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3 marzo 2020

 

Le autorità del Pcc ordinano la distruzione dei dati sull’epidemia

di Nicole Hao

 

Nelle ultime settimane il regime cinese ha segnalato sempre meno nuovi casi di coronavirus in tutto il Paese, dando l’impressione che l’epidemia stia scemando.

 

In realtà alcuni documenti interni ottenuti da Epoch Times mostrano come nella provincia costiera dello Shandong, ad esempio, le autorità abbiano intenzionalmente sottostimato il numero delle persone risultate positive ai test diagnostici.

Mentre testimoni oculari della provincia dello Hubei, dove è localizzato il focolaio dell’epidemia, hanno confidato a Epoch Times che molte persone con i sintomi della malattia non hanno potuto effettuare i test né essere curate negli ospedali, per via dell’eccesso di richieste che questi hanno dovuto affrontare, e che perciò si sono messe in quarantena autonomamente, nelle proprie case.

Ora, sembra che il regime abbia richiesto ad alcune autorità locali di distruggere i dati che avevano raccolto sull’epidemia di coronavirus.

Chaoyang

Epoch Times ha ottenuto la copia di un documento inviato il 23 febbraio dalla commissione sanitaria della città di Chaoyang alla sua controparte provinciale, la commissione sanitaria di Liaoning. La città si trova nella regione nord-orientale del Paese, a migliaia di chilometri di distanza dall’epicentro dell’epidemia.

 

Il documento afferma che in conformità con le istruzioni della commissione sanitaria provinciale, la città ha indagato e controllato i propri dipartimenti governativi ed enti che avevano ricevuto «documenti e dati» relativi all’epidemia, i quali sono stati debitamente distrutti.

 

Il documento confidenziale del governo della commissione sanitaria della città di Chaoyang datato 23 febbraio 2020. (Fornito a The Epoch Times)

 

È stato inoltre richiesto a tutto il personale che aveva accesso ai dati di firmare una «lettera di impegno» con la quale i funzionari hanno dovuto promettere di cancellare i documenti rilevanti dai propri computer, portatili, smartphone, unità esterne e via dicendo.

 

Inoltre, i firmatari si sono impegnati a cancellare tutti gli screenshot e le foto scattate ai documenti, e hanno dovuto promettere di non condividere il contenuto di tali documenti con nessuno.

 

 

 

Foto della «lettera di impegno» con cui i funzionari hanno dovuto promettere di non divulgare informazioni relative ai documenti distrutti o ad altri dati sull’epidemia. (Fornita a The Epoch Times)

 

Epoch Times ha anche ricevuto degli screenshot della banca dati interna della commissione sanitaria della città di Chaoyang. Un documento con il seguente titolo è presente nell’elenco come ‘cancellato’: «Informazioni sui contatti ravvicinati delle persone affette dal nuovo coronavirus, fornite dal Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc)». Peraltro, il titolo del documento rivela che il nuovo centro di comando del governo provinciale per la lotta contro il virus aveva richiesto che tali informazioni fossero distribuite alle singole città e al dipartimento provinciale della polizia.

Uno screenshot del database governativo che mostra come diversi uffici e dipartimenti della città di Chaoyang abbiano cancellato un documento relativo all’epidemia di coronavirus. (Fornito a The Epoch Times)

 

Il Cdc Information Center è un database interno che viene utilizzato per distribuire informazioni ai Cdc provinciali, agli ospedali così come ad altri utenti specifici.

Secondo gli screenshot, almeno 13 diversi dipartimenti del governo di Chaoyang hanno firmato e inviato la lettera di non divulgazione, compresi l’ufficio per gli affari civili e gli uffici governativi della contea.

Nascondere la verità

Epoch Times ha pubblicato già in precedenza i dati interni raccolti dal Cdc della provincia di Shandong, compreso il numero giornaliero dei nuovi casi positivi confermati. Il punto è che per quanto riguarda il mese di febbraio, questi dati sono da 1,36 volte a 52 volte superiori rispetto ai dati pubblicati ufficialmente dalla commissione sanitaria dello Shandong.

Nel frattempo, il 26 febbraio il media cinese Caixin ha riferito che le autorità della città di Wuhan (che si trova nello Hubei), dove il virus ha iniziato a diffondersi, erano a conoscenza dell’epidemia ben prima che questa fosse denunciata pubblicamente.

 

Caixin ha intervistato il personale medico dell’ospedale Wuhan Xinhua, che ha dichiarato che la struttura aveva ricevuto sette pazienti affetti dal nuovo coronavirus già il 29 dicembre 2019, e che ha segnalato questi casi ripetutamente ai funzionari del Cdc del distretto di Jianghan a partire dal 27 dicembre.

La testata ha anche parlato con Zhao Su, un medico dell’Ospedale Centrale di Wuhan, che ha dichiarato come il primo paziente di coronavirus da lui visitato abbia iniziato a manifestare i sintomi già il 20 dicembre 2019.

Peraltro già il 31 dicembre la commissione sanitaria di Wuhan aveva annunciato che 27 persone avevano contratto «una polmonite virale sconosciuta». Tuttavia, le autorità del governo centrale hanno iniziato a parlare della gravità dell’epidemia solo il 20 gennaio, quando hanno riconosciuto pubblicamente che il virus era contagioso.

L’articolo di Caixin è stato rimosso dal sito web della testata subito dopo la pubblicazione, ma alcuni utenti lo avevano già copiato su un sito parallelo.

 

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