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Agosto 14, 2019 

 

Le bugie sull’Iva e quella poltrona vuota di conte

di Rosalba Fragapane

 

L’immagine televisiva di quello scranno vuoto in Senato durante la votazione delle mozioni sul Tav non preannunciava niente di buono. Nella sua tragica verità palesava una realtà mai vista prima in tutto il percorso democratico di questa nostra repubblica parlamentare dalla sua nascita. Succedeva infatti per la prima volta in assoluto che il Presidente del Consiglio fosse assente durante il voto su una mozione fortemente voluta dal partito di maggioranza del Suo Governo. Ma come?… ci siamo chiesti in molti come era possibile una sviolinatura della grammatica parlamentare di questa portata? In pratica abbiamo avuto un Capo del Governo che dichiara qualche settimana prima che il Tav si sarebbe fatto senza sé e senza ma, anche perché non si poteva fare diversamente, poi nello stesso tempo abbiamo avuto la più grossa componente del suo governo che non accetta quello che dice il suo Primo Ministro! Già su questo ci sarebbe da dire, ma addirittura cosa succede? Che per non perdere la faccia davanti al proprio elettorato (contrarissimo a quella decisione) il partito di maggioranza chiede comunque di votare una mozione contro la decisione presa dal suo PdC! Così se io fossi stata una coccinella parlante dentro il taschino della giacca del Prof. Conte gli avrei urlato: “ ehi tu, ehi, ma scusa non chiedi subito un chiarimento ai tuoi? Perché non gli dici che se insistono tu vai in aula e poi vai dritto al Colle?” Purtroppo, a corto di poteri taumaturgici, non eravamo lì dentro il suo taschino della giacca. Il prof. Conte in aula non c’era quel giorno, perché come le tre scimmiette (io non vedo, non sento, non parlo) ha preferito continuare dritto per la sua strada …. che non era la strada dritta verso piazza Madama perché se no avrebbe dovuto rimettere, anche solo temporaneamente, il suo mandato constatando in modo plastico che il suo governo non c’era più. Tutto sarebbe stato più semplice, forse anche recuperabile chissà …. perché prima o poi la salita al Colle appare oggi costituzionalmente una strada obbligata. Ma sarà proprio così?

 

Ma veniamo a cose ben più importanti. In questa crisi (annunciata) di governo sono in molti a dire che se si va ad elezioni ad ottobre ci sarà la catastrofe, lo tzunami economico perché aumenterà l’Iva e si andrà nel cosiddetto esercizio provvisorio. 

Infatti certi giornali e certe televisioni parlano di tragedia. Alcuni politici dell’opposizione pure. Ora noi siamo i primi sostenitori della libera espressione delle idee e delle opinioni, ma parafrasando il motto di un grande giornalista che oggi non c’è più, Lamberto Sechi, ovvero i “I Fatti separati dalle Opinioni”, non è possibile che si arrivi a prendere in giro le persone e i cittadini solo per contrastare un nemico, perché in fondo non è molto corretto.

In realtà i soldi di copertura per la sterilizzazione dell’Iva sono già stati individuati al Mef e da parecchi mesi, tanto è vero che in diverse interviste (ad es. Sky tg 24 e Porta a Porta e diversi quotidiani) già questa primavera il Ministro Tria aveva rassicurato sul punto, salvo poi, fra una domanda e l’altra, arrivare ad affermare che lui non sarebbe poi stato così contrario ad un aumento di questa imposta indiretta. E non a torto, secondo noi. Infatti un aumento dell’Iva ovvero di un’imposta indiretta sui cittadini non sarebbe affatto una tragedia, il peso sarebbe dello 0 virgola, anzi ciò porterebbe soldi freschi nelle casse dello Stato che potrebbero e dovrebbero essere usati per realizzare contestualmente una profonda, strutturale riforma del Fisco che preveda un congruo abbassamento delle tasse. Qualche giorno fa proprio il Sole 24 ore (la Bibbia) ha pubblicato il dato sul peso di un’ eventuale aumento al 25 %: facciamo dunque due calcoli sui dati dell’autorevole quotidiano. Così il costo di quanto peserebbe un aumento dell’Iva per una famiglia italiana ( per es.3 persone) è pari 541 Euro all’anno che diviso per 365 giorni ci da : 1 euro e 48 centesimi al giorno. E i calcoli fanno riferimento ad un nucleo familiare, non ad un singolo cittadino! Ma non è finita: in Italia le aliquote sono tre: 22%, 10%, 4%. Di queste sarebbe soggetta all’innalzamento solo quella del 22% e quella del 10%. E molti beni di consumo essenziali e comuni non sarebbero toccati. Inoltre ad un eventuale aumento potrebbero essere previste per esempio nello stesso tempo abolizioni di altre fastidiose tassazioni indirette come per esempio il Bollo Auto e molti altri balzelli ( ne esiste una lunga lista) che sarebbe ora di eliminare. Inoltre si potrebbe volendo pensare ad un aumento dell’Iva in punti percentuali più piccolo. Sarebbe comunque non una iattura ma un’opportunità basata su una vera equità fiscale che porterebbe un gran quantità di denari nelle casse del Tesoro che però NON dovrebbero essere utilizzati affatto per bonus, sprechi e varie altre amenità ma come già chiarito sopra per una riforma fiscale totale e profonda. 

L’altro sventolato spauracchio sollevato da chi sostiene che il nostro paese sia sull’orlo del baratro se si dovesse mai andare a votare è la questione dell’esercizio provvisorio. E qui, se si andasse a votare a metà ottobre proprio a rigor di calendario, non ci sarebbe alcuna possibilità di dover ricorrere a questa misura. Ricordo che siamo al 14 agosto e la manovra quella vera va chiusa entro il 31 dicembre di ogni anno. Mancano più di 4 mesi! E ricordo che le manovre si fanno mediamente dopo il 10 dicembre. E quindi nessuna paura, inutile raccontare falsità questa è la prassi corrente, sono i fatti. A ciò si aggiunge un’altra cosa: in Italia molti governi sono andati in esercizio provvisorio e questo è ben accaduto più di 30 volte! Solitamente è un periodo di 4 mesi in cui i governi europei spendono i soldi delle entrate solo per assolvere le spese obbligatorie e indispensabili (es. stipendi, pensioni) Molti governi europei lo hanno fatto, il caso della Spagna che continua ad andare al voto perché non riesce mai a fare un governo è emblematico, ma anche la Germania e altri. Ora, se io, come Stato per un periodo limitato sono obbligato a limitare le spese sono anche obbligato a non fare sprechi! E sì perché l’altro aspetto del tutto positivo di un esercizio provvisorio è anche questo: una forzata riduzione di sprechi e soldi gettati al vento si trasforma in una evidente spending rewiew. Nessuno tifa per questo sia ben chiaro ma stati europei come la Spagna hanno, tra un’ elezione politica e l’altra, ridotto pure il proprio deficit, quindi non si tratta affatto di una tragedia.

La necessità primaria di questo paese è di ridurre la tassazione immediatamente (mio precedente articolo del 8/7/19). Probabilmente una bozza avanzata di manovra al MEF è già stata messa a punto, perché nessuno dei tecnici ed esperti sta con le mani in mano. Non ci sembra affatto che il disastro sia imminente anzi nel nostro piccolo siamo forse messi meglio di altri stati europei come la Germania per esempio, e di ciò su questo sito ne abbiamo dato più volte testimonianza con dati precisi in diversi articoli. Il nostro è un grande paese, è la seconda manifattura in Europa ed è uno dei paesi più importanti del mondo economicamente, non possiamo fare assolutamente una manovra finanziaria con un governo di transizione, né tecnico ci vuole un governo politico vero capace di ribaltare la stagnante situazione economica. Stagnante, non disastrosa. Una situazione che si trascina da troppi anni e che deriva dalla troppa burocrazia, da riforme sbagliate e oppressive, da scelte inopportune che hanno visto in passato sforamenti del debito soldi con i quali si sono dati bonus e fatte spese inutili. Nessuno può permettersi di danneggiarci perché verrebbe travolta l’Europa intera. Non sappiamo cosa accadrà con la Brexit, ma questa debolezza eventuale europea gioca paradossalmente a nostro favore. Se si dovesse andare al voto bisogna farlo immediatamente come richiesto da più parti degli analisti economici. E c’è tutto il tempo. Infine la scadenza delle indicazioni di un nome in Europa per designare un commissario è il 26 agosto, ma in verità mancano all’appello molti stati come per esempio la Francia. Da noi ancora nomi non sono stati fatti, o comunque non sono stati resi pubblici, ma è probabile che dopo la soluzione della crisi di governo che avverrà sicuramente prossimi giorni, ciò avverrà. Non è come certi media raccontano ma anzi si è nei tempi regolari, anzi è corretto attendere. Piuttosto c’è un’altra nomina di cui non mi sembra si parli, quella sì importantissima che ha delle scadenze improrogabili già ai primi di Settembre 2019 ovvero una poltrona vacante nel board della BCE e sarebbe necessario che immediatamente l’Italia indichi e imponga un suo nome al più presto!

 

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