Fonte: Programma 101 https://toba60.com/ Maggio 23, 2019
La Ue ha Privatizzato le Pensioni. Ma tutti Erano Impegnati con L’Antifascismo di Diego Fusaro
“Il 4 aprile scorso il fantoccio Parlamento europeo ha approvato il PEPP (Pan-European personal pension product), un nuovo regolamento che obbliga gli Stati membri ad adottare un omogeneo sistema pensionistico basato sulle privatizzazioni”.
Con l’approvazione del PEPP, la UE è fatta portavoce di due tipi di interessi. Da un lato, gli interessi delle imprese, sempre più riluttanti a contribuire per le quote sociali ai sistemi pensionistici pubblici. D’altra parte, gli interessi del predatorio settore finanziario speculativo per il quale la semplice esistenza di sistemi pensionistici pubblici costituisce una concorrenza seria, il PEPP è infatti una maligna attività senza rischi. Tutti gli argomenti della Commissione europea sono diretti alla necessità di aumentare l’età pensionabile della popolazione attiva, di ridurre l’ammontare delle pensioni in proporzione ai salari della popolazione attiva.
Su quest’ultimo punto, la Commissione Europea, in realtà, tenta di ridurre la pressione sui bilanci pubblici, punto di forza essenziale dei sistemi welfaristi con l’argomento che diventa insostenibile assicurare pensioni dignitose. Si prescinde da un fattore fondamentale: i contributi da parte di lavoratori e datori di lavoro durante l’arco della vita lavorativa. In questo contesto è ovvio che dato il “Sistema pensionistico indivuduale paneuropeo” le aziende non saranno obbligate a fornire contributi complementari di alcun tipo complementari ai loro dipendenti.
Lo stesso regolamento nella sua giustificazione esprime chiaramente quali interessi serva. Non si tratta di preservare un diritto sociale, ma piuttosto l’obiettivo del legislatore è quello di creare un mercato finanziario unico e garantire che la massa di denaro accumulata in questi prodotti pensionistici diventi patrimonio d’investimento a lungo termine. Come indicato nel Piano d’azione della Commissione per la creazione di un mercato dei capitali nel settembre 2015, «una pensione europea individuale e facoltativa, potrebbe essere concepita come modello normativo basato su un livello adeguato di protezione dei consumatori e che i fornitori di pensioni possano utilizzare, in tutta la UE, quando offrono i loro prodotti».
Il mercato pensionistico privato europeo mira a creare un mercato dei capitali a lunghissimo termine che tenderà naturalmente ad convertirsi in progetti con periodi di maturità simili di recupero incerto. Il regolamento stabilisce che «la proposta intende consentire a un’ampia gamma di promotori (banche, compagnie assicurative, gestori patrimoniali, fondi pensione per il lavoro, società di investimento) di offrire PEPP e garantire condizioni di parità. I PEPP possono essere offerti online, compresa la consulenza, e non richiederebbero una rete di filiali, facilitando l’accesso al mercato. Le normative sui passaporti aiuteranno i promotori a entrare in nuovi mercati nazionali. La standardizzazione degli elementi chiave dovrebbe anche ridurre i costi dei promotori e aiutarli a raggruppare i contributi dei diversi mercati nazionali, al fine di convogliare le attività verso investimenti a livello dell’UE».
I piani pensionistici privati significano anche un reddito fisso per i loro gestori, come percentuale sulla massa del denaro gestito, un giro d’affari per tutti i promotori coinvolti. Non assumono rischi per l’esecuzione dei piani e fanno pagare per avere al loro servizio un’immensa massa di denaro che la Commissione Europea si aspetta si sommi al mercato unico dei capitali europeo, per stabilizzare la sua valuta sempre meno solvibile. Di fronte alle speculazioni distorte dell’Unione europea, la realtà è molto chiara. La recente storia dei piani pensionistici privati non è soddisfacente in condizioni di crisi economica e finanziaria. In questo senso, gli esempi di Argentina e Cile sono clamorosi. Il modello a cui la UE intende adottare è quello di ridurre le pensioni pubbliche, con una minore pressione sui bilanci pubblici degli Stati membri e una riduzione degli oneri sociali per le aziende con l’argomento che i sistemi pensionistici pubblici non sono sostenibili. La vera domanda è se un sistema economico è sostenibile visto che per la sua sopravvivenza deve ridurre le pensioni pubbliche.
In verità, ciò che crea difficoltà ai sistemi pensionistici sono la riduzione delle quote sociali delle imprese e le sovvenzioni pubbliche alle aziene da un lato, dall’altro i bassi salari dei lavoratori sottoposti ad una feroce svalutazione interna che ha ridotto i loro contributi e gli alti tassi di disoccupazione o sottoccupazione. Tutto ciò è reversibile solo mettendo fine alle politiche di austerità imposte dalla UE e dalla BCE.
Ma il progetto della Commissione europea va ben al di là di questa seria incoerenza, già grave per sé stessa. Il regolamento PEPP apre anche le porte a una progressiva privatizzazione dei sistemi pensionistici pubblici, che hanno una causa ben diversa da quella descritta dalla retorica del legislatore. Dato il sopraggiungere di un nuovo ciclo recessivo, il potere finanziario teme che il debito pubblico causato dai salvataggi delle banche derivanti dalla crisi del 2008 non consenta nuovi salvataggi e quindi il settore finanziario stia annusando un nuovo deposito di solvibilità degli stati, che sono in rovina e hanno perso gran parte delle loro aziende pubbliche. La cessione parziale o totale delle pensioni pubbliche potrebbe consentire una nuova boccata di ossigeno ai settori finanziari in perenne agonia, essendo questo regolamento una finestra aperta alla privatizzazione delle pensioni alle porte di una nuova crisi.
Il Coordinamento denuncia questa nuova imposizione delle istituzioni dell’Unione europea, condannando la sua approvazione alle spalle dei cittadini (ad eccezione della Spagna dove il movimento dei pensionati è forte) che ignorano assolutamente questa nuova erosione dei propri diritti. Ricordiamo infine con forza alla finanza predatoria ed alle oligarchie, che non riconosceremo alcun debito, né alcun diritto che in futuro possa derivare da questo quadro legislativo illegittimo, anti-popolare ed estremamente ingiusto. |