Fonte: https://michelonfray.com
Comedonchisciotte
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20/03/2019
Parigi Brucia?
di Michel Onfray
traduzione di Bosque Primario
Ormai l’avrà capito bene che in questa crisi dei gilet-gialli – GJ- Macron si sta giocando la faccia …. ed è sicuro che questo sia un affare veramente pericoloso. Quella che vediamo oggi è una città in cui il principe è un bambino … E potrà sembrare conveniente a questo re-bambino che sa che, nella logica binaria instaurata dai suoi grandi predecessori, tutto è stato organizzato perché alle presidenziali la scelta finale opponga un candidato di Maastricht a un altro che non lo è – e il primo presenta il secondo come il caos fascista. Per questo fatto la logica spinge a mandare al potere qualsiasi uomo purché sia ligio all’Europa di Maastricht. Lui è uno dei servitori di questo potere e se ne sente forte. Ma la sua è la forza di un domestico. Questo è il motivo per cui, nell’attuale caos la lista degli uomini di Macron è ancora in testa nelle intenzioni di voto per le prossime elezioni europee. Così dopo 18 settimane di vilipendio, insolenze, insulti, disinformazione, notizie false, obitori, offese e affronti verso i GJ, Macron continua con il suo modo di fare comunicazione che, sa bene, gli porterà vantaggi: mentre Parigi brucia, le banche sono bruciate, mentre il Fouquet è in fiamme, mentre il fuoco dall’interno di un palazzo minaccia di uccidere i suoi abitanti, mentre gli scontri si sono moltiplicati ed i capi, segretamente pilotati dai politicanti, adesso chiedono una insurrezione violenta, che gli stessi capi si augurano converga con le lotte tra Black-Block e “gens des cités”, con il pretesto dei GJ. I Black block, il cui arrivo in massa è annunciato dal ministero degli interni, senza che nulla sia stato per impedire loro di fare danni. Emmanuel Macron sta sciando … Il re sta facendo dello sci! In compagnia di sua moglie, della sua famiglia, dei suoi amici e forse anche del suo amico Benalla, sta celebrando la vita a base di raclette e vino bianco. Va tutto bene a Versailles … Ma perché, in effetti, dovrebbe rodersi il fegato?
Perché se dovesse sciogliersi l’Assemblea nazionale, Macron sa bene che resterebbe comunque, presidente della Repubblica. Il suo obbligo costituzionale e politico si limiterebbe a nominare un primo ministro frutto della nuova maggioranza … Che non mancherebbe di essere macroniana!
Se, per effetto di una improbabile stravaganza, il Rassemblement National arrivasse in testa in queste elezioni legislative, dopo un ipotetico scioglimento, Macron nominerebbe Marine Le Pen a Matignon e il primo lavoro di questa signora sarebbe fare come lo Chirac degli anni 80, facendo molta attenzione di non toccare né l’euro, né l’Europa liberale, né Maastricht e di non provare a immaginare in nessun caso una Frexit – cosa che ha già preannunciato – aggiungiamo a questo che, condizionato da anni di propaganda, il popolo non accetterebbe questa nomina che i media farebbero abilmente trapelare: Macron avrebbe allora la strada aperta … Per evitare uno scenario del genere, potrebbe preferire Dupont-Aignant che arriverebbe di corsa ad occupare la poltrona e la rielezione di Macron alle prossime presidenziali sarebbe assicurata.
Se Macron si dimettesse, ma non sogniamocelo neppure, sa anche che né il partito socialista, che ormai ha affidato le chiavi europee del Partito di Jaurès a Raphael Glucksmann, che non è la stessa cosa né della France insoumise, che sui media ha fatto vedere un Mélènchon appeso a un cappio e con problemi psichici e non è nemmeno il partito di Wauquiez, che cerca di sopravvivere parlando di chimere politiche con la voce di un giovane filosofo cattolico fiancheggiato da qualche cavallo di razza che insegue ancora il ritorno di un sarkosismo praticamente farcito di morale cattolica. Non sono certo quelli che potranno succedergli all’Eliseo.
Dunque tutto va bene per lui.
Scegliere di far marcire tutto, perché si sa che lui si occuperà dei nostri affari, anche questo serve al popolino, ai poveri, ai miserabili, agli ignoranti e a tutti quelli che costituiscono lo sfondo ontologico della ribellione dei GJ. E’ un modo di agire come Attila o come qualsiasi altro capo dei barbari: è scegliere la politica della terra bruciata. Après moi, ou sans moi, ou hors de moi, le déluge!
Significa prendere in ostaggio i francesi credendo che loro siano lì per noi e non che noi ci troviamo lì per i francesi. Quest’uomo che vuol far credere di aver messo il suo quinquennato sotto gli auspici di Giove e del generale de Gaulle, alla fine l’ ha messo sotto gli auspici di Peter Pan, quel bambino che non voleva crescere.
Per chi vuol prendere la gente?
All’inizio ha cominciato a maltrattare i sindaci, poi ha voluto dire che erano il sale della democrazia, prima di andare a trovarli per far loro una lezione come faceva una volta il maestro in classe con i ragazzini che, obbedienti, era tutti vestiti con lo stesso grembiule. I primi magistrati, scelti e selezionati con cura tra i prefetti pagati per portare avanti la politica del presidente, fasciati con il loro tricolore, si sono trovati con un capo di Stato che li ha degnati di un monologo che è durato delle ore. Poi ha cominciato a offendere i francesi, quei Galli riluttanti al cambiamento, quegli eterni ribelli che si lamentano, deficienti incapaci di comprendere la necessità dei cambiamenti voluti da sua maestà, lui differentemente dai popoli luterani del Nord Europa, prima di organizzare dei falsi dibattiti, ha voluto tenere dei veri monologhi, lasciando da parte il suo lavoro, che sarebbe quello di presiedere alla Francia e non combattere per se stesso, per la sua causa e per il suo personale successo alle prossime elezioni europee.
Poi ha cominciato a offendere gli intellettuali che non gli leccavano gli stivali prima di invitare una sessantina di persone scelte con cura: È interessante vedere chi è stato invitato. Frederic Lordon, un leader della gauche, ma sovvenzionato dal contribuente per mezzo del CNRS, dove è Direttore della ricerca, lui sarebbe stato invitato ma ha detto ad alta voce che non sarebbe andato. Michel Wieviorka “sociologo”, ma è veramente il caso, per questo signore che ha detto a chiare lettere su Canal +, che la A dentro un cerchio è un simbolo di estrema destra, di essere scelto a far parte degli eletti? Dopo aver detto di non avere una cultura francese, Macron ha invitato sei decine dei suoi rappresentanti a discutere su France -Culture, un luogo di grande libertà intellettuale, se ne esiste uno. Speriamo che continuerà a parlare con 60 persone per volta e che questo lo costringerà a una performance che durerà una quindicina di giorni senza sosta, altrimenti, questo tipo di incontri non sarà stato altro che una danza del ventre del presidente davanti ad una assemblea prigioniera. A meno che non venga offerto anche il palinsesto estivo su questo canale di servizio pubblico, lo spazio c’è, credo, dopo che si è liberato quello occupato per gli ultimi 16 anni da un filosofo, passato ad altro incarico, grazie a lui.
Fin da principio disprezza i GJ e prende a parolacce le loro sofferenze: antisemiti, omofobi, razzisti, xenofobi, ignoranti, analfabeti, ubriachi, fascisti, lepenisti, vichyisti, petainisti, va tutto bene quanto gli permette di dire ai GJ che hanno semplicemente espresso la loro sofferenza sociale, che sono dei poveri bastardi. Questa malattia sociale che la sua brutale politica maastrichtiana sta facendo diffondere come un’epidemia fulminante, lui la tratta con arroganza e con provocante sufficienza. Perché, se non fosse così, dovrebbe farsi vedere mentre beve un link con gli amici sulla terrazza di una stazione sciistica, mentre Parigi sta bruciando? Più cinico di così, si muore ….
Scegliere l’umiliazione non è una cosa buona. Si deve essere arrivati alla frutta per non capirlo. Almeno qualcuno dei suoi 60 intellettuali scelti dal principe come suo specchio dovrebbe regalare a questo falso-intellettuale-vero-cinico un libro che Marc Ferro ha pubblicato nel 2007 “Il Risentimento nella storia”. È un libro che scorre velocemente e nel leggerlo si vorrebbe che avesse migliaia di pagine per quanto le sue intuizioni e le sue informazioni sono giuste. Che cosa dice? Non si umiliano mai impunemente le persone e il loro avvilimento di un giorno porta sempre una loro risposta.
Come potrà essere questa risposta?
Nessuno può immaginarsi che un dibattito su questo punto possa generare qualcosa di diverso dallo squittio di un topo. Macron aveva detto fin dall’inizio che avrebbe dato spazio ad un chiacchiericcio nazionale, ma che alla fine non sarebbe stato il caso di cambiare il capo. Per quale motivo, allora, cominciare un dibattito se si fa sapere in anticipo che non dovrà cambiare niente di essenziale? Non sarebbe stato meglio dire subito che si poteva parlare tranquillamente solo se non si voleva dire niente?
Ha nominato dei mediatori, dei coordinatori, degli animatori, ha creato un dispositivo per rintracciare, centralizzare, sintetizzare le domande scritte sui Cahiers de doléance, entro certi termini e solo con contenuti altisonanti, ha trovato i fondi per finanziare il tutto e ha cominciato a parlare da solo, pretendendo di dire che stava dialogando con la gente, ha riempito i media con la sua presenza logomachique , ha girato tutta la Francia si è fatto vedere nei luoghi più improbabili della provincia, si è fatto annunciare ed è andato, è arrivato senza farsi annunciare, ha preso appunti davanti alle telecamere che ne hanno approfittato per fare delle utilissime trasmissioni, dal punto di vista della comunicazione – quest’uomo ascolta attentamente, ha detto di essere un contadino medio, ha tirato fuori la penna, si è tolto la giacca, ha bagnato la camicia, ha detto delle belle parole, in un incontro si è persino messo vicino ad un gilet giallo che sembrava fosforescente accanto a lui …. Ma si sa tutto questo non servirà a niente dato che il capo, che è buono, sarà sempre lo stesso!
Tutto questo gran fumo deriva dal fatto che, a suo tempo, Ségolène Royal aveva fatto riferimento alla democrazia partecipativa senza accorgersi che la necessità di ricorrere a questo eufemismo era evidentemente una prova che, in questa democrazia, il popolo aveva smesso di partecipare …. ed è stata la stessa Ségolène Royal che aveva reclutato e nominato lo scenografo dei Guignol dell’informazione perché le trovasse delle frasi ad effetto per infarcire i suoi discorsi e che probabilmente avrebbero incuriosito i giornalisti che le avrebbero riportate nei loro articoli. Delegare la democrazia partecipativa a un Guignol e per di più dell’informazione: dice tutto ….
A cosa serve andare in giro ad incontrare la gente nelle sotto-prefetture e chiedere loro che cosa si aspettano, quando si aspira a mantenere la carica suprema della Quinta Repubblica, come M.me Royal a suo tempo e come Macron oggi? La risposta è semplice, per le foto sui rotocalchi, bisogna infatti ben intendere che queste messinscena che si sono scelte servono a mostrare un’assemblea riunita tutta intorno al maschio dominante che sta giocando la partita del Gentil Organizateur du Club Med, dove ascolta, si informa, prendere appunti, scende nell’arena, mostra di non aver paura, va al contratto e, soprattutto, che è vicino alla gente …. Non si può firmare questa tesi di comunicazione – a livello 110 senza lode – Perché una persona che aspira a quel posto, o peggio che ha già quel posto e suo malgrado ha ancora bisogno di questi incontri per sapere ciò che pensa la gente, significa ammettere chiaramente di non saper niente della vita di coloro, dei quali si deve amministrare l’esistenza, e per questo, non di non essere giusto per quel posto e nemmeno per candidarsi ancora a premier eletto dalla nazione. Macron dice che ascolterà, ma non fa niente, l’ha detto lui stesso: organizza tutti questi incontri con un grande appoggio della stampa complice, con il pretesto di comprendere quello che vuole la gente: adesso i desideri dei GJ sono stati chiari fin dal primo giorno, ben prima di quando tutta questa manfrina voluta dal capo dello Stato fosse stata messa in atto.
Re della tattica, con tutto questo gran dibattito nazionale, Emmanuel Macron ha creato una diversione perché aveva bisogno di giocare la carta di questo degrado. Ogni settimana passata senza che i GJ si organizzassero giocava a suo favore, era tutto tempo utile per organizzare una risposta non certo politica, ma poliziesca, che per lui è di bassa polizia: lasciare che i casseurs agiscano, lasciare che si demoliscano le strade e poi lasciare che volino le pietre, lasciare che i Black-Block siamo taggati e che si uniscano ai casseurs delle periferie e aspettare che qualche GJ si aggreghi, per mandare in giro le immagini dei vandalismi e associarle ai GJ: gli Champs Elisées ? perfetto, l’Arco di Trionfo,meglio ancora, incendi ottimo, vetture ribaltate e date a fuoco, geniale …. sono bastate due serate passate in discoteca per permettere al ministro degli interni di avere una copertura mediatica e di denunciare quello che il potere aveva smesso di fare: è così che si instilla il virus in un corpo sociale. Basta quindi laisser-faire: Incubazione, febbre, sintomi della malattia e quella arriva, non c’è bisogno di attendere che scoppi, è già bella forte e poi bisogna augurarsi che la morte arrivi all’appuntamento.
Ecco la strategia di Macron, quella che gli permette, in attesa del trapasso, di andare a fare gli sport invernali, sapendo bene che questo tipo di attività è riservata solo ai privilegiati che non soffrono della malattia sociale. Cinico, arrogante, pretenzioso sicuro di se stesso e del suo metodo, mentre Parigi brucia, lui s’è messo a sciare ….
Ma come un apprendista stregone, quest’uomo che ha buttato il virus per contaminare sul corpo sociale dei GJ si è assunto il rischio di un’infezione ben maggiore. Quando il suo Gran Débat darà il via a delle riforme sociali (come i 90 km all’ora in certe strade di campagna, dove la regolamentazione in materia potrebbe tornare ai consigli dipartimentali o regionali, come restituzione del potere alla Francia delle periferie, come si vorrebbe) o delle riforme tecniche in materia di fiscalità ( di cui nessuno comprenderà niente, eccetto che i commercialisti) quando, allora, i GJ vedranno che il presidente sta veramente buttando loro polvere negli occhi e non sta curando nessuna delle loro ferite, allora il risentimento sarà ancora maggiore, e con il risentimento la collera, scritta con la maiuscola.
E che cosa farà allora – il Sig, Presidente – con questa collera ancora più forte, dopo aver già risposto ad una rabbia ben minore con una ondata di repressioni tanto sproporzionata che l’ufficio dell’Alto Commissariato per i Diritti umani dell’Onu, per mezzo di Michelle Bachelet, che è stata presidente del Cile, lo ha informato che la Francia sarebbe stata inclusa tra i paesi che, a livello internazionale, sono segnalati per il mancato rispetto dei diritti umani?
La stessa Bachelet ha riassunto la natura del movimento dei GJ affermando: “In Francia i gilet-gialli protestano contro quello che loro percepiscono come una esclusione dai diritti economici e dalla partecipazione agli affari pubblici”. Emmanuel Macron sappiamo che non la pensa così, Lui li vede piuttosto come un movimento di faziosi di estrema destra, omofobici, razzisti, antisemiti, scettici sul clima e cospirazionisti, in altre parole, tutta gente che sta offendendo la sua propria persona.
Sono ricorso alla metafora dell’apprendista stregone. Ricordiamoci come finisce questa storia con Goethe: il giovane ha bisogno del suo vecchio maestro che arriva per fermare il suo delirio. Eccetto che nella nostra maestà, non esiste nessun vecchio maestro saggio (né Sarkozy, né Hollande sono in questo sogno) ma solo un giovane mago per di più decerebrato come il presidente della Repubblica. Ora si tratta della violenza di Stato contro la violenza popolare.
Il popolo è morto strangolato da Macron in 18 settimane. Questo popolicida in capo, lui, ha preferito il popolino che gli deve tutto. Il popolino è il popolo minore, è la gente con meno cervello, è la folla viscida, la massa acefala, un corpo senza testa, un Leviatano guidato dei propri istinti; è un animale senza labbra, zanne minacciose e con gli artigli in fuori, è fatto da uomini che hanno il cervello bruciato, è, anche e soprattutto, il peggior nemico del popolo.
Per impedire la nascita di questa bestia rabbiosa, ormai troppo pericolosa, sarebbe bastato ascoltare il popolo, ascoltarlo nei primi giorni e rispondergli con dignità.. Questo sarebbe stato nella logica del contratto sociale che lega un capo al suo popolo, grazie al trasferimento di sovranità repubblicana sinallagmatica – e non unilaterale – e quindi dispotica.
Invece, come un volgare tiranno della repubblica delle banane, ha mandato avanti la sua soldataglia. Una parte della gente si è ritirata e si è rinchiusa in un risentimento puro e semplice, quello del popolino. La bonarietà delle rotonde ha lasciato il posto alla logica del dare fuoco. Con un veleno tanto tossico come il risentimento, ci vogliono solo poche gocce per abbattere una civiltà ridotta al nostro livello. Ben lontano dal generale de Gaulle, Emmanuele Macron sta prendendosi il rischio di far restare il suo nome nella storia, accanto a quelli di Nerone e di Caligola. Ci si ricorderà che mentre Parigi bruciava, lui se n’era andato a sciare…
Fonte: https://michelonfray.com
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settimana del 19 marzo 2019