http://www.gospanews.net/ 29 Ottobre 2019
Mistero Al Baghdadi: Il Pentagono smentisce Trump e non diffonde i video del raid. Testimone e corpi di bimbi spariti di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
«Al momento non siamo pronti per rilasciare foto e firmati». E’ questa la dichiarazione ufficiale che arriva dal Pentagono Usa in merito al raid in cui sarebbe stato ucciso nella provincia siriana di Idlib il califfo dell’Isis, Abu Bakr Al Baghdadi, ritenuto agente CIA dopo essere stato addesrato dai MOSSAD con il suo vero nome di Shimon Elliot, come riferito da Gospa News in un reportage sulla sua storia.
Il Dipartimento della Difesa di Washington smentisce così l’annuncio del presidente americano Donald Trump che per porre fine alle insinuazione sul falso blitz e sulla finta morte suicida del califfo del Daesh aveva annunciato un imminente rilascio delle registrazioni fatte dai militari dell’unità speciale Delta Force con le videocamere ad infrarossi sugli elmetti.
Ciò ovviamente non farà che incrementare le perplessità sull’effettivo compimento e successo dell’operazione militare dell’Us Air Force ora sempre più insistenti. Con 24 ore di ritardo rispetto a Veterans Today, Russia Today, Gospa News e Sputnik International, infatti, anche i media del cosiddetto mainstream italiano dopo i bagordi di servizi speciali sul presunto suicidio del fondatore e leader dello Stato Islamico si accorgono di aver raccontato l’azione più misteriosa, sconnessa e contraddittoria della storia dell’intelligence americana.
«Su alcuni media inglesi e americani, dal New York Times al The Guardian, si comincia a dubitare della ricostruzione fatta da Donald Trump sulla morte di Abu Bakr al-Baghdad» scrive l’agenzia italiana ANSA tra le prime ad esaltare l’operazione del presidente Usa: lo scrive con quel tono di timida prudenza di chi teme di aver celebrato una solenne buffonata.
Per ora i giornalisti del mainstream non dubitano dell’effettivo compimento e successo dell’operazione, come hanno invece fatto il Ministero della Difesa della Russia e l’intelligence di Mosca per cui il fondatore dell’ISIS sarebbe ancora vivo come da noi riportato nel precedente reportage.
Si limitano a dubitare della ricostruzione della Casa Bianca concentrandosi sull’analisi dei dettagli riferiti da mr Donald nell’inusuale conferenza stampa della domenica anziché sulle prove esistenti, o le tracce mancanti, del presunto assalto al compound dove il leader del Daesh si sarebbe rintanato.
Tra queste c’è la vicenda dell’unico testimone oculare del raid: un pastore siriano subito arrestato dai jihadisti e sparito nel nulla! Prima di analizzare questo e gli altri concreti misteri del blitz come farebbe un reporter investigativo e non un giornalista politico che si accontenta dei proclami vediamo cosa scrive la più autorevole e storica agenzia italiana… Intanto Russia Today riporta quanto trapelato nelle ultime ore sul destino anch’esso misterioso dei resti mortali del califfo «Gli Stati Uniti si sono sbarazzati del corpo di Abu Bakr al-Baghdadi poche ore dopo che un rapido test del DNA ha confermato l’identità del terrorista, hanno detto i funzionari del Pentagono, aggiungendo che tutte le prove del raid e della sua sepoltura in mare rimangono classificate».
Dopo il blitz il corpo mutilato è stato immediatamente portato “in una struttura sicura per confermare la sua identità con test del DNA forensi”, ha riferito il generale dell’esercito Mike Milley, presidente del I capi di stato maggiore congiunti degli Stati Uniti, hanno detto a un briefing di notizie. “Lo smaltimento dei suoi resti è stato fatto ed è completo ed è stato gestito in modo appropriato”.
Proprio come il leader di al Qaeda Osama bin Laden, il capo del gruppo terroristico dello Stato Islamico (IS, precedentemente ISIS / ISIL) avrebbe ricevuto una corretta sepoltura in mare secondo la tradizione islamica, con tutti i riti religiosi musulmani che gli erano concessi. Mentre il raid e i successivi processi di identificazione e “smaltimento” del corpo sono stati documentati in numerose foto e video, devono ancora passare attraverso un “processo di declassificazione”, secondo il generale degli Stati Uniti.
UPDATE ON 29, OCTOBER 2019
I DUBBI ITALIANI, IL PASTORE TESTIMONE ARRESTATO E I CORPI SPARITI «Il New York Times mette in dubbio il macabro racconto della morte del capo dell’Isis Abu Bakr al Baghdadi che Donald Trump ha fatto agli americani in diretta televisiva. Diversi sono i punti critici rilevati dal quotidiano, in particolare la descrizione del Califfo che urla e piange nel tunnel dove poi si è fatto esplodere. Secondo il New York Times, infatti, le immagini alle quali hanno assistito Trump e i suoi collaboratori nella ‘situation room’ erano senza audio» scrive l’ANSA.
«Non solo, di Baghdadi braccato nel tunnel il presidente americano non ha potuto nemmeno vedere le immagini in diretta. Gli ultimi minuti di vita del leader dell’Isis, infatti, sono state riprese dalle telecamere installate sugli elmetti dei soldati americani che stavano facendo il blitz. Quei video però sono stati consegnati a Trump soltanto dopo la conferenza stampa. Su una domanda specifica della Abc sul racconto cinematografico di Trump il capo del Pentagono Mark Esper ha provato a tergiversare dicendo di essere all’oscuro di certi dettagli e di ritenere che il presidente abbia parlato con i militari sul campo per farsi dare tutte le informazioni. Analoga l’analisi che si legge sul The Guardian» aggiunge l’Agenzia Nazionale Stampa Associata.
A supportare i dubbi, la stessa ANSA riporta il post lanciato su Facebook dal giornalista italiano esperto di Medio Oriente Alberto Negri: «Non c’era audio, non si vedeva quasi niente perché era notte si distinguevano a stento le sagome degli attaccanti e dei jihadisti. Ma Trump, grazie a una fervida immaginazione, è stato in grado di descrivere nei dettagli la morte di Al Baghdadi. I russi non sono convinti, turchi e curdi lo assecondano, i siriani tacciono se non per protestare contro l’annuncio di Trump di occupare i loro pozzi petroliferi. I testimoni in zona parlano di tre ore di battaglia, raid e bombardamenti: fatti da chi e come? Da un aereo Usa e da sei elicotteri che poi dovevano tornare in Iraq? In Iraq o in Turchia che è a 5 minuti di volo ed è un Paese con basi Usa e Nato? Un racconto che fa acqua da tutte le parti: forse a Trump il Pentagono ha dato informazioni monche perché non si fida”».
O forse, caro collega Negri, Trump si è inventato tutta l’operazione per i motivi che abbiamo spiegato nel precedente articolo. Forse non c’è stata nessuna missione aerea contro il presunto nascondiglio del califfo della Bandiera Nera, da sempre sospettato da autorevoli fonti d OSINTdi essere agente CIA e MOSSAD, come sostengono i Russi che hanno smentito di aver concesso l’uso dello spazio aereo ma anche dell’attivazione automatica dei radar dei sistemi di difesa S400.
IL PASTORE SIRIANO ARRESTATO DAI QAEDISTI Chi potrebbe raccontare davvero qualcosa sull’accaduto sembra sparito nel nulla. A scrivere di lui è soltanto l’Osservatorio Siriano sui Diritti Umani (SOHR), l’organizzazione fondata in Inghilterra da un profugo siriano per dare copertura alle attività degli operatori della Syria Civil Defence, meglio noti come i famigerati White Helmets, fondati da un ex agente segreto e mercenario britannico e denunciati all’Onu dalla Russia per terrorismo e traffico di organi umani.
Dopo l’espulsione di 800 Caschi Bianchi dalla Siria e la graduale sconfitta dell’Esercito Siriano Libero (ESIL/FSA) sotituito da quello inventato dalla Turchia che raggruppa mercenari jihadisti sotto il nome di Fronte della Liberazione Nazionale (NFL), la missione di SOHR è diventata meno faziosa e le ricostruzioni dei fatti più oggettive grazie alla presenza di molti informatori sul posto. Forse perché anche l’Ossrvatorio è stanco di morti, forse perché sono finiti i contributi di White Helmets che hanno subìto il taglio dei contributi annui Usa da centinaia a pochi milioni di dollari (5 nel 2018 e 4,5 nel 2019).
Le macerie del compound di Barisha dopo l’attacco Usa
Resta il fatto che oggi SOHR è sicuramente oggi più credibile ma è anche l’unica fonte d’informazione a svelare qualche curioso particolare sul presunto blitz contro Al Baghdadi. «Fonti dell’Osservatorio siriano affermano che” gli 8 elicotteri sono decollati dall’aeroporto “Sarin” in linea retta tra il confine turco – siriano, sopra la città di Jarabulus, al-Rai, Azaz, Afrin, fino alla campagna di Idlib nel villaggio di Barisha ” . Le fonti hanno aggiunto: “ci sono informazioni secondo cui le forze antiterrorismo dell’intelligence delle forze democratiche siriane hanno partecipato all’operazione, anche 3 degli 8 elicotteri trasportavano membri delle forze antiterrorismo della SDF, hanno anche partecipato principalmente al incursioni e nello svolgimento dell’operazione di mira al-Baghdadi, in mezzo al segreto sulla loro partecipazione a causa della sensibilità turca alla partecipazione delle forze SDF all’operazione» descrive l’Osservatorio Siriano citando però fonti anonime.
«I resti del corpo di al-Baghdadi dopo essersi fatto esplodere sono stati trasferiti nella base irachena, Ayn al-Assad. E allo stesso tempo, l’Osservatorio siriano per i diritti umani ha appreso che Jabhat al-Nusra aveva imposto un cordone nell’area e impedito l’ingresso nell’area di mira al-Baghdadi, e hanno arrestato un pastore che era presente nell’area al momento dell’operazione ».
Cerchiamo di capire meglio. Non solo gli Usa preparano l’assalto ma caricano sui suoi elicotteri militari di quei Curdi che nei giorni scorsi Trump ha definito terroristi peggiori dell’Isis giustificando in qualche modo l’invasione dell’esercito turco nel Rojava.
Per di più, a fine blitz, i jihadisti di Al Nusra, affiliati ad Al Qaeda ed oggi confluiti in Hayat Tahrir al-Sham, hanno creato una zona di sicurezza dopo il massacro come a voler occultare ogni traccia dell’operazione, un intervento che ricorda quelli degli “agenti di pulizia” dopo i crimini dell’Assassination Program, il braccio clandestino della CIA. Ma nel caso dell’assalto al covo di Al Baghdadi ogni dettaglio sarebbe stato celebrato dai media con enfasi giubilante, perché coprirlo dunque? Perché nasconderlo? Perché arrestare l’unico pastore che per sua sfrotuna si trovò sul teatro di un’operazione militare se fosse riuscita? Non abbiamo tutti visto il volto martoriato di Muhammar Gheddafi diffuso nel mondo dall’intelligence occidentale quale monito per ogni dittatore ribelle? Forse perché si è trattato del semplice bombardamento di qualche abitazione di terrorista e non del rifugio del califfo?
Forse i miliziani di Al Qaeda, rivali dell’Isis ma finanziati dai Sauditi alleati degli Usa, sono stati complici della messa in scena come lo furono i White Helmets nell’attacco chimico di Douma, per metà finto e per l’altra metà preparato con l’esposizione al cloro di bambini legati, come riferito in un precedente reportage da Gospa News.
DOUMA: MASSACRO JIHADISTA CON ARMI CHIMICHE SU 35 VITTIME LEGATE
GLI STRANI SINGHIOZZI DEL CALIFFO KAMIKAZE «Sai cosa non mi convince? Non credo che se sei pronto a farti esplodere con una cintura esplosiva ti metti a piagnucolare… Una delle due non è vera». La giustissima osservazione psicologica giunge da un analista d’intelligence americano specializzato in terrorismo islamico.
Se sei braccato. Se hai addosso un ordigno esplosivo per un gesto plateale ti fai saltare appena ti trovi di fronte chi ti sta dando la caccia. Non ti infili in un vicolo cieco con tre bambini singhiozzando prima di azionare il pulsante: o lo pigi subito o, se sei così fragile da piangere pur essendo il comandante supremo dei tagliagole, ti fai arrestare per salvare almeno i tuoi cari.
Il capo dell’Isis Al Baghdadi durante il suo ultimo video nell’aprile 2019
E’ evidente che la ricostruzione di Trump gronda di fantasie orrifiche come Maleficent o gli ultimi film della Disney… Se le parole sono un “laminatoio che allunga i sentimenti” come scrisse Gustave Flaubert, i numeri sono invece matematica.
E l’algebra fa acqua sul numero dei familiari che sarebbero morti accanto al capo dell’Isis. Le prime indiscrezioni affidate da una talpa del Pentagono a Newsweek riferirono di due mogli morte ma nessun bambino ucciso. Trump ha invece stigmatizzato l’uccisione di tre bambini nell’esplosione suicida e il salvataggio di altri 11 portati non si sa dove dagli Usa.
Mentre i soccorsi che hanno raggiunto l’area del blitz a Barisha, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa turca Anadolu, hanno riferito di aver trovato sul posto 7 corpi senza vita, quelli di tre uomini, tre donne e un bambino, e di aver fornito la prima assistenza a 5 feriti. Dove sono finiti i corpi degli altri due figli di Al Baghdadi? Li hanno portati via i soldati della Delta Force per regalarli come cimelio a Trump?
I MISTERI SUI TEMPI DELL’AZIONE Tra le varie ricostruzioni della pianificazione una delle più credibili è stata quella inerente il presunto tentativo di fuga di Al Baghdadi dalla Siria attraverso il confine con la Turchia. Secondo questa tesi il califfo sarebbe diventato così stupido da rifugiarsi proprio nella provincia di Idlib, oggetto di ripetuti bombardamenti dell’Esercito Arabo Siriano, dell’aviazione Russa e di recente anche di quella Usa nei confronti del gruppo jihadista Hurras al-Din, un po’ rivali e un po’ alleati dei più potenti HTS. Come documentato da Gospa News agli inizi di settembre i caccia dell’Us Air Force ruppero l’ennesima tregua tra Russia e Turchia per colpire un caseggiato tra Kfarya e Ma’arrat Mesrin nel quale era in corso una rinuone di comandanti jihadisti uccidendone più di 40.
VENTI DI GUERRA TRA ISRAELE E LIBANO. GLI USA ROMPONO LA TREGUA RUSSA IN SIRIA Dopo che nell’aprile 2010 il califfo fece una nuova apparizione in un video diffuso da un media filo-jihadista tutti i reporter e le fonti di intelligence sostennero che si stava nascondendo da qualche parte nel deserto siriano al confine con l’Iraq, nella provincia di Deir Ezzor o nella vicina Valle dell’Eufrate dove sorgono varie basi Usa tra cui quella più importante di Al Tanf che controlla il Cam Rukban, dove fu ipotizzato potesse nascondersi Al Baghdadi in mezzo a prigionieri e familiari dello Stato Islamico lì rifugiati.
AL BAGHDADI, IL CALIFFO ISIS E AGENTE MOSSAD-CIA NASCOSTO DAGLI USA
Secondo una verosimile ricostruzione il califfo si sarebbe nascosto ad Idlib soltanto 48 ore prima dell’assalto. Secondo il Pentagono il blitz è stato autorizzato una settimana prima. Secondo la dichiarazione ufficiale dei comandanti curdi delle Forze Democratiche Siriane (SDF) l’operazione pianificata da tempo è stata ritardata a causa dell’invasione della Turchia nel Rojava.
LA DICHIARAZIONE DEI CURDI SUL BLITZ Il comando generale delle Forze Democratiche Siriane ha tenuto una conferenza stampa a Heseke sull’uccisione del leader dell’ISIS Abu Bakr al-Baghdadi in un’operazione congiunta dell’SDF e degli Stati Uniti vicino a una base militare turca. «A seguito degli sforzi congiunti di oltre cinque mesi tra l’intelligence militare delle forze democratiche siriane (SDF) e le forze statunitensi, e in coordinamento ai massimi livelli, il capo dell’organizzazione terroristica dello Stato islamico, Abu Bakr al -Baghdadi, è stato eliminato in un’operazione congiunta vicino a una base militare turca a Barisha, nella campagna settentrionale della provincia di Idlib, oggi all’alba. Questo risultato storico è stato il risultato della stretta collaborazione tra SDF e Stati Uniti d’America », afferma la nota stampa letta dal capo dell’ufficio relazioni con l’estero della SDF Redur Xelil e l’arabo dal portavoce ufficiale della SDF Kino Gabriel.
«Sottolineiamo che questa operazione è stata ritardata di oltre un mese a causa dell’aggressione turca nella nostra regione. Consideriamo l’operazione come una vendetta per i massacri commessi dall’organizzazione terroristica a Kobani, Sinjar, il Bacino di Khabour, la pianura di Ninive, Kirkuk, Khanaqin, Makhmour e la vendetta per le donne curde degli Yazidi in particolare, e una vendetta per l’umanità e per tutti gli uomini vittime di crimini dell’ISIS nel mondo».
Comprensibile la drammaticità della nota da parte delle milizie che hanno liberato il Nord Est della Siria ed in particolare l’ultima roccaforte Bagouz dallo Stato Islamico. Un po’ meno la dichiarazione per cui l’operazione sia stata ritardata per colpa dell’invasione ddell’esercito di Ankara alleato Nato degli Usa visto che lo stesso presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha accolto con soddisfazione la presunta uccisione del leader del Daesh…
Ma anche ammesso che il blitz sia stato davvero sferrato contro il rifugio di Al Baghdadi mentre lui era all’interno e dove si sarebbe fatto esplodere in un cunicolo secondo la versione della Casa Bianca qual è l’effettiva certezza che fosse proprio lui? Ebbene nonostante l’operazione militare sia avvenuta di notte, nonostante i bombardamenti abbiano raso al suolo il compound nel mirino, nonostante il califfo si sia fatto esplodere una squadra della scientifica dell’esercito americano avrebbe individuato le spoglie frammentate tra le macerie ed attraverso un esame biometrico avrebbe accertato l’identità del terrorista Isis ricercato.
Purtroppo, però, nessun altro potrà mai fare una controverifica: i resti del fondatore e capo dello Stato Islamico sono stati dispersi in mare. Come già accadde per quelli di Osama Bin Laden. Arduo, quindi, riesumarli per un accertamento ulteriore!
E perché la sceneggiata fosse a prova di reporter uno dei più bravi giornalisti investigativi degli Stati Uniti, Max Blumenthal di GrayZone, è stato in arresto da venerdì fino a domenica senza un vero motivo, come avrebbe potuto dimostrare qualsiasi avvocato se gli avessero consentito di chiamarlo dal carcere della polizia DC di Washington...
La storia finisce qui. Vero o falso: Trump per alcuni giorni è stato l’attore principale in tutte le News della terra nella sua corsa rocambolesca verso le elezioni presidenziali del 2020 che lo vedono favorito di fronte all’avversario democratico Joe Biden, in una gara che in realtà avrà comunque lo stesso vincitore il Deep International State sionista-massonico-americano.
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