http://www.giornaledibordo.org/ https://www.voltairenet.org/it 24 aprile 2019
I nuovi territori di Daesh di Thierry Meyssan Traduzione Rachele Marmetti
Benché la divisione degli jihadisti fra Al Qaeda e Daesh non abbia più ragion d’essere, entrambe le organizzazioni sussistono nella guerra del Medio Oriente Allargato. Paradossalmente è Al Qaeda a governare uno pseudo-Stato, il governatorato di Idlib, mentre Daesh organizza attentati fuori dalle zone di combattimento, in Congo e in Sri Lanka.
La liberazione della zona amministrata da Daesh come uno pseudo Stato non ha significato la fine dell’organizzazione jihadista. Infatti, sebbene sia una creatura dei servizi d’intelligence della NATO, Daesh incarna un’ideologia che mobilita gli jihadisti e che può sopravvivergli. Al Qaeda era un esercito suppletivo della NATO che ha combattuto in Afghanistan, poi in Bosnia-Erzegovina, infine in Iraq, Libia e Siria. Le sue azioni più rilevanti sono atti di guerra – sotto la denominazione di Mujahidin, Legione araba e altre ancora – nonché, sussidiariamente benché più palesemente, operazioni terroriste come quelle di Londra e Madrid. Osama Bin Laden, ufficialmente dichiarato nemico pubblico numero 1, in realtà viveva in Azerbaigian, protetto degli Stati Uniti, come ha testimoniato una gola profonda dell’FBI [1]. Ricordiamo che gli attentati dell’11 Settembre di New York e Washington non sono mai stati rivendicati da Al Qaeda; che Osama Bin Laden ha dichiarato di non esservi implicato e che il video in cui si contraddice è stato autenticato solo dal suo datore di lavoro, ossia il Pentagono, mentre tutti gli esperti indipendenti l’hanno giudicato falso. Laddove le autorità del Pakistan sostengono che Osama Bin Laden è morto in dicembre 2001 e un rappresentante dell’MI6 ha presenziato al suo funerale, delle controfigure hanno continuato a impersonarlo fino al 2011, ovverosia fino a quando gli Stati Uniti hanno dichiarato di averlo ucciso, senza tuttavia mai mostrarne il corpo [2]. Con la morte ufficiale di Osama Bin Laden, le sue truppe – prima fuorviate dal loro malvagio leader – hanno potuto essere riabilitate, sicché la NATO si è appoggiata apertamente su Al Qaeda in Libia e in Siria, come già aveva fatto in Bosnia-Erzegovina [3]. Daesh è nato invece per amministrare un territorio, il Sunnistan o Califfato, che avrebbe dovuto separare l’Iraq dalla Siria; un nuovo Stato progettato prima della creazione di Daesh, come ha spiegato, mappe alla mano, la ricercatrice del Pentagono Robin Wright [4]. Daesh fu finanziato e armato direttamente dagli Stati Uniti con l’operazione Timber Sycamore [5]. Colpì l’immaginario collettivo instaurando una legge già pronta, la Sharia. Se gli jihadisti di Al Qaeda e Daesh sono stati sconfitti in Iraq e Siria è innanzitutto merito dell’Esercito Arabo Siriano, poi dell’aeronautica militare russa, che ha utilizzato bombe penetranti contro le installazioni sotterranee jihadiste, e infine dei loro alleati. Ma la guerra militare [6] si è conclusa grazie a Donald Trump, che ha messo fine all’importazione di nuovi jihadisti dai quattro angoli del pianeta, soprattutto dalla penisola arabica, dal Maghreb, dalla Cina, dalla Russia, nonché dall’Unione Europea. Tanto Al Qaeda è una forza paramilitare suppletiva della NATO, tanto Daesh è un esercito di terra alleato. Paradossalmente, ora che Daesh ha perso il territorio per amministrare il quale è stato formato, è Al Qaeda a governarne uno, benché fosse contraria a un simile compito. I siriani hanno respinto i diversi focolai di jihadisti rispedendoli a casa loro e hanno incistato la patologia nel governatorato di Idlib. Incapaci di rompere con questi alleati di circostanza, Germania e Francia se ne sono fatte carico in termini umanitari, di alimentazione e salute. Dunque, quando gli europei oggi parlano di aiuto ai rifugiati siriani, si deve intendere il sostegno ai membri di Al Qaeda, che generalmente non sono né civili né siriani. Tutto sommato, finché Germania e Francia manterranno i mercenari di Al Qaeda a Idlib, il ritiro dei soldati USA dalla Siria non modifica di molto la situazione. Essendo stato Daesh privato del proprio territorio, i sopravvissuti di quest’organizzazione non possono più svolgere il ruolo loro assegnato dagli occidentali, ma soltanto adempiere una funzione comparabile a quella di Al Qaeda: agire come una milizia terrorista. Del resto, quando ancora lo Stato Islamico era in vita, Daesh già praticava il terrorismo fuori dal campo di battaglia, come si è visto dal 2016 in Europa. Gli attentati recenti – il 16 aprile in Congo [7] e il 21 aprile in Sri Lanka [8] – non erano stati previsti da alcuno, nemmeno da noi. Inoltre, si sarebbero potuti attribuire indifferentemente all’una o all’altra organizzazione. L’unico vantaggio di Daesh rispetto ad Al Qaeda è la reputazione efferata di cui gode, benché non possa durare. Se Daesh è comparso all’improvviso nella Repubblica Democratica del Congo è perché ha affidato la propria bandiera ai combattenti delle «Forze Democratiche Alleate» dell’Uganda. Se Daesh è riuscito ad agire in modo così spettacolare in Sri Lanka è stato perché l’attenzione dei servizi d’intelligence era interamente rivolta alla minoranza indù e non sorvegliavano i mussulmani. Potrebbe anche essere, perché questi servizi sono stati formati da Londra e Tel Aviv, o anche a causa del contrasto tra il presidente della repubblica, Maithripala Sirisena, e il primo ministro, Ranil Wickremesinghe, che intralciava il movimento dell’intelligence. Lo Sri Lanka è particolarmente vulnerabile perché si ritiene troppo raffinato per generare barbarie simili. È una convinzione fasulla: il Paese non ha mai chiarito come siano state giustiziate oltre 2.000 Tigri Tamil, dopo la loro sconfitta e la loro resa nel 2009. Ebbene, ogni volta che ci si rifiuta di guardare in faccia i propri crimini, ci si espone a provocarne di nuovi, credendosi più civilizzati di altri. Comunque sia, i drammi del Congo e dello Sri Lanka dimostrano che gli jihadisti non deporranno le armi e che gli occidentali continueranno a utilizzarli fuori del Medio Oriente Allargato.
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