https://www.startmag.it/
Che cosa succede nello Stretto di Hormuz fra Regno Unito, Usa, Russia, Francia e Italia di Alessandro Sperandio
Francia, Italia e Danimarca hanno dato sostegno al piano britannico di una missione navale guidata dall’Europa per garantire una navigazione sicura attraverso lo Stretto di Hormuz. Tutti i dettagli
Francia, Italia e Danimarca hanno dato il sostegno al piano britannico di una missione navale guidata dall’Europa per garantire una navigazione sicura attraverso lo Stretto di Hormuz, proposto dopo il sequestro da parte dell’Iran di una petroliera battente bandiera britannica. Lo rivela Reuters, citando alcuni diplomatici dell’Ue.
SI AL REGNO UNITO NO AGLI USA Il sostegno contrasta nettamente con la tiepida risposta mostrata dagli alleati europei ad una simile richiesta americana espressa per la prima volta alla Nato alla fine di giugno. “La richiesta della Gran Bretagna, rispetto a quella di Washington, rende più facile per gli europei riunirsi”, ha detto un diplomatico europeo a Reuters. “La libertà di navigazione è essenziale, e si tratta di un aspetto separato dalla campagna statunitense di massima pressione sull’Iran”. Il Regno Unito ha testato la proposta durante una riunione a Bruxelles, dicendo che l’iniziativa non avrebbe coinvolto direttamente l’Unione europea, la Nato o gli Stati Uniti. Tra l’altro si è trattato della prima riunione formale europea da quando il ministro degli Esteri britannico Jeremy Hunt ha delineato i piani per proteggere lo Stretto, attraverso il quale passa un quinto del petrolio mondiale.
IL PIANO HUNT PASSO IN AVANTI RISPETTO AI PIANI DI WASHINGTON “Hunt ha svelato il piano mettendo in chiaro che lo considera ‘rivale’ rispetto a quello statunitense, e un passo avanti perché Washington si oppone all’accordo nucleare iraniano – scrive il The Guardian -. I problemi tra America e Iran nel maggio 2018 hanno innescato una catena di eventi, culminata nel sequestro, lo scorso venerdì, della nave britannica Stena Impero. Hunt ha condannato il sequestro iraniano come atto di pirateria”.
NON SOLO NAVI MA ANCHE AEREI Secondo Reuters i funzionari britannici del ministero degli Esteri e della Difesa hanno anche discusso la possibilità che la missione coinvolga non sole le navi ma anche gli aerei italiani, spagnoli, francesi e tedeschi. Un alto diplomatico tedesco ha riferito che il ministro degli Esteri Heiko Maas è in stretto contatto con i suoi omologhi britannici e francesi, Hunt e Jean-Yves Le Drian, per “contribuire alla sicurezza” del Golfo, anche quella marittima. Il discorso dovrebbe coinvolgere anche i Paesi Bassi che stanno valutando la proposta britannica, che viene valutata attentamente anche da Madrid.
L’IRAN RESPINGE LA PROPOSTA Naturalmente dall’altro lato della barricata, l’Iran ha respinto con forza la proposta e ha chiesto che le potenze straniere lascino libere le rotte a Teheran e agli altri paesi della regione: Arabia Saudita, Iran, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Iraq esportano la maggior parte del greggio attraverso lo Stretto.
GLI USA CHIEDONO CHE CINA E GIAPPONE FACCIANO DI PIU’. TRUMP: NOI SIAMO ESPORTATORI DI PETROLIO Malgrado la spinta americana a proteggere lo Stretto, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha sottolineato di non esserne più dipendenti come in passato: “Non ne abbiamo bisogno. Siamo diventati esportatori”, ha detto in occasione di un evento a Washington, riferendosi alle crescenti esportazioni di energia degli Stati Uniti. E suggerendo che ora spetta a Cina e Giappone fare di più.
COALIZIONE BRITANNICA POTREBBE COINVOLGERE ANCHE PAESI EXTRA-UE La coalizione britannica potrebbe più ampia di quella antipirateria al largo delle coste somale e potrebbe coinvolgere anche paesi non Ue come la Norvegia. Ma anche la Cina che ha una base militare a Gibuti, anche se non c’è stata alcuna discussione per coinvolgere Pechino. O Stoccolma con cui sono in corso discussioni. La missione potrebbe essere gestita da un comando congiunto franco-britannico, ha anticipato Reuters, visto che la Gran Bretagna ha una base navale in Oman, mentre la Francia ne ha una negli Emirati Arabi Uniti.
INVIATO IRANIANO A PARIGI L’Iran, invece, “ha inviato a Parigi uno dei suoi diplomatici più anziani, Abbas Araghchi, per parlare con il presidente francese Emmanuel Macron, nel tentativo di trovare una via d’uscita dall’impasse. Si dice che porti un messaggio scritto di Hassan Rouhani, il presidente iraniano – scrive The Guardian -. Teheran parteciperà inoltre domenica a Vienna a una riunione dei diplomatici di paesi che ancora sostengono l’accordo nucleare del 2015 nel tentativo di salvare l’accordo”.
|