http://contropiano.org/ 23 Luglio 2019
Julian Assange sarà estradato negli Usa. Rischia 175 anni di prigione di Sergio Scorza
Il quotidiano belga in lingua francese La Libre Belgique ha anticipato ieri il contenuto di una dichiarazione rilasciata dal segretario di stato americano Mike Pompeo domenica scorsa al quotidiano ecuadoriano El Universo. Per Mike Pompeo “ La Gran Bretagna estraderà il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, negli Stati Uniti per un processo per spionaggio […] Abbiamo già fatto la richiesta e così sarà estradato negli Stati Uniti, dove è stato citato in giudizio[…] Non posso commentare ulteriormente, ma il mio governo pensa che sia importante che quest’uomo che ha posto un rischio per il mondo ed ha messo in pericolo i soldati statunitensi sia sanzionato dalla giustizia”, ??ha aggiunto il segretario di Stato USA che si è incontrato sabato con il presidente Lenin Moreno durante una visita in Ecuador. Una settimana fa, il ministro di Stato britannico per l’Europa e le Americhe, Alan Duncan, durante un viaggio in Ecuador, aveva dichiarato che Julian Assange non sarebbe stato estradato in un paese in cui poteva rischiare la pena di morte. Julian Assange è accusato di spionaggio da parte degli Stati Uniti, che hanno chiesto la sua estradizione. L’udienza per esaminare questa richiesta si svolgerà alla fine di febbraio 2020 nel Regno Unito. La decisione finale dei giudici britannici si baserà tutta sul rischio, anche solo ipotetico, che Assange possa essere condannato a morte. E su questo punto si stanno alternando i pareri dei più autorevoli giuristi statunitensi. Secondo il sito specialistico Death Penalty Information , la giustizia federale americana autorizza la pena capitale anche per il reato di “spionaggio”. Julian Assange era stato arrestato l’11 aprile di quest’anno dalla polizia inglese dopo che il presidente Lenin Moreno aveva revocato l’asilo politico in violazione del diritto internazionale ed in base ad un mandato del 2012, quando, invece di consegnarsi a Scotland Yard per essere estradato in Svezia ed essere interrogato in merito alle accuse di stupro (poi archiviate), Assange si rifugiò nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra cui chiese asilo il 19 giugno 2012. Il predecessore di Lenin Moreno, Rafael Correa, allora, gli aveva concesso protezione perché aveva ritenute fondate le preoccupazioni del fondatore di WikiLeaks in ordine alla possibilità che un eventuale arresto avrebbe portato ad una estradizione di Assange negli Stati Uniti dove, dal 2010, esiste un mandato di arresto coperto da segreto per divulgazione di documenti segreti “diplomatic cable”, ovvero, di rapporti ufficiali di funzionari e ambasciatori facenti capo al dipartimento di stato americano ed aventi come oggetto le relazioni tra funzionari americani e tra Stati e governi stranieri. Duecentocinquanta milioni di documenti confidenziali della diplomazia statunitense ed internazionale in grado di fornire una visione senza veli sui capi di stato e sui leader stranieri dell’epoca e dunque sui retroscena della politica estera USA. L’arresto del fondatore di WikiLeaks era una “priorità” per l’amministrazione di Donald Trump tanto che Jeff Sessions, a capo del dipartimento per la giustizia USA, nel 2018, aveva formulato 18 capi d’accusa contro Julian Assange in base ai quali l’attivista australiano potrebbe essere condannato a circa 175 anni di carcere. Secondo Glenn Greenwald, il noto giornalista del quotidiano britannico di The Guardian che ha seguito il caso Snowden e che, di recente, ha svelato i retroscena del golpe morbido in Brasile ” Julian Assange non è un cittadino americano e Wikileaks è un’agenzia di notizie estere […] L’idea che il governo degli Stati Uniti possa estendere la propria portata a qualunque agenzia di stampa in qualunque parte del mondo e criminalizzare la pubblicazione di documenti è agghiacciante. “. Già accademici e attivisti statunitensi avevano duramente condannato l’impianto accusatorio del Dipartimento di giustizia USA denunciando i gravi pericoli che ne possono derivare per la libertà di stampa tutelata dal primo emendamento della costituzione degli Stati Uniti e per la libertà di stampa in tutto il mondo.
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