Originale: https://news.un.org http://znetitaly.altervista.org/ 12 aprile 2019
Esperti dell’ONU avvertono che l’arresto di Assange lo mette a rischio di gravi violazioni dei diritti umani traduzione di Giuseppe Volpe
Esperti dell’ONU sui diritti hanno affermato giovedì che l’arresto del co-fondatore di WikiLeaks Julian Assange da parte della polizia del Regno Unito, dopo che il governo ecuadoriano ha deciso di smettere di garantirgli asilo nella sua ambasciata di Londra, lo espone al “rischio di gravi violazioni dei diritti umani” se estradato negli Stati Uniti. La Speciale Relatrice sulle esecuzioni extragiudiziali, Agnes Callamard, ha twittato che “espellere Assange dall’ambasciata” e consentire il suo arresto ha portato Assange “un altro passo più prossimo all’estradizione”. Ha aggiunto che il Regno Unito ha ora detenuto arbitrariamente il controverso giornalista e attivista contro la segretezza “forse mettendo a rischio la sua vita”. Assange ha preso rifugio nell’ambasciata nel 2012 per evitare l’estradizione in Svezia da parte delle autorità britanniche dove subiva accuse, poi cadute, di violenza sessuale. Ma ora egli rischia anche accuse federali statunitensi di cospirazione relative alla trasmissione di un vasto numero di documenti governativi al suo sito WikiLeaks da parte dell’ex analista dello spionaggio statunitense Chelsea Manning. Gli Stati Uniti sostengono che la pubblicazione da parte del sito d’inchiesta ha messo a rischio le vite dei propri cittadini operanti all’estero. Secondo notizie il Regno Unito ora valuterà se estradare il cittadino australiano negli Stati Uniti, dove rischia fino a cinque anni di carcere. Il Regno Unito risulta aver fornito assicurazioni scritte al governo ecuadoriano che Assange non sarà estradato in un paese dove potrebbe subire torture o la pena di morte. Dopo essere comparso giovedì in un’aula di tribunale del centro di Londra, Assange è stato ritenuto colpevole di non essere presentato alla corte nel 2012 e ora rischia fino a 12 mesi di carcere. L’esperto indipendente dell’ONU sul diritto alla riservatezza, Joe Cannataci, ha diffuso una dichiarazione dopo l’arresto, affermando che “questo non interromperà i miei tentativi di valutare le affermazioni di Assange che la sua riservatezza è stata violata. Tutto ciò che significa è che, invece di visitare Assange e di parlare con lui presso l’ambasciata, … intendo visitarlo e parlare con lui dovunque possa essere detenuto”. In una dichiarazione di venerdì scorso, il Relatore Speciale sulla tortura, Nils Melzer, ha affermato di essere allarmato da notizie che il suo arresto era imminente e che se estradato Assange potrebbe essere esposto a “un rischio reale di gravi violazioni dei suoi diritti umani, compresa la sua libertà di espressione, il suo diritto a un giusto processo e il divieto di trattamenti o punizioni crudeli, disumane o degradanti”. Il Regno Unito sollecitato a “adempiere i suoi obblighi internazionali” Lo scorso dicembre il Gruppo di Lavoro dell’ONU sulla Detenzione Arbitraria ha sollecitato il Regno Unito ad “adempiere i suoi obblighi internazionali” e a consentire ad Assange un trasferimento sicuro fuori dall’ambasciata. “Gli stati che sono basati sul primato della legge e lo promuovono non amano trovarsi di fronte alla proprie violazioni della legge; questo è comprensibile. Ma quando ammettono onestamente tali violazioni, onorano lo spirito stesso del primato della legge, guadagnano maggior rispetto per aver fatto ciò e creano esempi mondiali lodevoli”, ha affermato una dichiarazione rilasciata dal Gruppo di Lavoro. Nel dicembre del 2015 il Gruppo di Lavoro ha concluso, nella sua opinione No. 54/2015, che Assange – che all’epoca era perseguito da un mandato d’arresto europeo per un’accusa di reati commessi in Svezia – era privato arbitrariamente della sua libertà e chiedeva che fosse rilasciato. “In base alla legge internazionale la detenzione preprocessuale può essere imposta soltanto in casi limitati. La detenzione durante le indagini deve essere ancora più limitata, specialmente in assenza di qualsiasi accusa”, hanno affermato gli esperti. “Le indagini svedesi sono chiuse ormai da più di 18 mesi e il solo motivo per la continua privazione della libertà di Assange è una violazione della libertà su cauzione nel Regno Unito che è, oggettivamente, un reato minore che non può giustificare post-facto i più di sei anni di confino cui egli è stato sottoposto da quando ha cercato asilo nell’ambasciata dell’Ecuador”. “Assange dovrebbe essere libero di esercitare il suo diritto alla libertà di movimento in modo non ostacolato, in accordo con le convenzioni sui diritti umani ratificate dal Regno Unito”, hanno aggiunto gli esperti. Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo www.znetitaly.org Originale: https://news.un.org/en/story/2019/04/1036491
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