Con il vostro irridente silenzio
Studio in forma di lettura dalle lettere dalla prigionia
e dal memoriale di Aldo Moro - 2018
ideazione e drammaturgia
di Fabrizio Gifuni
con Fabrizio Gifuni
Si ringraziano Nicola Lagioia e il Salone Internazionale del Libro di Torino, Christian Raimo per la collaborazione, Francesco Biscione e Miguel Gotor per la consulenza storica
Torino, Inaugurazione del 31° Salone Internazionale del Libro 9 maggio 2018
Pordenone, Teatro Comunale Giuseppe Verdi - 16 maggio 2019
Roma, Teatro Vascello - dal 18 al 23 febbraio 2020
Aldo Moro durante la prigionia parla, ricorda, scrive, risponde, interroga, confessa, accusa, si congeda. Moltiplica le parole su carta: scrive lettere, si rivolge ai familiari, agli amici, ai colleghi di partito, ai rappresentanti delle istituzioni; annota brevi disposizioni testamentarie. E insieme compone un lungo testo politico, storico, personale – il cosiddetto memoriale – partendo dalle domande poste dai suoi carcerieri.
Le lettere e il memoriale sono le ultime parole di Moro, l’insieme delle carte scritte nei 55 giorni della sua prigionia: quelle ritrovate o, meglio, quelle fino a noi pervenute. Un fiume di parole inarrestabile che si cercò subito di arginare, silenziare, mistificare, irridere. Moro non è Moro, veniva detto.
La stampa, in modo pressoché unanime, martellò l’opinione pubblica sconfessando le sue parole, mentre Moro urlava dal carcere il proprio sdegno per quest’ulteriore crudele tortura.
A distanza di quarant’anni il destino di queste carte non è molto cambiato. Poche persone le hanno davvero lette, molti hanno scelto di dimenticarle.
I corpi a cui non riusciamo a dare degna sepoltura tornano però periodicamente a far sentire la propria voce. Le lettere e il memoriale sono oggi due presenze fantasmatiche, il corpo di Moro è lo spettro che ancora occupa il palcoscenico della nostra storia di ombre.
Dopo aver lavorato sui testi pubblici e privati di Carlo Emilio Gadda e Pier Paolo Pasolini, in due spettacoli struggenti e feroci, riannodando una lacerante antibiografia della nazione, Fabrizio Gifuni attraverso un doloroso e ostinato lavoro di drammaturgia si confronta con lo scritto più scabro e nudo della storia d’Italia.
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10 maggio 2018
Gifuni, le note dello spartito di Moro
Dell'inviata Mauretta Capuano
In scena alle Officine Grandi Riparazioni 'Con il vostro irridente silenzio
Fabrizio Gifuni porta in scena le parole di Aldo Moro - quelle che si cercò subito di arginare, silenziare e mistificare - alla vigilia dell'apertura del Salone del Libro di Torino, che cade a 40 anni esatti dall'assassinio dello statista. L'evento in anteprima, "Con il vostro irridente silenzio", in scena alle OGR - Officine Grandi Riparazioni, è uno studio in forma di lettura dalle lettere dalla prigionia e dal memoriale di Moro, scelte da Gifuni che ne ha curato la drammaturgia con la collaborazione di Christian Raimo, la consulenza storica di Francesco Biscione e Miguel Gotor e la sonorizzazione a cura di Gup Alcaro.
"Credo che paradossalmente, ma neppure tanto, all'interno di quei 55 giorni che sono stati di sofferenze inimmaginabili e in uno stato di costrizione, Moro sia riuscito a scrivere e a mettere in campo tutte le note del suo spartito. C'è anche la disperazione, l'invettiva. C'è anche la violenza di parole molto aspre, di profonda delusione, di amara disillusione. Ma ci sono anche parole tenerissime, ci sono ragionamenti pacati e ci sono analisi lucide di tutta la storia del nostro Paese" dice Gifuni a poche ore dallo spettacolo che arriva dopo le due messe in scena struggenti e feroci dedicate a Carlo Emilio Gadda e Pier Paolo Pasolini. Questa volta, per oltre un'ora, si confronta con lo scritto più scabro e nudo della storia d'Italia.
"Mettersi in ascolto di quelle parole significa tentare di riprendere il filo con qualcosa che ci riguarda molto profondamente. In primo luogo la capacità di un grande ragionamento, la complessità di un ragionamento che è la complessità del ragionamento politico, storico che non si può semplificare in due battute, in un tweet" spiega Gifuni. "Quello che ci è arrivato è un materiale di importanza storica, politica, umana enorme. Eppure queste carte sono state volutamente silenziate, fraintese, irrise nel corso della prigionia, scientemente, dicendo: 'non è lui che scrive, scrive sotto costrizione, scrive sotto dettatura'. Adesso abbiamo la prova che quei ragionamenti e parole erano autentici ed erano di Moro" sottolinea l'attore. Si era arrivati a dire anche, in quei 55 giorni, che Moro fosse vittima della sindrome di Stoccolma. Si cercava di sconfessare le sue parole mentre Moro scriveva: "Èvero: io sono prigioniero e non sono in uno stato d'animo lieto. Ma non ho subito nessuna coercizione, non sono drogato, scrivo con il mio stile per brutto che sia, ho la mia solita calligrafia. Perché non mi credete? Chi vi suggerisce di non credermi? Amici, non vi lasciate ingannare. Vi supplico in nome di Dio".
Adesso, sembra dirci Gifuni, "ascoltiamo innanzitutto". "Credo - aggiunge - che rimettersi in ascolto di queste carte sia anche rimettersi in ascolto di una complessità". Una complessità a cui "siamo abbastanza disabituati". E' come "se Moro a un certo punto, e lo dice espressamente, avesse approfittato di quello stato di detenzione obbligata per guardare anche un po' a distanza la storia d'Italia e le evoluzioni e involuzioni dei partiti politici. E quindi è paradossalmente come se, in quello stato di costrizione, Moro ci avesse detto, in alcuni momenti, molto più di quanto non dicesse quando era in vita. Ci ha lasciato discorsi meravigliosi e scritti molto importanti, ma in quello stato di costrizione i ragionamenti diventano molto alti e molto vari" dice Gifuni che ha lavorato sull'insieme del materiale arrivato a noi, scritto in quei 55 giorni del sequestro, con dolorosa e ostinata passione.
Lo spettacolo su prenotazione online è preceduto, sempre alle Ogr, nel Duomo, dal reading del Premio Strega Paolo Cognetti da I boschi del Maine di Henry David Thoreau, che inaugura la mostra "Un giorno, tutto questo. Cinque domande sul futuro che ci aspetta", che fanno da leitmotiv a questa edizione del Salone. Progettata da OGR, con display a cura di Parasite 2.0, l'installazione, visitabile fino al 20 maggio, raccoglie le tantissime risposte arrivate alle domande a scrittori, scienziati, economisti, filosofi, registi, musicisti di tutto il mondo: 'Chi voglio essere?', 'Perché mi serve un nemico?', 'A chi appartiene il mondo?', 'Dove mi portano spiritualità e scienza?', 'Che cosa voglio dall'arte: libertà o rivoluzione?'. Le risposte possono essere lette anche sul sito www.5domande.it e ascoltate sul sito di Audible (www.audible.it).