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21/10/2019

 

Duello sulla Brexit. Johnson chiede nuovo voto, ma decide lo speaker Bercow

 

Il premier ci riprova dopo lo stop di sabato imposto dall'emendamento Letwin. I mercati scommettono su di lui. Laburisti in cerca di nuove alleanze per affossare l'intesa

 

Andrà fino in fondo lo speaker della Camera John Bercow nella sua sfida al premier Boris Johnson? È attorno a questa domanda che dovrà dipanarsi la settimana cruciale della Brexit, con il primo ministro Tory che si appresta oggi a chiedere al Parlamento un nuovo “voto significativo” (un sì o un no) all’accordo con Bruxelles. Una richiesta che – come spiega la stampa britannica – potrebbe essere respinta dallo speaker della Camera, uno scenario che darebbe più tempo ai laburisti di cercare nuove alleanze per affossare definitivamente l’intesa. I mercati danno fiducia al premier conservatore: la sterlina, infatti, vola sopra quota 1,30 dollari per la prima volta da maggio.

Il voto è stato rimandato sabato grazie all’approvazione da parte dei deputati dell’emendamento Letwin, che ha imposto un ulteriore rinvio alla necessaria ratifica dell’intesa con Bruxelles, e ha costretto BoJo a scrivere all’Unione europea, senza firmarla, una lettera con la richiesta di nuova proroga della Brexit.

Oggi BoJo ci riproverà, deciso a giocarsi il tutto per tutto pur di mantenere la sua promessa: realizzare la Brexit entro il 31 ottobre. È altamente probabile però che Bercow, da sempre molto critico nei confronti di BoJo e sostenitore del Remain, blocchi l’iniziativa del governo, non autorizzandone la mozione sulla base del fatto che una votazione sullo stesso tema non può ripetersi in un arco temporale così ristretto.

Per Dowing Street, quello di sabato è stato un “voto senza significato”, perché con l’emendamento proposto dal Tory ribelle Oliver Letwin - stando al quale il Parlamento può votare la ratifica dell’accordo di recesso solo dopo l’approvazione del pacchetto di leggi (Withdrawal Agreement Bill) relativo all’attuazione dell’accordo stesso - è stata negata ai deputati la possibilità di mettere fine all’incertezza sul futuro del Paese. “Il Parlamento deve votare in modo chiaro sì o no all’accordo”, riferiscono fonti governative citate dai media britannici.

La palla è dunque nelle mani di Bercow, che sta ricevendo più d’una critica di parzialità. Nel caso di semaforo rosso da parte dello speaker al “voto significativo”, l’attenzione si sposterà sul governo che dovrebbe presentare il suo Withdrawal Agreement Bill ai parlamentari nella tarda giornata di oggi, con un possibile voto sul testo già domani, nella speranza di accelerare l’iter legislativo.

È in questo contesto che si stanno muovendo le opposizioni per rosicchiare ulteriori consensi al premier Tory, che già adesso non ha una maggioranza parlamentare: il partito unionista nordirlandese (Dup), che appoggiava l’esecutivo, si è tirato indietro perché ritiene che il patto negoziato con Bruxelles dal premier, che pone una frontiera doganale nel Mare d’Irlanda, minacci l’unione dell’Irlanda del Nord con la Gran Bretagna. Intanto i laburisti - che in maggioranza sono contrari all’accordo di Johnson - cercano di tendergli una trappola: sono intenzionati a presentare emendamenti per chiedere non solo un’unione doganale con l’Ue, ma anche un nuovo referendum. Il piano, secondo quanto riporta il Guardian, è cercare l’appoggio dei Tory ribelli e del Dup per emendamenti che forzino Johnson ad abbandonare di fatto l’accordo o accettare una Brexit più soft. 

Bruxelles resta in attesa, mentre delle Capitali europee arrivano segnali discordanti. La Commissione europea segue “molto da vicino gli eventi a Londra” e “non ha da annunciare nuovi contatti” tra il presidente Jean-Claude Juncker ed il premier britannico. Il leader del Consiglio europeo Donald Tusk, intanto, sta facendo un giro di consultazioni con le capitali dei 27 sull’eventualità di una proroga per la Brexit. Ricevendo risposte anche molto diverse: se per Parigi “un ulteriore rinvio” della Brexit “non è nell’interesse di nessuno, Berlino è più aperta sull’eventualità di una proroga.  La Germania reputa ipotizzabile un “breve rinvio tecnico” della data della Brexit se il governo britannico dovesse avere bisogno di più tempo per ottenere l’approvazione dell’accordo di uscita dall’Ue da parte del Parlamento. Lo ha detto il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas. “Non escluderei un breve rinvio tecnico nel caso in cui il Regno Unito incontrasse dei problemi nell’iter di ratifica” dell’accordo

Nel frattempo all’Eurocamera è stato lanciato il processo di ratifica dell’accordo raggiunto la settimana scorsa, e domani il capo negoziatore dell’Ue Michel Barnier aggiornerà il collegio dei commissari sugli ultimi sviluppi. Secondo quanto spiegato, la mancata firma sulla lettera di richiesta di proroga di Johnson “non cambia nulla”.

 

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