Fonte: Andrea Zhok
https://www.ariannaeditrice.it
29/01/2019
La Banca d’Inghilterra ha rifiutato di consegnare l’oro venezuelano
di Andrea Zhok
La Banca d’Inghilterra ha rifiutato di consegnare ha rifiutato di consegnare l’oro venezuelano depositato presso i suoi conti al presidente del Venezuela Nicholas Maduro.
Questa vicenda lascia intravedere uno dei buchi neri nelle modalità con cui siamo soliti leggere (e narrare) la storia occidentale degli ultimi 150 anni (almeno).
Siamo abituati a leggere la storia in termini di ideologie e guerre, diplomatici ed eserciti, condottieri e partiti, e anche in termini economici, come carestie, crisi, progressi, ma del ruolo cruciale avuto dalla finanza come arma internazionale non si discute praticamente mai.
Eppure la succitata mossa della Banca d’Inghilterra, che fonde pacificamente politica e finanza, è parte di un perenne, ricorrente non detto.
Nelle nostre narrazioni storiche la finanza è di solito qualcosa che si ritiene avvenga in un mondo separato ed asettico, da cui ogni tanto viene giù una grana (come la crisi del ’29), ma che sostanzialmente ha ben poco a che fare con la politica vera.
Invece si potrebbe scrivere (forse qualcuno l’ha già scritta, lo ignoro) un’intera storia del mondo occidentale solo dal punto di vista delle manovre ostili, dei ricatti, dei trabocchetti creati sul piano (proverbialmente ‘pacifico’) della finanza.
La finanza è un’arma internazionale, manipolata e puntata di volta in volta da alcuni contro altri. L’idea della separazione tra la sfera dei ‘mercati finanziari’ e quella della politica internazionale è sostanzialmente un falso ben congegnato, perché i ‘mercati finanziari’ sono come sistemi caotici, dove la molteplicità degli errori si annullano a vicenda, SALVO quando c’è un input esterno ben indirizzato, che rompe l’equilibrio del sistema creando uno sbilanciamento, spesso letale.
E pensare che questi input, anche quando provengono apparentemente da agenti privati, necessariamente di grandi dimensioni, siano privi di indirizzo politico è o grave ingenuità o omissiva complicità.
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29 gennaio 2019
“L’oro del Venezuela resta qui!”: il ruolo di Bank of England e Deutsche Bank nel golpe in atto a Caracas
di Alessio Ramaccioni
Dietro la scomparsa dell’oro venezuelano, c’è la regia degli Stati Uniti. Leggendo una notizia del genere potrebbe sembrare di esser finiti in una spy story, o in una vecchia storia d’avventura di un paio di secoli fa. Stiamo invece parlando di cronaca, di politica, di quello che sta avvenendo in Venezuela. E come sempre quando si segue la pista dei soldi – in questo caso dell’oro – poi le dinamiche in atto iniziano a diventare chiare.
Sono tre le notizie interessanti, da questo punto di vista, che circolano da ieri, citate e proposte da Corriere della Sera e da Sole 24 Ore (media che non possiamo certo annoverare tra quelli pro-Maduro, che di fatto da queste parti non esistono).
La prima arriva dall’agenzia Bloomberg: la Banca d’Inghilterra ha bloccato una richiesta del governo venezuelano di ritirare oltre un miliardo di dollari in lingotti d’oro in possesso della stessa banca. Si tratta di parte della riserva aurea all’estero della banca centrale venezuelana, quindi teoricamente nelle sue disponibilità.
La seconda notizia la riporta la Reuters: l’autoproclamato – e quindi golpista – presidente Guaidò ha scritto a Teresa May, chiedendo formalmente di non restituire l’oro perchè “sarebbe usato per la repressione” da parte di Maduro.
La terza notizia arriva dal Sole 24 Ore, ed è quella che forse “pesa” di più. Sono due, in realtà, le news contenute nell’articolo di Alessandro Plateroti, che suggeriamo di leggere (https://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2019-01-26/-l-oro-caracas-londra-congelato-usa-deutsche-bank-saga-193032.shtml?uuid=AEFrBQLH).
Il primo spunto è in apertura di articolo: “dietro il mancato rimpatrio a Caracas nel settembre scorso di 550 milioni di dollari di lingotti d’oro depositati a Londra, non c’erano infatti «problemi procedurali» come hanno sostenuto finora la banca centrale e lo stesso governo inglese, ma una vera operazione di esproprio internazionale organizzata segretamente dalla Casa Bianca”.
Più chiaro di così si muore. Nello specifico, l’autore fa riferimento ad un precedente diniego da parte dell’autorità britannica che era stato attribuito a questioni di procedura.
Il secondo arriva qualche riga dopo, ed è ancora più clamoroso, forse.
Secondo alcune fonti, la quantità di oro venezuelano in possesso della Bank of England sarebbe praticamente raddoppiato. Da 14 tonnellate presenti nel mese di novembre 2018 alle 31 tonnellate attualmente custodite.
Ma come, a settembre Londra blocca il rimpatrio di 500 milioni di oro e il governo venezuelano gliene affida altre diciassette tonnellate? Sono matti? No. Perchè l’oro non arriva dal Venezuela, ma dalla Germania. Più precisamente dalla Deutsche Bank, che lo aveva avuto come garanzia da parte di Caracas per un prestito concesso quattro anni fa.
Bloccare l’accesso alle riserve auree al governo di Maduro è una operazione che può avere conseguenze gravi ed immediate. L’oro è usato infatti da anni come valuta di scambio per l’acquisto di beni di consumo anche fondamentali, come cibo e farmaci. Un modo – spiega il Sole 24 Ore – per superare gli ostacoli del lungo embargo a cui il Venezuela è sottoposto da anni da parte degli Usa.
E qui si chiude il cerchio, che parte ed arriva sempre lì, negli Stati Uniti: “I sospetti che dietro questi casi ci sia la regia della Casa Bianca girano da mesi, come riportato in un’inchiesta del Sole 24 Ore il 29 novembre 2018. Una conferma arriva ora da Marshall Billingslea, Assistant Secretary for Terrorist Financing del Dipartimento al Tesoro Usa: «All’inizio di ottobre – rivela a sorpresa Billingslea – il Segretario Mnuchin ha incontrato i ministri delle Finanze d’Europa e Giappone, i governatori delle Banche Centrali e i responsabili dell’intelligence, per definire un piano di azione comune contro Maduro: l’obiettivo più importante e immediato è bloccare il commercio dell’oro sovrano venezuelano. Alcuni risultati li abbiamo già avuti in questi giorni…». Non a caso, erano proprio gli stessi giorni in cui Londra aveva deciso di bloccare il rimpatrio dei lingotti a Caracas.”
Citiamo volentieri e volutamente le ultime righe dell’articolo del Sole 24 Ore perchè, in storie come questa, la chiarezza è fondamentale.
Quello che sta avvenendo in Venezuela è qualcosa di assolutamente artificiale, eterodiretto, antidemocratico. Nasce dalla volontà di un paese terzo rispetto alle vicende venezuelane – gli Stati Uniti – che sta imponendo la sua agenda ad altri paesi terzi che vigliaccamente ne diventano complici.
La “storia dell’oro del Venezuela” è l’ennesima dimostrazione di tutto questo. E mentre Guaidò annuncia di stare prendendo il controllo dei beni all’estero del Venezuela – con l’ovvio e necessario benestare dei paesi che quei beni li ospitano -, gli Stati Uniti annunciano altre sanzioni. La prima ad essere colpita potrebbe essere la Pdvsa, la compagnia petrolifera di Stato. |