Fonte: Information Clearing House
https://www.controinformazione.info/
22 Dicembre 2019
Israele reagisce in modo isterico all’apertura dell’indagine della CPI per crimini di guerra commessi in Palestina
Traduzione di Luciano Lago
- Il procuratore della CPI (Corte Penale Internazionale) afferma che Israele ha commesso crimini di guerra ed ha avviato un’indagine
- “In breve, sono convinto del fatto che i crimini di guerra siano stati commessi in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est e nella Striscia di Gaza”, ha scritto Fatou Bensouda nella sua dichiarazione.
- “Date le questioni legali e fattuali uniche e altamente contestate legate a questa situazione”, ha chiesto alla Corte penale internazionale di confermare “che il” territorio “sul quale la Corte può esercitare la sua giurisdizione e che io possa avere come oggetto di indagine comprende la West Bank, tra cui Gerusalemme est e Gaza “.
“Sulla base delle informazioni disponibili, c’è una ragione per credere che i crimini di guerra siano stati commessi nel contesto delle ostilità del 2014 a Gaza”, riferendosi all’operazione “Protection Edge “, che è stata lanciata dopo che le tensioni regionali sono arrivate al culmine a seguito dell’omicidio di tre Ragazzi israeliani e giovani palestinesi, oltre a incessanti razzi lanciati dalla Striscia.
La Bensouda ha scritto che “le forze di difesa israeliane hanno lanciato intenzionalmente attacchi sproporzionati in relazione ad almeno tre incidenti che la ICC ha concentrato, oltre a dirigere intenzionalmente un attacco contro oggetti o persone usando gli emblemi distintivi delle Convenzioni di Ginevra”.
Inoltre, secondo l’opinione, “esiste una base ragionevole per ritenere che, nel contesto dell’occupazione israeliana in Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, i membri delle autorità israeliane abbiano commesso crimini di guerra in relazione, tra l’altro, al trasferimento di Civili israeliani in Cisgiordania dal 13 giugno 2014.
Bensoura ha scritto che “Nonostante le risoluzioni dell’ONU, chiare e durature, perchè Israele cessi con le attività nei Territori Palestinesi ritenute contrarie al diritto internazionale, non vi è alcuna indicazione che queste possano finire. Al contrario, ci sono indicazioni che potrebbero non solo continuare, ma che Israele potrebbe cercare di annettersi questi territori “.
Ha poi citato la promessa della campagna di Netanyahu in agosto e settembre 2019 di annettere la Valle del Giordano se dovesse vincere le elezioni .
Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha risposto in una dichiarazione, affermando la decisione del procuratore “Ha trasformato la Corte penale internazionale in uno strumento politico per delegittimare lo Stato di Israele. Il procuratore ha completamente ignorato gli argomenti legali che le abbiamo presentato”.
Il capo negoziatore palestinese ha dichiarato, “Il passo è una conferma che la Corte penale internazionale ha giurisdizione [sui territori palestinesi] e che è nelle sue fasi finali prima di aprire un’indagine criminale [contro Israele]. Questo rappresenta un messaggio di speranza per il nostro popolo, che è vittima di quei crimini, che la giustizia è davvero possibile “, ha detto Erekat.
Erekat ha aggiunto che “la reazione isterica di Israele è quella di uno stato che si è posto al di sopra del diritto internazionale, con un sistema di leggi volte a normalizzare la situazione di occupazione perpetua, insediamenti coloniali e annessione, tutti incompatibili con il diritto internazionale”.
Secondo le dichia-razioni delle autorità israeliane : “l’Aia non ha autorità su cui deliberare la questione israelo-palestinese. Non è un motivo di innocenza, ma un’asserzione che “qui non hanno potere”.
Una dichiarazione intrigante. Tuttavia alcuni argomenti utilizzati da Israele sono stati ancora più intriganti, in primo luogo l’affermazione secondo cui “I palestinesi, facendo appello alla corte, cercano di violare il quadro stabilito tra le due parti e spingono la corte a decidere su questioni politiche che dovrebbero essere risolte nei negoziati e non in procedimenti penali-giudiziari. “
O come ha detto ai giornalisti il consulente legale del ministero degli Esteri: “Questa è la criminalizzazione del conflitto che potrebbe solo portare a una maggiore polarizzazione tra le parti, anziché un processo diplomatico che le riunisca”.
Ci si chiede, di quale “processo diplomatico” immaginario parlano i difensori legali di Israele? Dove si starebbe verificando esattamente? È la lunga opposizione di Israele a un processo diplomatico (non meno di quello dei palestinesi) che ha portato all’inizio della procedura della CPI. Rimaste con poche altre opzioni, le istituzioni internazionali sono l’unica risorsa che i palestinesi devono promuovere nella loro lotta per uno stato. |
gilad.online
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24 Dicembre 2019
Uno stato criminale sotto indagine
di Gilad Atzmon
“Se hai la legge, martella con la legge. Se hai i fatti, martella con i fatti. Se non hai né legge né fatti, martella il tavolo.” Consiglio legale anonimo
Le notizie che si leggono sui media israeliani di questo fine settimana mostrano che lo Stato Ebraico teme la decisione della Corte Penale Internazionale (ICC) di aprire un’inchiesta volta ad accertare se Israele abbia commesso crimini di guerra nei territori palestinesi. Un’indagine del genere potrebbe portare gli attuali ed ex funzionari governativi e il personale militare ad un’incriminazione da parte del tribunale internazionale.
L’ICC indagherà sulla politica israeliana di insediamento dei propri cittadini in Cisgiordania, sulle azioni compiute a Gaza durante la guerra del 2014 e sulla risposta alle proteste palestinesi al confine con Gaza a partire dal marzo dello scorso anno. L’ICC esaminerà anche gli attacchi indiscriminati di Hamas e di altri gruppi palestinesi all’interno delle città israeliane.
Israele ha in previsione di rifiutarsi di collaborare con l’ICC, anche se una mossa del genere potrebbe mettere a rischio di arresti internazionali una lunga lista di funzionari israeliani, compreso probabilmente il primo ministro, i ministri della difesa, i capi dell’IDF, i capi del servizio di sicurezza Shin Bet, vari ufficiali militari ed anche soldati semplici, se, in assenza di una risposta da parte dello stato israeliano, l’ICC procedesse con l’incriminazione dei singoli individui per i reati loro contestati.
La reazione israeliana alla decisione del procuratore capo dell’ICC, Fatou Bensouda, di aprire le indagini è assai istruttiva. Invece di rispondere con argomentazioni etiche e dimostrare la volontà di difendere le proprie azioni, Israele si nasconde dietro giustificazioni teologico-talmudiche, allo scopo di confutare la legittimità dell’ICC e rifiutare la sua giurisdizione su Israele e sui criminali di guerra israeliani.
La difesa del Procuratore Generale israeliano, Avichai Mandelblit, si basa sulla presunta “assenza di giurisdizione.” Sabato scorso, Mandelblit ha affermato che Israele “è uno stato di diritto democratico, obbligato ed impegnato a rispettare il diritto internazionale e i valori umanitari. Questo impegno è rimasto saldo per decenni, in tutti tempi difficili e rischiosi che Israele ha dovuto affrontare. È radicato nel carattere e nei valori dello Stato di Israele ed è garantito da un sistema giudiziario forte ed indipendente … in una situazione del genere non c’è spazio per un intervento giudiziario internazionale.”
È davvero una descrizione accurata di Israele? Se Israele è lo “stato democratico della legge” che aderisce ad un sistema di valori universale, come afferma Mandelblit, perché Israele ha così paura che l’ICC possa indagare sul suo comportamento? La realtà di Israele contraddice la posizione di Mandelblit. Abbiamo a che fare con uno stato criminale, responsabile di una pulizia etnica a livello istituzionale, che usa tattiche barbariche, segregando milioni di persone nel più grande carcere a cielo aperto mai conosciuto dall’uomo.
Giusto per dimostrare quanto non sia etico lo Stato Ebraico, il Ministro dei Trasporti israeliano, Bezalel Smotrich, ha invitato il primo ministro Benjamin Netanyahu a dare all’Autorità Palestinese un ultimatum di 48 ore per ritirare la petizione all’ICC o vedere “abbattuta” l’autorità politica di Ramallah.
Anche il presidente del Partito Blu e Bianco, Benny Gantz, ha attaccato la decisione dell’ICC. Citando i suoi decenni di servizio militare, compreso il fatto di essere stato il 20° capo di stato maggiore dell’IDF, Gantz ha dichiarato senza mezzi termini che “l’IDF è uno degli eserciti più morali del mondo.” Gantz ha dimenticato di menzionare di essere lui stesso un sospetto criminale di guerra e che potrebbe essere messo sotto accusa dall’ICC. Nel 2016 avevamo saputo che il tribunale distrettuale dell’Aja aveva tenuto un’udienza preliminare per decidere se aprire o meno un procedimento per crimini di guerra contro Gantz, in relazione alle sue decisioni come comandante durante la guerra di Gaza del 2014.
L’ex ministro della “giustizia,” Ayelet Shaked, ha definito la mossa “una decisione politica, ipocrita e prevedibile.” Shaked ha affermato che l’ICC “non ha l’autorità” di aprire un’indagine. Ha esortato il governo a “combattere la corte con tutti gli strumenti a sua disposizione.”
Il Primo Ministro Netanyahu ha definito l’annuncio dell’ICC “un giorno oscuro per la verità e la giustizia.” Verrebbe da chiedersi come potrebbe essere per Netanyahu un momento brillante per la verità e la giustizia.
Come ora vediamo e avremmo potuto prevedere, la risposta ufficiale israeliana in opposizione all’indagine dell’ICC è legalistica, piuttosto che etica. I funzionari israeliani hanno reso pubblica l’opinione legale di Mandelblit, sostenendo che il tribunale [dell’Aja] non è competente a condurre un’indagine. Invece di tentare di confutare la sostanza della denuncia, Israele e i suoi funzionari negano compatti la giurisdizione della corte.
La logica dell’arroganza israeliana è abbastanza ovvia. Gli uomini di potere israeliani sono abbastanza intelligenti da rendersi conto del risultato potenziale di una tale indagine. Annullerebbe tutto quello che resta della volontà dei militari israeliani di impegnarsi in azione. I combattenti israeliani, soldati di fanteria, piloti, operatori di droni, comandanti, saprebbero che le loro azioni hanno conseguenze legali e, in pratica, potrebbero essere riluttanti ad eseguire certi ordini militari. L’ICC potrebbe aver chiuso la porta alle opzioni militari e alla strategia di Israele. Per un paese che sopravvive con la spada e investe nella “Guerra tra le Guerre,” l’indagine dell’ICC è una minaccia letale.
Non mi faccio troppe illusioni sul fatto che l’ICC riesca a svolgere il proprio operato. Prevedo intensi sforzi della Lobby per interferire con il lavoro della corte. Tuttavia, ormai sappiamo che un tentativo del potere ebraico di mettere a tacere l’opposizione al potere ebraico, può essere realizzato solo attraverso una manifestazione di tale potere. In Gran Bretagna, ad esempio, la lobby israeliana e i suoi tirapiedi all’interno della politica e dei media si sono smascherati da soli con la loro implacabile guerra contro Corbyn e il suo partito. Quando Corbyn e il suo partito sono stati letteralmente spazzati via, gli Inglesi si sono resi conto di chi comanda veramente nel loro paese.
La Lobby è la benvenuta quando tira fuori i suoi denti aguzzi e interferisce con il lavoro dell’ICC. Potrebbe distruggere l’ICC, ma Israele non verrà scagionato dai crimini commessi contro i Palestinesi, poiché questi crimini sono stati commessi alla luce del sole, davanti agli occhi di tutti.
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