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29/06/2019

 

Gerusalemme, situazione ‘esplosiva’ sulla Spianata delle moschee

 

In passato i membri della fondazione musulmana giordana Waqf potevano fermare le incursioni degli estremisti ebraici. Oggi vengono arrestati per questo. Per Azzam Al-Khatib vi è il rischio che le tensioni sfocino “in una guerra religiosa”. In continuo aumento le incursioni nell’area di fondamentalisti legati a movimenti messianici.

 

Negli ultimi anni si è assistito a un “cambiamento” di fatto dello status quo che regola l’accesso alla Spianata delle Moschee (il Monte del Tempio per la religione ebraica), nella città vecchia a Gerusalemme. In passato i membri dell’Islamic Endowment (o Waqf), i custodi del terzo luogo sacro per importanza dell’islam, fondazione religiosa controllata dalla Giordania, potevano intervenire per bloccare “le incursioni e le preghiere degli estremisti ebraici”. Oggi “i dipendenti rischiano di essere portati in tribunale per questo”. 

A lanciare l’allarme è Azzam Al-Khatib, direttore generale Waqf, secondo cui “gli israeliani vogliono che il luogo santo sia sotto l’autorità del loro ministero per le Antichità”. Egli descrive una situazione “esplosiva” che potrebbe sfociare “in una guerra religiosa”, mentre “noi desideriamo una Gerusalemme aperta e pacifica”. Tuttavia, più cresce “il numero di estremisti ebraici, più vi saranno giovani musulmani pronti a difendere con ogni mezzo al-Aqsa, fino al sacrificio”. 

Secondo il direttore, solo nell’ultimo mese almeno 56 membri della fondazione sono stati interrogati dalla polizia israeliana per motivi diversi. Una decina di questi hanno ricevuto un provvedimento di interdizione all’accesso ai luoghi sacri, di durata variabile fino a un massimo di sei mesi che potranno essere rinnovati nel tempo. 

Episodi che vanno a sommarsi agli scontri e alle violenze che hanno caratterizzato il luogo di culto, attorno al quale si è riaperto lo scontro fra ebrei e musulmani per il controllo. La Spianata si conferma dunque essere un nervo scoperto fra le due parti. Molti palestinesi temono - non a torto - che venga messo in discussione lo status quo, a fronte delle continue incursioni di estremisti ebraici che invocano la distruzione della moschea per far spazio a un tempio ebraico.

Alcuni fra gli impiegati arrestati dalla polizia israeliana avevano partecipato alla riapertura (forzata) della porta Dorata nel febbraio scorso, un accesso chiuso dal 2003. Altri si sono opposti all’ingresso e alla preghiera di alcuni gruppi ebraici messianici, che venivano a pregare grazie anche alla scorta fornita loro dalla polizia. Un atto proibito secondo lo status quo e considerato ben più di una mera provocazione dalla controparte musulmana. 

Va inoltre sottolineato che il numero di questi visitatori, che si presentano al di fuori degli orari previsti per i turisti, è in continuo aumento. Secondo Waqf, nel 2018 sono stati circa 30mila quando per decenni, anche per espresso divieto degli stessi rabbini, nessun ebreo aveva messo piede nella zona. Le vicende sono cambiate negli ultimi 10 anni, in concomitanza con l’ascesa di un movimento estremista (ebraico) - con l’avallo, se non il sostegno aperto del governo Netanyahu - che mescola una visione messianica, architettura e politica e mira alla costruzione del terzo tempio. 

Secondo Ofer Zalzberg, analista dell’International Crisis Group, il numero di arresti fra il personale del Waqf ha iniziato a crescere a metà 2016, in seguito alla nomina di un nuovo capo della polizia per il distretto di Gerusalemme. A questo si aggiunge un consenso crescente anche all’interno della politica, basti pensare alle dichiarazione della ministra della Cultura (del Likud) Miri Regev, secondo cui “presto, noi pregheremo sul monte del Tempio”. 

Dal canto suo Amman vuole continuare a ricoprire il ruolo di protettore dei luoghi santi cristiano e musulmano nella città vecchia di Gerusalemme. E ribadisce l’importanza della soluzione a due Stati per la risoluzione del conflitto palestinese e non vuole fare concessioni agli Stati Uniti (e al loro cosiddetto “piano di pace” sponsorizzato da Kushner) di fronte a questa “linea rossa”. Tuttavia, dagli Usa arrivano segnali sempre più contrastanti: nel maggio 2018 l’ambasciatore americano in Israele David Friedman, sostenitore delle colonie, è stato immortalato mentre consegnava una veduta aerea di Gerusalemme con un terzo tempio a rimpiazzare la Cupola della Roccia. Qualcosa di più di una gaffe o di un semplice malinteso, a dispetto delle smentite ufficiali delle ore successive.

 

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