MEMO - 5/3/2019 – Infopal - Circa 13 mila palestinesi nella Striscia di Gaza continuano a essere senza una casa, a quattro anni e mezzo dall’ultima offensiva israeliana. Durante i 50 giorni della “Operazione Protective Edge” nel 2014, gli attacchi israeliani causarono danni significativi alle infrastrutture civili, con circa 18 mila unità residenziali completamente distrutte o gravemente danneggiate. Più di 100 mila palestinesi rimasero senza casa – circa 17 mila famiglie. Secondo un aggiornamento dell’ONG per i diritti umani B’Tselem, circa il 20% delle abitazioni è ancora inutilizzabile e 2.300 famiglie – o 13 mila persone – sono senza casa. 1.600 di queste famiglie ricevevano sussidi per l’affitto dall’UNRWA, ma a seguito dei tagli dei finanziamenti USA, l’anno scorso, l’agenzia delle Nazioni Unite è stata costretta ad interrompere l’assistenza finanziaria. “La distruzione è stata causata dalla politica israeliana di ‘fuoco a volontà’, che includeva il bombardamento di strutture civili dall’aria, dalla terra e dal mare”, ha dichiarato B’Tselem. Secondo i dati dell’esercito, “la scala dei bombardamenti durante l’operazione non ebbe precedenti: 35.000 proiettili di artiglieria di diversi tipi e 14.500 proiettili di carri armati, esclusi i bombardamenti aerei”. B’Tselem ha aggiunto che “Israele ha rifiutato ogni responsabilità per i risultati delle sue azioni militari durante la “Operazione Protective Edge” e ha evitato di pagare il prezzo dei suoi atti”.
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