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26 Settembre 2016
L’incubo del National Geographic, l’Europa senza gli europei
Per il National Geographic gli europei sono in via di estinzione, saranno sostituiti dai «nuovi europei», migranti che possono arrivare da ogni parte del mondo. Una copertina provocatoria e anche sottilmente ironica quella del numero di ottobre della celebre rivista, che ipotizza una «sostituzione etnica». Così avremo una Germania senza birra, una Francia dove non si parla francese e un’Italia dove nessuno sa cos’è un’amatriciana. E forse questa è più di una battuta: quest’anno, nel secondo trimestre, 305.700 richiedenti asilo hanno fatto domanda di protezione internazionale negli Stati membri dell’Unione europea, in rialzo del 6% rispetto al primo trimestre dell’anno, quando erano stati 287.100.
I dati comunicati da Eurostat danno l’immagine di un’Europa che cede sotto il peso dell’ondata migratoria. I più numerosi tra i quasi 306mila richiedenti asilo sono i siriani (90.500), seguiti dagli afghani (50.300) e dagli iracheni (34.300). Queste tre nazionalità rappresentano le tre principali tra i richiedenti asilo per la prima volta negli Stati Ue nel secondo trimestre, contando per circa il 60% del totale. Il Paese che ha ricevuto più richieste è stata la Germania (187mila, il 61% del totale), seguita dall’Italia (27mila, il 9%), Francia, (17.800, il 6%), Ungheria (14.900, il 5%) e Grecia (12mila, il 4%). Aumenti notevoli si sono registrati in Polonia (+65%) e Spagna (+37%). In rapporto alla popolazione, il tasso di richieste maggiore lo ha registrato la Germania (2.273 richieste per milione di abitanti), seguita dall’Ungheria (1.517 per milione), Austria (1.241), Grecia (1.113). I tassi più bassi si sono avuti in Slovacchia (2 per milione), Romania (11), Portogallo (15), Lituania (24), Repubblica Ceca ed Estonia (26 per mln in entrambe). Nell’Ue, complessivamente, nel secondo trimestre i richiedenti asilo sono stati 599 per milione di abitanti.
L’Italia è sotto la media europea, con 446 richieste per milione di abitanti, ma le nazionalità principali sono diverse da quelle prevalenti in Europa (Siria, Afghanistan, Iraq): i primi sono i nigeriani, seguiti da pakistani ed eritrei. In Spagna, invece, la prima nazionalità tra i richiedenti asilo è quella venezuelana, con 870 richieste. Il Paese che appare in maggiore difficoltà è la Germania che dovrà vagliare quasi seicentomila domande di asilo. E proprio in Germania sono molte le persone che ritengono che il livello di guardia sia stato abbondantemente superato. Per questo i leader di 11 Paesi situati lungo la cosiddetta rotta migratoria balcanica, riunitisi l’altro giorno a Vienna per analizzare la crisi migratoria in Europa, hanno lanciato un appello a rafforzare la sicurezza delle frontiere esterne dell’Unione europea e a cercare nuovi accordi con i Paesi di partenza di rifugiati e migranti, soprattutto l’Egitto. Dopo diverse ore di riunione, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha detto che l’obiettivo deve essere «frenare l’immigrazione illegale come possibile» e per questo l’agenzia Ue Frontex dovrà ampliare le sue responsabilità. Secondo la Merkel, in più, bisogna facilitare i rimpatri di persone che non hanno prospettiva di asilo tramite accordi con Paesi come Pakistan, Afghanistan e Stati del Nord Africa.
«Dobbiamo lottare contro l’illegalità e rafforzare la legalità», ha detto. All’incontro hanno partecipato, fra gli altri, Grecia, Ungheria e Austria. Ma è l’Europa intera che ora si domanda quanti profughi esistono al mondo e quanti è in grado di accoglierne il Vecchio Continente. E ha facile gioco il primo ministro ungherese Viktor Orban, che ha proposto che gli irregolari vengano confinati su un’isola fuori dall’Unione. «Tutti quelli che sono arrivati illegalmente dovrebbero essere fermati e mandati via. Non in altri paesi europei, ma fuori dall’Unione», ha detto Orban, riferendosi all’ondata di arrivi di profughi e migranti del 2015-2016. Fino a quando non vi saranno risposte sulle richieste di asilo, i migranti «devono essere tenuti in grandi campi fuori dall’Ue. Potrebbe essere una grande isola o una parte della costa nordafricana», ha detto. Perché l’Europa senza europei comincia ad essere più che un incubo.