Fonte: electoradio
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21 Gennaio 2019
La Francia sottrae all’Africa 10 miliardi di euro all’anno
di Andrea Costa
Dicono: i francesi sono più ricchi degli italiani, quindi possono sforare, sforare sforare e tanto meglio se lo faranno anche oltre il 3% per soccorrere i poveri, per soccorrere chi è rimasto indietro, per aiutare le vittime del feticismo del debito pubblico.
Debito rigidissimo per la Grecia, debito rigidissimo per l’Italia, debito rigido per la Spagna, debito rigido per il Portogallo, debito flessibile per gli amici.
Quello che non ci si chiede mai è: ma la Francia da dove prende questa montagna di soldi?
Per non porgere le terga alla commissione europea, il governo italiano è stato costretto, per il prossimo triennio, a sottrarsi alla logica di porre il lato B davanti al calcio già in canna.
E per evitare la temutissima procedura di infrazione, una roba che solo a pronunciarla fa tremare le vene ai polsi, ha dovuto negoziare la propria politica economica. Pensate: la procedura di infrazione, che manco avessero detto la recisione dell’arteria femorale.
Però non importa, andiamo avanti, facciamo finta che si tratti di cosa buona e giusta, ma cerchiamo di capire per quale ragione, al contrario di altri paesi UE, la Francia può permettersi di fare ciò che vuole. La risposta per certi aspetti è perfino banale: i francesi emettono debito sapendo di poterlo sostenere.
Il problema è che la sostenibilità di queste operazioni (che peraltro fanno tutti gli Stati per mantenersi) riconduce ad un’arma segreta, o perlomeno ad un’arma semi sconosciuta, una specie di super missile che in questo caso corrisponde a una moneta battuta da Tesoro francese al di fuori del sistema europeo, e con la funzione di regolare i rapporti commerciali con 14 ex colonie africane.
Si tratta di una specie di turbo finanziario concesso soltanto alla Francia da parte dell’Unione Europea, una divisa super fotonica e privilegiata e “spintaneamente” imposta alle 14 ex colonie, di cui non dispone nessun altro paese facente parte del pollaio Ue: si tratta della Guinea Bissau e della Repubblica Centroafricana e poi di altri 12 stati (Benin, Burkina, Costa d’Avorio, Mali, Niger, Senegal, Togo, Camerun, Ciad, Congo-Brazzaville, Guinea Equatoriale e Gabon), stati questi che utilizzano la valuta CFA, stampata in una città della Francia, e ora legata al valore dell’euro ma che fu istituita all’inizio della seconda guerra mondiale.
Cosa prevede l’accordo? Come denuncia da anni il leader panafricano, Mohamed Konarè, la Francia garantisce: a) la convertibilità illimitata del Franco CFA e del Franco delle Comore in qualsiasi valuta straniera; b) il tasso fisso fisso di parità con la valuta francese (prima il Franco, poi l’euro); c) i trasferimenti di capitale all’interno dell’area valutaria gratuiti.
Il problema è che in cambio di questi primi tre principi, il 50% delle riserve valutarie dei Paesi della zona monetaria del franco CFA e il 65% delle riserve del franco delle Comore sono depositate in un conto di transazione della Banque de France a Parigi.
Tanto per capirci, se tizio volesse investire 1000 € per un progetto in Senegal dovrebbe farlo con il franco CFA e la Francia tratterrà il 50% del valore del cambio. Proprio così.
In altre parole, la Francia trattiene le riserve in franchi CFA (Franco delle Colonie Francesi d’Africa coniato nel 1945) presso la Banque de France, e queste riserve sono stimate in circa 10 miliardi di euro (4,6 miliardi per CEMAC – Comunità economica e monetaria dell’Africa centrale – a gennaio 2016 e 5,1 miliardi per WAEMU – West African Economic and Monetary Union – a dicembre 2015).
La fonte è il prestigioso Le Monde, che conferma il meccanismo messo in piedi dalla Francia. Conferma che arriva anche dalla comunità scientifica composta da numerosi economisti.
Come ad esempio il professor Massimo Amato dell’Università Bocconi di Milano, e come conferma anche un servizio di Raidue firmato da Filippo Barone, mandato coraggiosamente in onda nelle tenebre della notte.
La cifra totale che, insomma, i francesi trovano ogni anno sotto il tappeto, è di 10 miliardi di euro, un doping monetario come denunciato anche da Claudio Messora di Byoblu che lungi dall’essere il risultato di politiche economiche, oppure di emissione di titoli pubblici, è in realtà frutto di una tassa dei ricchi imposta ai poveri per sostenere la crescita economica francese.
Si spiega così, o perlomeno si spiega in parte, il motivo per cui nonostante le varie crisi susseguitesi negli anni, l’Eliseo è sempre riuscito a mantenere un rapporto deficit Pil più basso rispetto a quello di altri paesi, come ad esempio l’Italia.
Tutto questo, come è facile intuire, a scapito dell’economia dei paesi in cui è in vigore questa divisa, la quale, essendo molto forte ed avendo un tasso di cambio pari al 50%, praticamente strozza ogni forma di credito, il che equivale a creare i presupposti del disastro. E non è che i francesi non lo sappiano, anzi lo sanno benissimo.
E infatti se ne guardano bene dal rinegoziare gli accordi con i paesi africani, e si guardano bene anche dal difendersi dagli attacchi della Germania della Merkel, la quale più volte ha cercato di mettere in discussione questo sistema parallelo, senza peraltro riuscirci, ma ottenendo in cambio la sopravvivenza dell’asse carolingio. Tant’è vero che non c’è traccia di una revisione dei trattati, né per l’anno in corso, né per quello successivo, e a quanto pare neppure per quelli a venire.
La Francia, insomma, usa il pugno di ferro. Ma anche la maschera di ferro. Questi trattati non si toccano. Questa moneta non si tocca. La nostra divisa non è in discussione. Punto.
Il problema è la ricaduta sui paesi africani, che è paradossale e drammatica. Tra le altre cose, non ultima quella di non avere una propria moneta sovrana, gli africani lamentano di essere costretti ad usare la divisa francese, che però ha un valore talmente alto da non essere prestabile per mancanza di garanzie finanziarie o materiali, perché nessuna banca sarà mai disposta a erogare credito senza garanzie, e poiché l’Africa non ha una banca centrale, nessuno riesce a mettere le mani su questa valuta per creare sviluppo.
In sostanza, gli africani sono ancora schiavi, e non solo perché non hanno una loro valuta, ma perché sono costretti ad acquistarla dalla Francia, lasciando ai francesi il 50% del valore degli scambi. Libertè egalitè, ma i soldi a me.
A Dakar, ad esempio, le banche non prestano soldi, manco per sbaglio. Perché i soldi a Dakar servono a difendere il cambio fisso, e in ogni caso anche quando (raramente) i prestiti vengono erogati, il tasso di interesse varia dal 15 al 25%.
Il sistema di cambio del sistema CFA, quindi, costringere gli istituti di credito a non finanziare alcuna attività, ma senza il microcredito queste terre continueranno ad essere povere in eterno pur essendo tra le più ricche del mondo per quanto riguarda le materie prime tra le quali l’uranio che la Francia preleva per alimentare le sue centrali nucleari.
Così la povertà avanza, la gente vive di stenti, il lavoro non c’è, la sanità è rudimentale.
Tutto è precario. La vita è scandita da un orizzonte temporale di 12 ore invece di 24. Le condizioni sono terribili, in alcuni paesi manca sia l’acqua che l’elettricità, e perfino alcuni generi alimentari come ad esempio le cipolle che vengono importate dall’Olanda a costi altissimi.
E allora perché stupirsi se poi migliaia di persone si riversano sulle coste del Mediterraneo, pagando pure il pizzo ai trafficanti di carne umana i quali poi investono immediatamente quei denari per comprare armi e droga.
“Quello che chiede l’Africa – dice Mohamed Konaré – è una moneta propria, una divisa libera dai vincoli con la Francia, una banca centrale. Le persone muoiono nel deserto. E il paradosso, è che l’Africa pur essendo ricca di materie prime, si trova nella miseria più assoluta. Noi africani chiediamo semplicemente di poter stare nelle nostre terre, ma liberi dalla politica monetaria imposta dell’Occidente”.
Qui l’Unione Europea mostra il volto feroce, quello di un’entità geografica ma non politica, quella di un bambino senza genitori, quello di un orfano per il quale è difficile distinguere il bene dal male, quello avido degli istinti monetari e finanziari.
Nel marzo 2008 Jacques Chirac affermava: “Senza l’Africa, la Francia scivolerebbe a livello di una potenza del terzo mondo”.
Il predecessore di Chirac, François Mitterand, già nel 1957 profetizzava che “senza l’Africa, la Francia non avrà storia nel 21esimo secolo”.
Più modestamente Riccardo Cocciante nel 1974 pennellava, a sua insaputa, il ritratto di questa Europa: “E adesso siediti su quella seggiola, stavolta ascoltami senza interrompere, è tanto tempo che volevo dirtelo. Vivere insieme a te è stato inutile, tutto senza allegria, senza una lacrima, niente da aggiungere ne da dividere, nella tua trappola ci son caduto anch’io, avanti il prossimo, gli lascio il posto mio”.
Bella senz’anima. Avanti il prossimo
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22 gennaio 2019
A proposito della Francia
Tratto dall’intervista di Ouday Ramadan su Russia Today
Giornalista: “Come giudichi la politica francese in Africa?”
O.R.: “Premetto, che non sono qui in veste di difensore del Ministro Di Maio.
Non appartengo al suo pensiero, né ideologico, né politico. Tuttavia, tutto ciò non mi esime dal dire, che le parole del Ministro Di Maio sono assolutamente corrette, e corrispondono a verità. Negli ultimi cinquanta anni, la Francia ha colonizzato ben 14 paesi africani.
Comincio dall’Algeria, il Paese del suo ospite, il Dottor Sulaiman.
Poi il Marocco, la Tunisia, la Repubblica del Congo, la Repubblica del Centro Africa, il Ciad, la Costa D’avorio, il Burkina Faso, la Mauritania, il Senegal, il Niger, il Gibuti, il Camerun, il Mali, il Komod e il Madagascar.
Terminata l’occupazione militare, è iniziata la colonizzazione economica di questi paesi.
Totale controllo delle loro economie, e delle loro ricchezze.
Nelle casse della banca centrale francese, affluiscono, ogni anno, circa 500 miliardi di dollari, provenienti dalle ex colonie africane francesi.
Dobbiamo ricordarci ciò che disse Jacques Chirac nel marzo del 2008. “Senza l’Africa, la Francia scivolerebbe al ruolo di uno Stato potente sì, ma tra gli Stati del terzo mondo. Prima di lui, l’ex Presidente Francese Mitterand disse : “Senza l’Africa, e lo sfruttamento delle sue ricchezze, la Francia finirà la sua storia nel ventunesimo secolo”.
Oltre al colonialismo economico, c’è anche quello politico.
La stragrande maggioranza di questi Stati Africani, non ha alcun diritto di sovranità politica, a meno che non sia di totale obbedienza al potere francese.
Ogni leader africano che ha provato a cantare fuori dal coro francese, è stato subito destituito con colpi di Stato, aggressioni ed uccisioni.
Un esempio tra tutti, è l’uccisione del leader africano, il Che Guevara dell’Africa, Thomas Sankara.
La Francia è uno dei responsabili della sua uccisione.
Tutti ricordiamo quando, nel 2006, un gruppo denominato Business Comunity Group Francese, per recuperare qualche milione di dollari dei loro loschi affari in Costa D’Avorio, ha ucciso 65 cittadini della Costa D’Avorio, e ne ha feriti 1200.
La Francia in Africa fa il bello e il cattivo tempo.
La stragrande maggioranza delle ex colonie francesi sono costrette a depositare, nelle banche francesi, l’85% della loro economia. “
A questo punto interviene l’ospite francese, dicendo : “In passato ci sono state le occupazioni, però dobbiamo andare avanti.
È vero che l’ottanta cinque per cento delle economie delle ex colonie entra nelle casse della Francia, ma è anche vero che i governatori africani sono corrotti, rubano e depredano i loro popoli.
E anche l’Italia ha interesse a colonizzare l’Africa”.
Giornalista: “Possiamo dire che la nuova occupazione francese è un’occupazione soft e gentile?”
O.R. : “Alla faccia della gentilezza!
Questa occupazione è persin peggiore di quella militare!
Consideriamo che 14 Stati Africani non hanno alcun diritto di scambiare le loro materie prime con il mondo, a meno che la Francia non acconsenta.
A questi 14 Stati Africani viene imposta la lingua francese come lingua di Stato, e addirittura come lingua madre. Ora ditemi voi, uno di Gibuti, può avere il francese come lingua madre? “
Giornalista:” La nostra ospite, sostiene che il quadro da te tracciato è esagerato”
O.R. : “La capisco e la comprendo.
Probabilmente, per lei la matematica è solo un’opinione.
Negli ultimi cinquanta anni, in Africa si sono verificati 65 golpe, di cui almeno venti si sono verificati in ex colonie francesi.
Questi golpe, sono stati portati avanti contro governatori che non chiedevano la luna, ma chiedevano l’autonomia e l’indipendenza economica dalla Francia.
Quando l’ottanta cinque per cento degli introiti di questi Stati deve essere depositato nelle banche francesi, sicuramente questa è una esagerazione! (si colga l’ironia).
Quando si obbliga il 50 % degli africani, a coniare la propria moneta straccia nelle zecche francesi, sicuramente si tratta di un’esagerazione!
Non sto giustificando i governatori africani, e la loro totale obbedienza al volere francese, e nemmeno sto giustificando la loro corruzione.
Ma in questo caso, la tua illustre ospite, è identica a coloro che quando un bambino, minorenne ed indifeso, viene violentato da un pedofilo, maggiorenne e forzuto, accusano il bambino. La colpa è del bambino!
A questo punto l’ospite francese interrompe O. R..
“Non capisco questo attacco alla Francia!”
Giornalista ” Francia a parte, secondo te Ouday, gli Stati Europei riusciranno ad avere rapporti rispettosi e paritari con gli Stati Africani?”
O.R. : “Se per Unione Europea si intendono, oltre alla Francia, la Germania e l’Inghilterra, recentemente uscita dalla UE, ebbene questi sono tutti Stati colonizzatori.
Vogliamo metterci in questo calderone anche l’Italia? Mettiamocela.
Ma vi ricordo che quando l’Italia, in tempi ormai remoti, aveva occupato la Libia, non si era accorta che sotto un palmo di terra c’era il petrolio.
La tua generosa ospite non comprende il mio attacco alla Francia. In realtà è tutto molto semplice. Io sono un antimperialista. E la Francia è uno Stato imperialista, così come lo sono la Germania, l’Inghilterra, gli Stati Uniti d’America.
Sicuramente il mio attacco non è al popolo francese, ma al governo francese.
Ti capisco e ti comprendo. Tu sei una consigliera di circoscrizione in un Comune francese.
Da noi in Italia, questa figura è stata soppressa.
Io stesso sono stato Consigliere Comunale per diversi anni in Italia.
Ma la politica amministrativa comunale non ha niente a che fare con la politica nazionale.
L’Inghilterra, la Francia, la Germania, guardano agli Stati del Terzo Mondo come ad una mucca da mungere.
Dici che in Francia vivono molti immigrati, e che questo ne fa un paese civile, che rispetta gli altri Stati.
Ma secondo te è sufficiente questo, per restituire all’Algeria il suo milione e mezzo di morti? “
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