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19 Settembre 2019

 

Sardegna. Denunce a 40 attivisti contro le basi militari. Accuse di terrorismo ed eversione

 

A Foras respinge con forza il grave atto intimidatorio e lesivo della libertà di manifestazione proveniente dalla Digos e dalla Procura Antiterrorismo di Cagliari. 

L’arrivo di 40 denunce, molte delle quali riguardano militanti di A Foras, a meno di un mese dalla manifestazione prevista per il 12 ottobre di fronte al poligono di Capo Frasca è un chiaro messaggio intimidatorio che mira a spaventare tutti quelli che vorrebbero manifestare la propria contrarietà all’occupazione militare della Sardegna. È il segnale di uno Stato impaurito dalla possibilità che il popolo sardo decida finalmente di lottare per riavere indietro la sua terra, occupata abusivamente da decenni dalle Forze Armate italiane.

Esprimiamo solidarietà incondizionata a tutti coloro che sono stati raggiunti dalle denunce. In cinque casi si parla di associazione con finalità di terrorismo o eversione dell’ordine democratico. 

Ribadiamo con forza che il terrorismo è quello di chi distrugge quotidianamente la nostra terra con le esercitazioni militari, di chi ha fatto ammalare civili e militari con l’utilizzo dentro i poligoni di sostanze inquinanti, di chi condanna all’estinzione comunità locali depresse economicamente e socialmente dalla presenza delle basi, di chi impedisce ai pescatori o agli allevatori di fare il loro lavoro. 

Dove è la Procura di Cagliari, quando si tratta di indagare sulla Penisola Delta, quell’area del poligono di Teulada dove l’accesso è interdetto persino ai militari e dove i vertici dell’Esercito hanno dichiarato che non sarà mai possibile effettuare bonifiche? Di fronte a queste notizie di reato, l’azione penale diventa un optional?

Il 12 ottobre alle 15:00 noi saremo a Capo Frasca, senza lasciarci intimidire e insieme ad altre 40 organizzazioni. Con noi ci saranno tantissimi sardi e tantissime sarde che non vogliono più sopportare il giogo di un’occupazione militare abusiva e portatrice di morte e distruzione. Sarà una giornata di festa, in cui dimostreremo di non aver paura e in cui esprimeremo la nostra solidarietà a chi è stato colpito da teoremi accusatori traballanti e pretestuosi, finalizzati esclusivamente a spaventare. Manifesteremo liberamente, come è nei nostri diritti, e prometteremo che prima o poi quelle basi non occuperanno più la nostra terra.

 

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19 settembre 2019

 

Sardegna: 50 indagati e accuse di terrorismo per il movimento contro le basi militari

 

È su tutti i giornali la notizia della prima chiusura indagini condotta dalla Digos di Cagliari e dal Reparto Antiterrorismo nei confronti di circa 50 attivisti. Le accuse sono varie, dalle più gravi per associazione con fini terroristici e sovversione dell’ordine democratico a rapina, lesioni, lancio di oggetti, resistenza a pubblico ufficiale. Nessuna notifica è avvenuta oggi, e neanche alcuna disposizione cautelare.

 

Un impianto che traballa quello della Procura di Cagliari che cerca maldestramente di sostenere i fini terroristici di una lotta, quella contro le basi militari, che in Sardegna è sempre stata viva e partecipata.

L’inchiestona – è quasi un eufemismo- riguarda il periodo più vivace delle proteste, quello fra il 2014 e il 2016, in cui più volte le esercitazioni erano state interrotte con l’ingresso all’interno delle basi militari, che aveva visto le proteste contro l’esportazione di bombe prodotte dalla RWM e i presidi sotto le istituzioni complici del devasto ambientale. L’obbiettivo tutte le volte è stato chiaro, ed è quello della dismissione delle basi militari e la bonifica dei territori.

È vero, quando le lotte sono vere e sentite certo che sono collegate, certo che si rigenerano e certo che si rafforzano: ma evidentemente tutto questo è difficile da accettare per chi vuole mantenere l’ordine costituito, è pericoloso perché è una forza, e allora bisogna dire che c’è una regia, che qualcuno ci sta fregando..

Per i comitati che hanno sempre partecipato all’organizzazione delle manifestazioni, una delle condizioni per perseguire questi obbiettivi è sempre la partecipazione degli abitanti della Sardegna: quelli impoveriti, ammalati, controllati a causa delle basi Nato. Ci si chiede di quale terrorismo si parli… C’è qualcuno terrorizzato da questa lotta giusta?

Alla polizia e alla Procura è evidente che non interessa tanto il processo nei tribunali ma piuttosto quello che oggi conta davvero, quello sui giornali che hanno già deciso la verità delle accuse, recitato tutti i nomi e luoghi di provenienza degli attivisti, ricostruito la lotta secondo lo sguardo di chi cerca un terrorista e non di chi guarda a quello che succede, nella società, nella politicità dei movimenti.

Così a qualche giorno dalla fine del Campeggio di Pratobello e a meno di un mese dalla data regionale chiamata a Capo Frasca per il 12 Ottobre, il tentativo è quello di rompere il movimento e insinuare paura.

Per ricordare a questa democrazia in pericolo che la lotta contro le basi è giusta, è da tanto tempo, è necessaria, il comitato A Foras rilancia ancora più forte la manifestazione del 12 ottobre a Capo Frasca.

Esprimiamo la nostra solidarietà a tutte/i le/gli Attiviste/i coinvolti.

 

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