Redazione ANSA

08 ottobre 2019

14:49

 

Brexit: Merkel a Johnson, accordo quasi impossibile 

 

Tusk accusa il premier britannico "fa stupido scaricabarile"

 

Un accordo con l'Unione europea sulla Brexit è "enormemente improbabile" sulla base del piano di Boris Johnson: lo avrebbe detto Angela Merkel al telefono allo stesso premier britannico, secondo una fonte anonima di Downing Street. Stando alla fonte citata da Bbc, Merkel avrebbe posto la condizione di lasciare l'Irlanda del Nord nell'unione doganale, inaccettabile per Londra. Il Labour ha tuttavia denunciato il leak, per bocca del ministro ombra Keir Starmer, come "un cinico tentativo di sabotare i negoziati" e di preparare lo scaricabarile.

 

Intanto, il presidente del Consiglio dell'Ue, Donald Tsuk, accusa in un tweet Boris Johnson di giocare a "uno stupido scaricabarile" sulla Brexit. La questione "non è chi vince", ma è "il futuro dell'Europa e del Regno Unito così come la sicurezza e gli interessi del nostro popolo", scrive Tusk che, sempre rivolto al premier britannico, aggiunge: "Non vuoi un accordo, non vuoi un'estensione, non vuoi una revoca, quo vadis?"


Redazione ANSA

08 ottobre 2019

15:13

 

Brexit: fonti Gb pessimiste su accordo

 

'Piano Johnson ultima chance'. Allarme debito in caso di no deal

 

L'Ue finora "non si è mossa di un centimetro" e la rottura dei negoziati sulla Brexit potrebbe essere ormai questione di giorni. Lo afferma una fonte anonima governativa britannica citata dalla Bbc, accreditando ancora qualche chance di accordo dell'ultimo minuto, ma non senza evocare una netta sensazione di pessimismo. Una seconda fonte avverte che le proposte avanzate da Boris Johnson in alternativa al backstop sono alla base dell' "unica via d'uscita" possibile e che, in caso di formalizzazione del fallimento, "non ci saranno altre chance". "I negoziati moriranno" entro fine settimana "se non saranno rivitalizzati" da Bruxelles, rincara una terza fonte citata dallo Spectator, settimanale filo-Tory.


Intanto l'Institute for Fiscal Studies (Ifs) ammonisce che in caso di no deal, anche accantonando gli scenari peggiori, il Regno Unito andrebbe incontro a un debito pubbl

ico record per far fronte alle spese, indicando una stima di 100 miliardi di sterline, pari al 90% del Pil: il picco da 50 anni.

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https://www.huffingtonpost.it/

02/10/2019

 

L'ultima offerta. Boris Johnson propone l'Irlanda del Nord in Ue fino al 2025: "Usciamo qualunque cosa accada"

 

Nel piano "due confini per quattro anni". La proposta all'Europa per superare lo stallo del backstop che minaccia un no deal sulla Brexit il 31 ottobre. Reazioni opposte: Belfast favorevole, Dublino contraria.

 

“Due confini per 4 anni” per l’Irlanda del Nord: è questo il senso della proposta di Boris Johnson, estensivamente anticipata dal Telegraph, per un accordo con l’Ue sulla Brexit come alternativa al backstop. In accordo con il Partito Unionista Democratico (DUP) l’Irlanda del Nord resterebbe così nel mercato unico europeo fino al 2025 per prodotti agroalimentari e manufatti.

 

Il premier irlandese frena: “Proposte impraticabili e illegali”

Reazioni opposte in Irlanda: la ministra degli Affari Europei di Dublino, Helen McEntee, parla di un’offerta ‘prendere o lasciare’ con aspetti “inaccettabili”. E l’opposizione del Fianna Fail di proposte “impraticabili e illegali”. Pieno sostegno a Johnson invece dagli unionisti nordirlandesi del Dup, in precedenza contrari al backstop e all’accordo raggiunto da Theresa May. È previsto nel pomeriggio un colloquio telefonico fra BoJo e Jean-Claude Juncker, presidente uscente della Commissione Ue. “Nel corso della giornata riceveremo un testo da Londra e lo esamineremo attentamente” e “ci sarà poi un dibattito costruttivo” ha spiegato una portavoce, ricordando che “l’Ue vuole un accordo” con Londra e che “un recesso ordinato è l’opzione preferibile rispetto ad un no deal”.

Nel dettaglio, l’Irlanda del Nord uscirebbe dopo la transizione a fine 2021 sia dall’Ue sia dall’Unione doganale, come il resto del Regno Unito. Ma rimarrebbe allineata per 4 anni al mercato unico per i beni agricoli e industriali, oltre a godere nello stesso periodo di un’esenzione dal codice doganale europeo e dall’Iva europea.

 

Il piano di Boris

 

Il Telegraph, giornale vicino al premier conservatore britannico, spiega che la proposta prevede l’istituzione di controlli doganali fra Irlanda e Irlanda del Nord non sulla linea di frontiera (gli accordi di pace del Venerdì Santo del 1998 indicano debba essere senza barriere), bensì sparsi a una distanza imprecisata da essa: sui due lati del confine. E prevede per altro verso che i beni agricoli e industriali commerciati fra Paesi Ue e Irlanda del Nord vengano dichiarati al transito attraverso l’Irish Sea fra la stessa Irlanda del Nord e il resto del Regno Unito.

Per alleggerire i controlli e facilitare le cose a Belfast, Londra chiede del resto all’Ue di non imporre all’Irlanda del Nord un codice doganale (Ucc) né le proprie regolazioni sull’Iva (Vat), entrambe richieste problematiche per Bruxelles; oltre a garantire un’esenzione del solo territorio nordirlandese dall’obbligo di uniformarsi alle tutele europee sul lavoro.

Questo regime andrebbe concordato fin da subito nell’ambito dell’accordo di recesso e resterebbe in vigore per quattro anni, dopo la transizione post Brexit già prevista nella vecchia intesa di divorzio raggiunta con l’ex premier Theresa May. Ossia fino al 2025. Poi spetterebbe al Parlamento locale di Belfast decidere se prorogarlo o istituire un confine più tradizionale con Dublino: decisione destinata potenzialmente a creare forte tensioni fra i maggiori partiti nordirlandesi, unionisti da una parte e repubblicani dall’altra.

Il premier ha invitato l’Ue ad accettare questo “compromesso costruttivo”.

“Fuori dall’Ue qualunque cosa accada”: standing ovation per il premier al congresso Tory

In attesa della reazione di Bruxelles alla nuova proposta di BoJo una cosa pare chiara: il premier britannico è determinato a uscire dall’Ue il 31 ottobre, con o senza accordo. E indipendentemente dalla legge con la quale il Parlamento ha chiesto a Downing Street di impegnarsi a non uscire senza intese. Lo ha ripetuto a conclusione del congresso dei Tory, dove il suo motto “get Brexit done” è stato accolto con un’ovazione. I rapporti con la Camera dei comuni sono molto tesi, e il premier non fa nulla per provare a mitigarli, anzi accusa i parlamentari di aver finora “rifiutato di attuare la Brexit, rifiutato di presentare qualunque proposta costruttiva e rifiutato le elezioni”, di non ascoltare gli elettori che voglio ormai guardare avanti e di aver presentato “una legge della resa” per un rinvio contro l’opzione del no deal.

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