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11 febbraio 2020

 

L’invasione delle locuste mette in ginocchio l’Africa

di Andrea Massardo 

 

Lo sciame di locuste che ha colpito il Kenya e la Somalia nelle scorse settimane ha continuato a spostarsi negli ultimi giorni, raggiungendo i territori meridionali del Kilimangiaro, l’Uganda e la Tanzania. Dopo aver devastato i raccolti della regione di Meru danneggiando irreparabilmente le risorse alimentari del Kenya, lo sciame di locuste adesso sta diventando un pericolo anche fuori dal Corno d’Africa, ampliando la portata del danno alla popolazione africana.

 

Come già sottolineato, lo sciame di locuste in questione ha una estensione pari a quella di una metropoli europea come Parigi, con gli insetti in grado di mangiare gli approvvigionamenti giornalieri di 35mila persone. Ed in una situazione come quella africana, con la crisi alimentare alle porte e la carenza di rifornimenti, la portata dei danni assume dimensioni ancora maggiori.

 

Nel tentativo di respingere l’assalto di quella che pare una piaga biblica, la Tanzania e l’Uganda hanno messo in campo tutti i propri velivoli idonei allo spargimento di pesticidi ed hanno mobilitato gli eserciti per continuare l’opera anche tramite la strumentazione manuale. Tuttavia, gli sforzi compiuti – come in precedenza anche quelli del Kenya – hanno solo contribuito a limitare parzialmente i danni, senza riuscire però a risolvere definitivamente il problema. E nonostante in questo modo vengano temporaneamente allontanate, il loro ritorno non è comunque da escludere.

 

Nonostante l’Africa conviva da sempre con questo pericolo, la portata dell’evento di quest’anno ha sorpreso gli addetti ai lavori, incapaci di rispondere adeguatamente alla situazione. Uno dei fattori chiave che ha contributo al proliferare degli insetti sono state le grandi piogge che hanno colpito la regione, combinate con i forti cicloni provenienti dalla penisola arabica. Il mix climatico che ne è derivato ha permesso la formazione di sciami di dimensioni colossali, ai quali la popolazione non è stata in grado di far fronte nemmeno a seguito degli interventi governativi.

 

Non soltanto l’Africa è stata però colpita da questo fenomeno. Anche l’India e il Pakistan hanno subito lo stesso destino, sebbene in questo caso i danni derivanti siano stati meno pesanti e di conseguenza meglio assorbiti. Tuttavia, anche in questo caso le zone rurali avranno facilmente bisogno di aiuti esterni per poter far fronte alla carenza di scorte di viveri che è stato causato dal passaggio degli sciami di locuste di questa prima parte del 2020.

 

Essendosi il fenomeno manifestato in modo così marcato le possibilità che gli aiuti internazionali riescano a coprire l’intero fabbisogno delle vittime del disastro ambientale sono molto scarse. Mentre infatti lo stesso fenomeno circoscritto ad una regione più limitata ed abitata da un numero inferiore di popolazione potrebbe essere facilmente gestito dagli interventi governativi centrali ed esteri, in questa situazione un qualsiasi tentativo di normalizzazione diviene assai più dispendioso e complicato. Non soltanto per quanto riguarda l’approvvigionamento di cibo per far fronte al breve periodo, ma soprattutto per quanto concerne la ripresa delle coltivazioni che sono state completamente distrutte dal passaggio degli sciami di locuste, complicando anche la ripresa dei lavori in vista dei prossimi raccolti.

 

Nella sola Africa, si stima che le persone che saranno colpite dalla carenza di viveri nel 2020 a causa del fenomeno saranno oltre 20 milioni, peggiorando le già attuali problematiche legate alla malnutrizione del Continente, in uno scenario catastrofico per la popolazione dell’Africa orientale; che ancora una volta si vede costretta a combattere con le dure condizioni ambientali della regione.

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