le sue ONG volte al mondialismo, all’immigrazione, alla legalizzazione della droga. Ma il re del mondo, lo abbiamo imparato in questi mesi, è William Henry Gates III, il fondatore di Microsoft, inventore del sistema Windows attraverso cui operano un miliardo e mezzo di computer sull’intero pianeta, meglio conosciuto come Bill Gates, nato a Seattle il 28 ottobre 1955, “imprenditore, programmatore, informatico e filantropo statunitense”, secondo Wikipedia, l’enciclopedia globale, digitale e politicamente corretta.
Premesso che chi scrive ribolle di collera alla parola “filantropo”, Gates è davvero re del mondo e imperatore della sanità. È Bill I, il Fondatore, poco importa se è l’uomo più ricco del mondo o se fa soltanto parte della crème dei super ricchi, dall’alto di un patrimonio di almeno 50 miliardi di dollari, spicciolo più, spicciolo meno. A proposito: lorsignori, in questi mesi di crisi sanitaria, economica e finanziaria, sono diventati ancora più ricchi. Nelle ultime settimane, secondo il prestigioso Institute for Policy Studies, tre sole persone, Jeff Bezos di Amazon, Warren Buffett lo speculatore e Bill Gates hanno raggiunto il ragguardevole primato di possedere la stessa ricchezza della metà più povera delle famiglie americane.
Leggeremo poco di questi fatti sulla stampa e ancor meno ascolteremo notizie sulle grandi catene televisive. Bezos, tra le altre cose, è proprietario del “Washington Post”, mentre Bill I è un generoso “donatore” – philantropie, come noblesse, oblige – di organi mainstream come l’inglese Guardian, a cui, secondo il sito MintPress, ha graziosamente offerto più di 9 milioni di dollari. Altri 3 sono andati alla catena televisiva NBC Universal, 4,5 a NPR, National Public Radio, una rete di novecento emittenti radiofoniche americane qualificate “indipendenti”. Un milioncino è toccato agli arabi di Al Jazeera; astronomica la somma dispensata al programma finanziario della BBC Media Action: 49 milioni. Il re del mondo ci tiene a che si parli bene di lui: perciò non bada a spese, approfittando del fatto che i titoli informatici e quelli legati al mondo dei vaccini sono in impetuoso rialzo.
Sono le attività riunte nella sua augusta persona. Il caso più eclatante è quello di Novavax, un piccolo laboratorio del Michigan specializzato in vaccini che ha annunciato il tentativo di sviluppare un vaccino contro il Covid19. In due giorni, la sua capitalizzazione ha raggiunto 600 milioni di dollari. L’azienda americana è uno dei vassalli dell’Impero di Bill I, che vi ha generosamente investito denaro della fondazione intitolata a se stesso e alla regina moglie, Melinda Gates. Pare davvero che il Re sia ossessionato dalla salute dei suoi sudditi, che vuole proteggere attraverso vasti programmi di vaccinazione collettiva ed obbligatoria, accompagnati dalla “tracciatura” delle masse umane sulle quali regna. Per farcela, si è innanzitutto assicurato il controllo di una delle più influenti istituzioni mondialiste, l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Pochi sanno che l’OMS, diretta da un politico africano marxista di lungo corso, implicato in massacri e guerre civili, Tedros Adhanom Gebreyesus, scelto soprattutto per il colore della pelle, è sostanzialmente una proprietà privata di Bill Gates. Egli, attraverso la Fondazione e la sua ONG Gavi, è il primo contribuente al bilancio totale. Le donazioni volontarie, informa il British Medical Journal, tra le quali prevalgono quelle del Re del Mondo, costituiscono l’87 per cento del bilancio dell’Oms, e sono in larga misura vincolate a programmi di vaccinazione. Inutile ricordare che chi paga i suonatori decide la musica; superfluo altresì rammentare che non pochi vaccini imposti dall’OMS per volontà di Bill I hanno prodotto gravi problemi, tanto che le sue fondazioni sono sotto inchiesta in India. Gli esperimenti avvengono in corpore vili, nei Paesi più poveri del mondo.
Di recente, Bill Gates ha annunciato di volersi impegnare ancor più nella ricerca su ben sette vaccini. Il Coronavirus è un gran bell’affare. Il principio è la strategia dello choc enunciata da Naomi Klein: paura generalizzata, crollo delle piccole e medie imprese, confinamento. Risultato: una immensa recessione mondiale unita alla paura fisica. Fertile terreno per gli interessi dell’uomo che controlla i nostri computer. Quello che interessa i mondialisti è l’omogeneizzazione dei comportamenti, ovvero la loro militarizzazione, “la capacità di far agire una folla come un sol uomo, il vertice dell’arte politica, attraverso metodi di condizionamento, cioè di addestramento comportamentale, tipo cane di Pavlov”. (<strategika.fr>)
Bill Gates è diventato uno dei massimi leader d’opinione mondiali. Il suo pensiero è stato diffuso il19 marzo scorso sul suo blog. Quattro erano le affermazioni esposte: la soluzione al virus passa necessariamente per un vaccino; quel vaccino dovrà essere accoppiato a un certificato digitale attestante chi è vaccinato e chi non lo è; in attesa di trovare il Santo Graal, bisogna restare a casa e mantenere il distanziamento sociale; tale attitudine non può e non deve essere estesa ai comportamenti politici degli Stati.
Secondo l’imperatore, la risposta deve essere infatti più globalismo, più governo mondiale, più “società aperta”. A vantaggio di chi, ce lo raccontano ogni giorno i bollettini di Borsa. Dall’alto del suo potere, ottenuto dispensando denaro, Bill I finge di commettere un errore logico, per instillare nell’opinione pubblica- manipolata e terrorizzata – il convincimento che la pandemia è la conseguenza di un deficit di mondializzazione. Sconcertante. Detto e fatto: Ursula Von der Leyen, la sturmtruppen tedesca della Commissione Ue, si è affrettata a dichiarare che “il ritorno alle frontiere nazionali costituisce una minaccia per la vita e la salute dei cittadini dell’Unione, poiché verrebbe perturbata la catena di approvvigionamento. Il mercato deve rimanere fluido”. Tutti a casa, insomma, fuorché le loro maestà, le merci e i capitali. Lo sbocco della crisi è quello che interessa il Re: vaccinazione di massa e sorveglianza elettronica. Nulla importa che in varie parti del mondo stiano emergendo terapie di varia natura a costi più bassi e, ovviamente, senza l’invasività vaccinale. Bill I, il pompiere piromane, ha deciso diversamente. Chi ha in mano il sistema, crea un problema o permette che si aggravi, per imporre la sua soluzione. Nel mondo dell’informatica, non è un segreto che virus e antivirus siano concepiti dagli stessi gruppi di ricerca.
Il biopotere, di cui Bill Gates è maestro, ha bisogno di uno stato di alterazione temporanea del giudizio, di una suggestione indotta e moltiplicata dalla paura e dalla stessa cattività imposta. È l’istinto del gregge. Il biopotere vuole il Grande Confinamento. Per questo ha predisposto, attraverso la tecnologia informatica e di sorveglianza, una grande prigione a cielo aperto. Miliardi di individui isolati, tutti sotto l’occhio del potere e della sua tecnologia di controllo. Verifichiamo, da parte del biopotere, la destabilizzazione dei ritmi biologici e delle costanti antropologiche, con l’obiettivo di cambiare profondamente il destino della nostra specie. Giocano con i nostri nervi e la nostra salute. Nel caso di Bill Gates poco importa indagare se nelle sue azioni abbia un ruolo il delirio di onnipotenza o il desiderio patologico di passare alla storia; non si deve neppure immaginare una soluzione al Covid 19 diversa dalla vaccinazione universale. Sbaglieremmo se pensassimo che il movente sia il denaro. È già sin troppo ricco, e l’alleanza con i vertici della finanza creatori del denaro fa sì che il denaro sia non un dettaglio, ma solo uno strumento. Importa il dominio, il potere.
Un mezzo privilegiato è la vaccinazione obbligatoria di massa, magari unita alla soppressione del denaro “fisico”, accusato di essere un veicolo di trasmissione di virus. Infine, il colpo da maestro, il delitto perfetto: l’introduzione nel corpo umano di componenti chimici ed elettronici che permettono la tracciabilità e l’identificazione numerica degli individui, come e meglio dell’allevamento animale.
Probabilmente, non si tratterà, a lungo termine, della “pulce” a radiofrequenza RFID, ma di oggetti ancora più minuscoli e di “tatuaggi” a punti quantici. Per questo parliamo di una monarchia tirannica il cui simbolo è Bill Gates, geniale tecnologo che conosce meglio di ogni altro le possibilità dell’informatica, unita alla cibernetica e alla chimica. Bill I è ai vertici di un programma di identificazione numerica generalizzata, il cui nome è ID2020. La crisi presente si sviluppa nell’ambito di un confronto sempre più aspro tra Cina e Usa per la supremazia elettronica. Il governo cinese sta cercando di sostituire Windows, la creatura di Microsoft, con un sistema proprio. Se l’operazione riuscisse, vista la potenza crescente del Dragone, Microsoft sarebbe morta, i sistemi occidentali non potrebbero più spiare il mondo. In Asia non sono certo migliori: la sorveglianza elettronica di massa è già una realtà, ad esempio con il sistema di credito sociale a riconoscimento facciale. Nessuna “diceria dell’untore”: il Rubicone digitale è stato oltrepassato e il programma vaccinale di Bill Gates è una delle tappe fondamentali. Bill I ha parlato chiaro: non ci saranno più raduni di massa senza un vaccino mondiale. Parole di Re o di tiranno. ID2020 annuncia il progetto di “esplorazione di molteplici tecnologie biometriche d’identificazione dei neonati”, basata sulla vaccinazione e sull’” esclusivo utilizzo dei mezzi più efficaci”. Il mezzo essenziale è un tatuaggio di alta tecnologia, realizzato con il MIT di Boston, in grado di immagazzinare dati in un colorante invisibile sottocutaneo.
È la realizzazione del marchio della Bestia di cui parla l’Apocalisse, amministrato da Gavi, la ONG “sanitaria” di Bill Gates. La rivista scientifica del MIT (Massachusetts Institute of Technology) ne ha così spiegato il funzionamento: “I ricercatori hanno dimostrato che il nuovo colorante, composto da nanocristalli chiamati punti quantici, emette una luce simile agli infrarossi che può essere rilevata da uno smartphone specificamente equipaggiato”. Una delle prime utilizzazioni su grande scala potrebbe portare essere l’abolizione del denaro contante. Per paura del coronavirus, stiamo imparando a usare e gettare una serie di prodotti monouso: perché non abbandonare l’abitudine a banconote e monete? Per alcuni analisti geopolitici, la crisi del Coronavirus e la conseguente depressione economica è utilizzata come copertura per l’avvento di un nuovo sistema finanziario digitale, con la messa in opera di una “nanopulce” obbligatoria unita a un vaccino che crea un’identità numerica completa e individualizzata.
Deliri? Temiamo di no. Non crediamo ai filantropi, tanto meno quando sono animati, come Bill Gates, da un inquietante messianismo. L’esito, al di là della terapia antivirus, potrebbe essere il collegamento all’intelligenza artificiale, con un’umanità sorvegliata a tempo pieno. Una distopia destinata ad avverarsi. Nell’intervista dianzi citata, Bill I ha francamente ammesso (o disposto?) che le attività indispensabili, come la scuola, possono essere organizzate “da remoto”, mentre quelle che richiedono riunioni di massa “possono essere, in un certo senso, opzionali. Dunque, sinché non sarete vaccinati, potrebbero non ritornare affatto.” Padrone, oltreché del sistema operativo che usiamo e dell’OMS, anche del nostro corpo, sino a decidere gli spostamenti e le attività consentite e proibite. Carota e bastone, come molti tiranni: il re del mondo dice chiaramente che certi “raduni di massa” saranno considerati atti di disobbedienza civile, beninteso, se non accettassimo la vaccinazione.
La “riunione di massa” è una costante della vita degli uomini, tanto più nelle società contemporanee, un bisogno della nostra specie. Nessuno vorrà privarsi dell’intrattenimento, dello sport e dello spettacolo, dunque faremo la coda – disciplinati e mansueti come pecore matte – per ottenere da Microsoft il “tatuaggio quantico”, un nome gradevole, tecnologico e progressista. Ci marchieranno con un identificante invisibile mentre ci vaccineranno contro qualcosa, qualunque cosa faccia abbastanza paura. Intanto, nonostante i significativi successi di diverse terapie alternative, Bill Gates, Big Pharma e il potentissimo apparato tecnoindustriale indicano come unica rotta planetaria, la corsa verso un vaccino anti Covid 19 realizzato e prodotto in gran fretta, di cui non si conoscono gli effetti collaterali, la vera composizione e che farà da battistrada alle nanotecnologie di identificazione.
Non aspettiamoci che i ricchi si mettano in coda per essere i primi a beneficiarne. La statistica di una rivista medica statunitense, l’American Journal of Public Health, in California, epicentro della ricerca biometrica e sede dei giganti di Silicon Valley, ha constatato che le richieste di esenzione dalle vaccinazioni è doppia nelle scuole private delle classi superiori. Pare che valvassori e valvassini del re del mondo preferiscano lasciare a noi, popolo e plebe, il vaccino “identitario” che unirà tutte le razze e le istituzioni sotto lo stesso tetto mondialista. Loro continueranno a vivere in quartieri esclusivi, chiusi in un confinamento di filo spinato, guardie armate e distanziamento sociale dalla massa. Bill Gates – questa è un’altra pessima notizia – ha avuto un lungo colloquio con Giuseppe Conte, dunque l’Italia fa parte dei suoi progetti e del suo impero. L’untore ha finito la “diceria”; chiunque può informarsi e rendersi conto che il catalogo è questo, il menu unico e obbligatorio preparato dal potere e diretto – niente affatto segretamente- da Bill I Re del mondo e da una formidabile struttura tecnoscientifica e finanziaria dotata di mezzi immensi. Se ci piace, accomodiamoci pure. Altrimenti, almeno non voltiamoci dall’altra parte, non ci balocchiamo in dispute anacronistiche tra guelfi e ghibellini, non fingiamo di non sapere.
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