Fonte: Vvox
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26/05/2019
Voto per l’Europa? La Grande Ipocrisia (stampata Bce)
di Roberto Brazzale
Il convitato di pietra di cui nessuno parla nella commedia elettorale é la “droga” dell’euro. Con cui Draghi tiene artificialmente in vita le finanze pubbliche
L’innominabile tabù, l’euro, che rivela l’imbarazzante finzione di queste elezioni. Non vi sorprende? Per tutta la campagna elettorale nessuno ha mai parlato di euro, nessuno ha criticato o discusso la politica di Mario Draghi, intendiamo non solo i sovranisti Lega e 5S, ma nemmeno i tedeschi di AfD ed ogni altro partito europeo.
Non è surreale? Mario Draghi negli ultimi sei anni ha stampato nuova moneta per quasi 5 mila miliardi, qualcosa come il 40% del Pil europeo (la Fed è ferma al 20% di quello americano) e nessuno ne parla? Gli squilibri interni alla Ue hanno toccato livelli mai immaginati in passato, il surplus commerciale tedesco è arrivato a 250 miliardi ed i crediti della Bundesbank hanno toccato i mille miliardi. In Italia il debito pubblico, gli indici di povertà e la pressione fiscale sfondano ogni record, il reddito pro capite è fermo al 1997, il sistema bancario ha stock immensi di Npl ed è imbottito di titoli pubblici, il debito della Banca d’Italia verso la Bce arriva a 450 miliardi. Di fronte a tutto questo nel pieno del voto europeo il silenzio è totale. Come si spiega questa assurdità? Semplice. Se la fanno sotto tutti e tutti recitano una parte di totale finzione.
Quando i sovranisti italiani giunsero al potere lo scorso anno, lancia in resta, impiegarono lo spazio di poche riunioni con i responsabili dei dicasteri competenti per subire l’effetto Syriza, ossia per capire che l’Italia è un debitore impiccato alla Bce e chiunque avesse provato a contestare euro ed euroburocrati si sarebbe visto sospendere gli alimenti. Chi mai accetterebbe di interrompere i pagamenti a dipendenti pubblici e pensionati o far schizzare lo spread a 5/600 punti? Per lui, sovranità o no, la destinazione sarebbe Piazzale Loreto, a tasta in giù. La Grecia insegna.
Ecco che i nostri sovranisti hanno cambiato strategia: «restiamo in silenzio sull’Euro, spendiamo e spandiam, indebitandoci il più possibile, tanto Draghi stampa con il placet dei crucchi, e tiriamo a campare tanto, prima o poi, l’euro viene giù da solo». E i tedeschi? I paesi “core”? Peggio che peggio. A loro conviene il silenzio più assoluto perché far saltare l’euro significherebbe portare a perdita in un istante tutti i loro crediti verso la Bce e forti svalutazioni sui crediti privati verso il sud e, tutto sommato, perdere i vantaggi commerciali garantiti dalla valuta in comune con i Piigs. Bene, ma tutta la storia del rigore teutonico, della paura dell’inflazione, di Weimar e bla bla? Balle. I politici, anche quelli tedeschi, pensano al domani, ma nel senso di domani mattina, non al futuro. Chi è quel pazzo che si sognerebbe di intraprendere un bagno di sangue simile? Nemmeno quelli di AfD, ovvio . Tanto, l’elettorato tedesco ha tanta e tale fiducia da lasciarsi fare qualsiasi bestialità. La storia insegna.
Dunque? Queste elezioni sono finte. Una commedia che nasconde sotto valanghe di omertà un dramma scabroso ed innominabile, l’ultimo tabù: il fallimento spaventoso della moneta unica. L’Italia, il grande malato, non va avanti senza le flebo Bce, nei soli ultimi tre anni Draghi ha fatto acquistare tutto il debito italiano emesso dal 2011, oltre 340 miliardi. Nel prossimo futuro si esauriranno le misure del “bazooka” e si dovrà decidere cosa fare. La congiuntura è in fase contraria e Italia e Germania continuano a divaricare, come due zolle tettoniche che dalla Pangea se ne vanno dove devono, in direzione inversa, irrefrenabilmente; non più ammortizzate dal naturale aggiustamento del cambio, scaricano la loro immensa energia su popolazione ed economia, gonfiando bolle epocali di squilibri irrisolti. Il compito più importante che affronterà, subito, il nuovo parlamento europeo sarà partecipare alla nomina del nuovo presidente Bce. Chi sarà? Quale profilo avrà? Sarà falco o colomba, oppure falco che dovrà infilarsi la coda fra le gambe, schiacciato dalla necessità? Cambierà la criminale politica degli anni recenti o Draghi ha reso irreversibile il disastro? Boh, nessuno ne parla.
La moneta unica non è solo la scelta più sbagliata mai commessa a Bruxelles ma anche il più enorme e intricato nodo da sciogliere che tutti noi, stati, Ue, cittadini, ci troveremo in eredità e dovremo prima o poi drammaticamente affrontare in futuro. La complessità della Brexit, al confronto, appare una barzelletta. Ma un “bravo” politico, oggi, i problemi non li affronta, li rinvia. Guardiamo ad Angela Merkel, l’archetipo del temporeggiatore. E questa cultura è ormai è penetrata in tutta la popolazione. Lo Stato assistenziale ci ha insegnato che i problemi non esistono se ci si può indebitare o stampare moneta, è lo stesso, il problema è rispettare i “diritti” e conservare il consenso. E fingere che tutto vada bene o si aggiusti.
Andiamo dunque, obtorto collo, a recitare da brave comparse la nostra parte di commedia al seggio. Portiamo in cabina la nostra maschera di cittadini compiaciuti della propria libertà democratica a cantare a gran voce la messa solenne dell’ipocrisia.