http://znetitaly.altervista.org/

Originale: Democracy Now!

9 Ottobre 2019

 

“Un atto shakespeariano di tradimento”  

di Patrick Cockburn e Amy Goodman

Traduzione di Giuseppe Volpe

 

AMY GOODMAN: Qui è Democracy Now!, democracynow.org, The War and Peace Report. Io sono Amy Goodman e ci occupiamo del Medio Oriente dove soldati USA hanno cominciato a ritirarsi dal nord della Siria, mentre la Turchia si prepara a invadere le aree della Siria controllate dai curdi. Per anni i curdi sono stati stretti alleati degli Stati Uniti nella lotta contro l’ISIS.

Domenica la Casa Bianca ha diffuso una dichiarazione che ha sorpreso molti nella regione. Ha affermato, cito, “Oggi il presidente Donald J. Trump ha parlato al telefono con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. La Turchia procederà presto con la sua operazione a lungo pianificata nel nord della Siria. Le forze armate degli Stati Uniti non appoggeranno tale operazione, né vi saranno coinvolte, e le forze degli Stati Uniti, avendo sconfitto il ‘Califfato’ territoriale dell’ISIS, non saranno più nell’area immediata”.

L’annuncio segna una grande svolta nella politica statunitense. A gennaio il presidente Trump aveva minacciato, cito, di “devastare economicamente la Turchia” se avesse attaccato le forze curde in Siria. Gli USA hanno circa mille soldati nel nord della Siria. Non è chiaro se si ritireranno per permettere l’assalto della Turchia o lasceranno del tutto la Siria.

Nel frattempo, in altre notizie dalla regione,  in Iraq proseguono grandi proteste antigovernative. Il pedaggio dei morti ha ora raggiunto i 109 con la polizia e i soldati che continuano ad aprire il fuoco su migliaia di dimostranti che stanno sfidando i coprifuoco imposti dal governo.

Per parlare di tutto questo è con noi Patrick Cockburn, corrispondente del The Independent per il Medio Oriente. E’ con noi da Londra.

Patrick, bentornato a Democracy Now!

PATRICK COCKBURN: Grazie.

AMY GOODMAN: Cominciamo dall’annuncio a sorpresa, dopo la conversazione telefonica tra Erdogan e Trump, che gli Stati Uniti stanno ritirando i propri soldati perché la Turchia attacchi il nord della Siria. Spiega quello che capisci stia avvenendo e il suo significato.

PATRICK COCKBURN: Beh, questo è realmente un atto shakespeariano di tradimento. I turchi… l’esercito turco sta pianificando di attraversare il confine con la Siria. Questo significa che i curdi, che hanno combattuto l’ISIS, hanno combattuto il Daesh, fuggiranno prevalentemente a sud. Si tratta di circa due milioni di persone. Così avremo quello che è, in effetti, un grande atto di pulizia etnica nell’area. Non è chiaro, da quello che afferma la Casa Bianca, quanto in là si spingeranno i turchi. Dice che sarà sul confine, ma dice anche che i turchi si impadroniranno di un campo profughi pieno di ex membri dell’ISIS, particolarmente donne e bambini, un luogo chiamato al-Hawl. Ma è giusto oltre il confine iracheno. Se i turchi si spingeranno fin là, allora si impadroniranno di una grossa fetta del nord della Siria.

Dunque questa è una specie di buona notizia per i turchi. E’ una pessima notizia per i curdi, che hanno avuto 11.000 morti combattendo l’ISIS. E per l’ISIS è una notizia ottima, perché significa che i suoi principali avversari, le forse curde siriane o combatteranno i curdi… i turchi, oppure fuggiranno o moriranno. Dunque questo è il genere di notizia che l’ISIS aspettava: che i suoi avversari si dividessero.

Ed è parecchio straordinario che la dichiarazione affermi: “Abbiamo sconfitto l’ISIS sul campo”. Tutti i soldati sul campo erano guidati dai curdi e da alcuni alleati arabi. C’era la forza aerea statunitense, ma la sconfitta è stata a opera dei curdi, che non sono menzionati in questo nuovo accordo tra Turchia e Stati Uniti, è realmente uno straordinario atto di tradimento.

AMY GOODMAN: Trump ha twittato questa mattina: “E’ ora per noi di uscire da queste ridicole Guerre Infinite, molte delle quali tribali, e portare a casa i nostri soldati. COMBATTEREMO DOVE E’ A NOSTRO VANTAGGIO E COMBATTEREMO SOLO PER VINCERE. Turchia, Europa, Siria, Iran, Iraq, Russia e i curdi dovranno ora risolvere la situazione e decidere che cosa vogliono fare dei combattenti dell’ISIS catturati nel loro ‘vicinato’. Tutti odiano l’ISIS, sono stati nemici per anni. Noi siamo a 7.000 miglia di distanza e schiacceremo di nuovo l’ISIS se arriverà dalle nostre parti!” Punto esclamativo. Dunque puoi reagire ulteriormente a questo, Patrick Cockburn? Di nuovo, non è chiaro se Trump stia dicendo che porterà i soldati statunitensi a casa o li sposterà per questo assalto turco.

PATRICK COCKBURN: Sì, voglio dire, il significato di questo può non essere evidente per chi non conosce questo pezzo di… quella parte del nord della Siria, che la popolazione curda vive generalmente giusto a sud della linea di frontiera tra Turchia e Siria. Così non occorre che l’esercito turco si sposti molto a sud per impossessarsi di tutte le città curde, come Qamishli e Kobane e altri luoghi. Così, non appena si muoverà un po’ a sud ci sarà un grande esodo di curdi da quell’area.

Così, sai, la dichiarazione afferma che… è un manifesto isolazionista, a suo modo, affermando che non abbiamo nulla a che fare con questo. Ma avrebbero potuto dirlo prima ai curdi perché, come ho detto, sono stati i curdi che hanno concretamente combattuto e sconfitto l’ISIS dal 2014. E la Turchia, per gran parte di quel periodo stava consentendo a questi combattenti stranieri di attraversare il confine dalla Turchia verso la Siria. Molte di queste persone che ora sono in questo campo profughi di al-Hawl, come sono entrate in Siria? Beh, hanno semplicemente attraversato il confine turco senza essere ostacolate in quel periodo, perché c’era una specie di atteggiamento tollerante da parte dei turchi nei confronti dell’ISIS. E la Turchia ha reso perfettamente chiaro che se… preferiva che vincesse l’ISIS piuttosto che i curdi. Lo abbiamo visto all’assedio di una città curda chiamata Kobane nel 2014.

AMY GOODMAN: In precedenza, oggi, le Nazioni Unite hanno ammonito contro l’invasione turca del nord della Siria. Panos Moumtzis è il responsabile umanitario regionale dell’ONU per la crisi siriana. Ecco che cosa ha detto:

PANOS MOUMTZIS: E’ un conflitto che è andato avanti sin troppo a lungo e  perciò ogni operazione che abbia luogo al momento deve tener conto di garanti che non vedremo altri sfollati. Non sappiamo che cosa succederà. Ci stiamo preparando al peggio perché, in verità, per esperienza questo potrebbe causare un esodo di persone. Vogliamo assicurarci di essere pronti.

AMY GOODMAN: Patrick, questo è il coordinatore umanitario regionale dell’ONU per la crisi siriana. Il tuo commento?

PATRICK COCKBURN: Certo. Beh, purtroppo, sappiamo sin troppo bene che cosa succederà probabilmente, perché l’esercito turco ha già attraversato l’anno scorso il confine siriano in una enclave curda chiamata Afrin – era popolata quasi interamente da curdi – e ha cacciato la popolazione curda. Il presidente turco Erdogan ha annunciato nel bel mezzo di aver scoperto che la popolazione originale di quell’area – non ha detto quando – era araba e perciò doveva esserle consentito di tornare. Così c’è stata, fondamentalmente, una delle pochissime parti pacifiche della Siria improvvisamente devastata dalla guerra e i curdi cacciati.

E questa pare essere stata una prima anticipazione di quello che probabilmente vedremo nel resto del nord della Siria, cioè che l’esercito turco che attraversa il confine, i curdi che fuggono a sud  – non è chiaro dove andranno – e una rinascita dell’ISIS, perché non dovrà più combattere i curdi. Così io penso che abbiamo un’idea molto chiara di che cosa succederà. E purtroppo questo sta succedendo in un momento nel quale la guerra in Siria pareva declinare. Era ancora in corso in diverse parti del paese, ma nulla di simile a quanto avevamo visto in precedenza. Così è immediatamente… si è vista iniettare una nuova vita dalla decisione di Trump.

AMY GOODMAN: Sei appena tornato dall’Iraq. Queste proteste di massa sono appena iniziate. A questo punto più di un centinaio di persone – penso che il numero sia 109 – è stato ucciso dalla sicurezza e dalla polizia in queste dimostrazioni. Puoi spiegare che cosa è successo? Eri là quando tutto è cominciato all’inizio della settimana.

PATRICK COCKBURN: Sì, è stato parecchio straordinario. Ed ero là martedì, quando tutto è cominciato e sapevo che più tardi, in serata, ci sarebbe stata una specie di piccola dimostrazione non lontano da dove stavo, nel centro di Baghdad, in una piazza chiamata Piazza Tahrir. Ma la gente non ci prestava molta attenzione. C’erano state dimostrazioni settimanali là.

I dimostranti hanno cercato di attraversare un ponte che porta in direzione della Zona Verde. E improvvisamente le forze di sicurezza sul ponte hanno cominciato a sparare granate stordenti, pallottole di gomma e pallottole vere e così hanno ucciso molte persone, ferito un mucchio di persone. Ciò ha determinato una grande reazione il giorno seguente, molte più proteste. E allora il governo ha dichiarato un coprifuoco. Sai, Baghdad è una città grande, sette milioni di persone. Ero per strada più tardi, parecchio prudentemente, e, sai, erano completamente vuote. Avevano tagliato Internet. Così l’intera città era paralizzata. Ma non ha impedito che la cosa proseguisse.

Come hai detto, ci sono stati 109 morti, ma ci sono stati anche 6.000… più di 6.000 feriti, secondo il ministero dell’interno. E i medici con i quali ho parlato negli ospedali ritengono che il numero dei morti sia una sottovalutazione grossolana da parte del governo, che il numero reale sia molto più elevato.

AMY GOODMAN: Il tuo recente articolo “Il popolo iracheno è in rivolta portando sull’orlo del collasso l’accordo post Saddam Hussein”, spiega di cosa si tratta.

PATRICK COCKBURN: Beh, sai, nel 2003 Saddam cade. L’Iraq è un maggiore produttore di petrolio. Ne produceva per un valore di circa 6,5 miliardi di dollari al mese. Ma gli iracheni comuni ritengono che tale sia il livello di  corruzione nel governo, la quantità di denaro che è stata rubata, che nessuna nuova strada è stata costruita, che scuole e ospedali e centrali elettriche e tutto il resto siano esattamente le stesse di sedici anni fa. Così una delle richieste dei dimostranti è contro la corruzione. Ma è una corruzione tale che penso molti incontrerebbero difficoltà a immaginare, che… sai, è una cleptocrazia. Significa che tutto è rubato. E’ firmato un contratto per una strada, per una centrale elettrica. Alla fine tutto il denaro scompare; alla fine non c’è nessuna strada, nessuna centrale elettrica.

Così c’è stata una rabbia montante riguardo a questo e anche riguardo alla disoccupazione. Le persone semplicemente non riescono a trovare lavoro. Guidavo attraverso il centro di Baghdad la settimana scorsa, sai, e all’esterno di ministeri si vedevano gruppi di tizi che cercavano una specie di… avevano piccoli accampamenti di protesta perché non erano in grado di trovare lavoro. E probabilmente questo è uno dei motivi per cui le proteste sono destinate a continuare. I manifestanti mi dicevano: “Guarda, non abbiamo niente da perdere. Eccomi qui ultraventenne, ultratrentenne. Non ho mai avuto un lavoro. Non avrò mai un lavoro con questo genere di governo, che ruba ogni cosa e distribuisce posti di lavoro solo ai propri membri del proprio partito politico”.  

Così sono andate sempre più montando queste rimostranze economiche e sociali e poi sono esplose la settimana scorsa. Ed è improbabile, penso, che il governo tornerà a dove eravamo prima che questo accadesse. Al momento sta offrendo un piano di 17 anni per migliorare l’economia. Ma nessuno ci crede perché la gente dice, sai: “Il piano di 17 anni, ma quello che non dicono è chi ci spara contro… cecchini di sparano da edifici con pallottole vere, uccidendo persone”. Le persone che arrivano all’ospedale sono state prevalentemente ferite alla testa o al cuore. Stanno evidentemente sparando per uccidere.

Così io penso che in un certo senso siamo al limite… siamo in una nuova fase in Iraq, nella quale ci stiamo dirigendo a rivolte di massa, proteste nelle strade, un governo che è completamente sulla difensiva, non sa che cosa fare. Ma è anche molto difficile da riformare, perché è così corrotto e l’intero sistema del governo è basato sulla corruzione.

AMY GOODMAN: E proteste ci sono anche in Libano, vero? Ho parlato con il presidente iracheno, Barham Salih, presso le Nazioni Unite e gli ho chiesto della…

PATRICK COCKBUN: Certo

AMY GOODMAN: … della pressione su… le sue idee sugli USA che esercitano tanta pressione sull’Iran. Negli ultimi dieci secondi che abbiamo, Tramp che intensifica tale pressione sull’Iran, come pensi influisca sull’Iraq?

PATRICK COCKBURN: Aumenta la temperatura politica. Significa che tutto questo che sta avendo luogo, questa specie di crisi incentrata sul disastro economico, ma con tutti più ostili…

AMY GOODMAN: Patrick Cockburn, dovremo fermarci qui. Grazie infinite. Corrispondente del The Independent dal Medio Oriente.

 


Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte:   https://zcomm.org/znetarticle/a-shakespearean-act-of-betrayal/

 

top