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05/11/2019

 

La Brexit, la Guerra Fredda e “la spia che corre sul campo”

di Maria Antonietta Calabrò

 

Nell’ultimo romanzo di Le Carré, la “dimensione mancante” della storia contemporanea, che non riguarda solo il Regno Unito, ma anche l’Italia (e Italexit).

 

La Brexit vista con gli occhi di chi ha guerreggiato la Guerra fredda (di cui festeggiamo sabato 9 novembre la fine, con il trentennale anniversario della Caduta del Muro di Berlino), non è una bella visione. Per niente.

Ed ecco che “La spia corre sul campo”. 

E’ un romanzo, certo, cioè un’opera di fantasia, e quindi con la precisazione che “qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o scomparse, è assolutamente casuale”, ma Nat, un veterano con 47 anni nel Secret Intelligence Service britannico, ci spiega tutti i dubbi sulla Brexit dell’establishment del suo paese, rappresentato al suo più alto livello, e cioè l’intelligence.

Nat deve combattere contro un Giano bifronte: l’americanizzazione della Gran Bretagna e l’interferenza russa. Ma secondo il romanziere John Le Carré  sono le due facce di una stessa medaglia. Lo esprime con dialoghi estremamente crudi, ma che rendono l’idea.

Dice Arkady quello che un tempo era un “traditore” russo di altissimo livello a Nat (il suo “reclutatore” e “manipolatore”):

“Uscite dall’Europa, con i vostri nasini sdegnati, rivolti all’insù. Siamo speciali…Non abbiamo bisogno dell’Europa. Tutte le nostre guerre le abbiamo vinte da soli. Niente americani, niente russi, non ci serve nessuno… Ho sentito dire che il grande amante della libertà, il presidente Donald Trump, vi salverà il culo, economicamente parlando. Sai chi è Trump?”

Nat: “Dimmelo tu”.

Arkady: “Il lavacessi di Putin. Fa tutto quello che il povero Vladi non può fare da solo: pisciare sull’Unione europea, pisciare sui diritti umani, pisciare sulla Nato. Ci assicura che la Crimea e l’Ucraina, appartengano al Sacro impero russo… E voi inglesi che fate? Gli succhiate l’uccello e lo invitate a prendere il te’ con la Regina. Prendete il nostro denaro sporco e ce lo ripulite. Ci accogliete se siamo criminali d’alto bordo. Ci vendete mezza Londra. Vi disperate quando avvaliamo i nostri traditori e dite, per favore, per favore, cari amici russi fate affari con noi. E’ per questo che ho rischiato la vita? Non credo”.

 

E il giudizio rivelato a Nat di un alto grado del servizio segreto sul Regno Unito non è più esaltante: 

“L’intera nazione è al collasso. La prima cosa che noti ogni volta che torni a casa è che non funziona niente, è tutto raffazzonato: la stessa sensazione che avevamo a Mosca a quei tempi, se ti ricordi”.

E a Washington, chiede Nat? “Dio mio terribile, cazzo” - risponde l’interlocutore con un sorriso ancora più marcato. “Scoppiano guerre intestine in ogni angolo e si diffondono come il morbillo, non sai mai chi si schiera con chi, per quanto tempo, e chi si troverà senza lavoro da un giorno all’altro. E per di più manca un Salomone a fare da ago della bilancia. Fino a un paio d’anni fa, eravamo gli emissari dell’America in Europa. Certo, la nostra posizione nell’Unione era instabile e non sempre comoda. Ma almeno eravamo dentro, parte del pacchetto, per fortuna fuori dall’euro e senza fare sogni bagnati su una politica estera comune, una politica militare comune o quello che è - strizzata d’occhio, risatina.

E in che cosa consisteva il nostro rapporto privilegiato con gli Stati Uniti? Nell’attingere gioiosamente alla mammella del potere americano. Una goduria. E adesso cosa siamo? Gli ultimi della fila, dietro ai crucchi e ai mangiarane, con molto meno da offrire. Un vero disastro”.

 

Argomentando sulla necessità di una prospettiva di lungo termine nell’intelligence,  Winston Churchill, affermò: “Più puoi andare indietro, maggiormente puoi guardare in avanti”. Solo così si può sperare di anticipare danni nel futuro.

E a ricordarlo - anche a noi italiani, dopo l’appello di Trump dei giorni scorsi a lasciare l’Europa - può anche essere utile un romanzo come questo, che bisogna assolutamente leggere.

 

Ps: È stato reso noto dal Guardian che Downing Street non darà il suo consenso alla pubblicazione di un rapporto parlamentare potenzialmente esplosivo sull’influenza russa sul referendum vinto dai brexiter nel 2016, prima delle elezioni del 12 dicembre. Al rapporto ha contribuito con prove scritte Christopher Steel, una ex spia del MI6, autore di un dossier sui legami di Trump con Mosca e sull’influenza russa sulle elezioni politiche in molti paesi europei, oltre che sulle presidenziali americane del 2016.

 

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