https://www.wired.it/ 27 may, 2019
Alessandro Baricco al Wnf: “La rivoluzione digitale è l’ultimo guizzo del capitalismo in crisi” di Beatrice Beretti
Lo scrittore ha parlato della crisi del sistema economico capitalista, della mancata fiducia nel progresso, di fake news, politica e del suo The Game, che “nasce da un istinto di pensare diverso”
A volte capita che letteratura e scienza si incontrino e diano vita a opere dal grande valore conoscitivo, o comunque capaci di creare dibattito. Una di queste opere è The Game di Alessandro Baricco, di cui lo scrittore ha parlato al Wired Next Fest di Milano. Tema del libro è la rivoluzione digitale. “The Game nasce da un istinto di pensare diverso” – ha esordito Baricco – “quanto bisogno abbiamo di pensare diverso! Il libro è anche un appello ad abitare questo mondo, perché ha enormemente bisogno di tutte le intelligenze”. Baricco ha criticato la diffidenza verso le nuove tecnologie digitali, vedendo nel loro avanzare il risultato di una speculazione industriale volta a creare uno strumento di controllo. “È un’idea intelligente, ma pigra” – ha sostenuto lo scrittore – “la rivoluzione digitale nasce da individui che per metà erano nerd totali che volevano rovesciare il mondo e per metà erano degli scienziati pentiti un po’ più anziani. È vero: c’erano i militari prima, c’erano i soldi di grandi investitori americani, c’erano molte cose, ma il web è stato inventato a Ginevra ed è stato regalato all’umanità. Ciò che va inteso come civiltà del digitale non è solo un coacervo di grandi affaristi che farebbero qualsiasi cosa per fare soldi”.
L’avvento del digitale ha cambiato radicalmente le nostre abitudini: “I giochi che facevo io” – ha raccontato Baricco – “funzionavano che prima leggevi le istruzioni e poi ti mettevi a giocare, invece tutta la rivoluzione digitale nasce su un altro concetto che è quello di device: per esempio quando uscì l’iPhone non aveva il libretto d’istruzioni. C’era solo un foglietto, poi per il resto partivi. Così come effettivamente mio figlio, che ha 11 anni, non si immagina minimamente di dover leggere il libretto di istruzioni per giocare a Fortnite, ci gioca e basta”. Questo poter fare a meno delle istruzioni per partecipare al Game ha insito un vantaggio, che però può diventare anche un rischio: “Non seleziona quelli che lo fanno“ – ha rimarcato lo scrittore – “questo sistema ha tra i tanti vantaggi quello per cui tutti possono subito accedere all’uso. Certamente ha anche degli svantaggi, se tu applichi questo principio alla civiltà tutta, fai giocare un sacco di gente che perderà alla prima partita, continuerà a perderla e, continuando a perderla, un po’ si stufa, un po’ finisce ai margini, ma soprattutto – e noi questo lo paghiamo adesso – comincia a crescere in lui un certo risentimento, perché quando non vinci odi”.
Baricco non ha mancato di sottolineare anche il lato oscuro di questa rivoluzione che stiamo vivendo: “C’è un aspetto nevrotico-agonizzante nel Game, un effetto quasi malato: pensiamo per esempio al rapporto che abbiamo con gli smartphone, patologico, simile a una sorta di droga”. Subito dopo lo scrittore è passato a delineare il contesto economico entro cui i grandi cambiamenti tecnologici degli ultimi anni stanno avvenendo: “Non bisogna dimenticare che il Game nasce magari contro il mondo capitalista, ma dentro il mondo capitalista. Il macro-scenario dove dobbiamo appoggiare la rivoluzione del Game è la fine della nostra fiducia nel capitalismo. Non è che sia facile smantellarlo, però il numero delle persone che credono che quella forma di organizzazione della collettività ci renda felici sta diminuendo ogni ora che passa”. In questo scenario la rivoluzione digitale diventa una specie di ancora di salvezza per il capitalismo: “Il Game” – ha dichiarato Baricco – “ha un primo limite di non essere la prima creatura di un mondo post-capitalista, ma l’ultimo geniale tentativo di trovare una forma di libertà, di felicità, di realizzazione all’interno di questo sistema”.
Collegata alla perdita di fiducia nel capitalismo è la perdita di fiducia nel progresso: “La maggior parte delle persone” – ha spiegato lo scrittore – “ha un’idea di progresso che non è quella della generazione precedente: non è che non creda nel progresso, ma certamente non crede più in questo progresso qua, che per quanto affascinante, per quanto divertente, per quanto abbia garantito una vita migliore, ha avuto un prezzo immane in termini di salute ambientale, di distruzione del pianeta, di sfruttamento della gente”.
È soprattutto la questione ambientale a spingere le persone a mettere sotto accusa il sistema economico odierno: “Adesso c’è questa equazione semplicissima” – ha chiarito Baricco – “il capitalismo uccide il pianeta, punto. Tutti i ragazzini che vedete sfilare ogni venerdì, tutta la storia di Greta, questi qui sono quelli che avranno il nostro mondo in eredità i prossimi anni e questi qui hanno le idee molto, molto chiare”. In generale, le difficoltà del Game risiedono nel fatto che sia stato concepito come un boicottaggio al mondo capitalista, ma poi in questo mondo si trova ad agire con colossi come Apple o Google.
Dopo aver parlato delle contraddizioni del Game, lo scrittore ne ha sottolineato l’aspetto positivo: “La rivoluzione digitale è stata una delle mosse in direzione dell’uguaglianza più forte e visionaria che gli umani abbiano fatto”. Questo ovviamente non toglie il fatto che vi sia ancora molta strada da fare in materia di uguaglianza. La conseguenza di ciò è la situazione incandescente in cui ci troviamo oggi: “Chi deteneva il potere è sotto assedio” – ha articolato lo scrittore – “tutte le élite che detenevano il potere sono sotto scacco perché la massa di quelli che hanno molte possibilità ma sono al di fuori del potere è enorme”. Dopo invenzioni straordinarie come Wikipedia e il device senza libretto di istruzioni non siamo riusciti a mantenere lo stesso livello di genialità in altri ambiti: “Il nostro problema” – ha lamentato lo scrittore – “è che pensiamo corto. È come se, presi da una grandissima stanchezza, fossimo diventati incapaci di pensare con analoga violenza e con analoga visionarietà su altri argomenti quali l’uguaglianza sociale, la qualità della vita, i numeri con cui misuriamo la nostra esperienza, come l’uso del linguaggio, l’arte: in tutto questo siamo indietrissimo”.
Baricco si è anche soffermato sul tema delle fake news: “Sostanzialmente il terrore delle fake news non è vostro, nasce in quelli che hanno prodotto le news per secoli prima che il sistema del Game rendesse molto semplice produrre delle news”.
La paura delle fake news sarebbe stata indotta nella gente dalle élite: “A un certo punto ci è sembrato un problema nostro” – ha continuato Baricco – “ma adesso provate per un attimo a pensare questo: e se in effetti le fake news fossero come quello che a scuola vi hanno insegnato essere le eresie: un altro modo di leggere il mondo, che rispetto alla versione ufficiale è pericoloso, rischioso, magari troppo avanti, magari troppo indietro, però diverso?”. Con tutto questo discorso lo scrittore non ha, però, inteso negare che circolino notizie false: “Certo che ci sono in giro delle bufale mostruose, ma le bufale mostruose le abbiamo viste anche all’Onu, è arrivato Colin Powell a dire che Saddam Hussein aveva le armi di distruzione di massa”.
Baricco ha evidenziato come il punto focale di tutta la faccenda sia il fatto che è cambiato lo statuto di ciò che è vero: “Veniamo da un’esperienza in cui ciò che è vero e ciò che è falso conta relativamente, conta il tipo di percezione del reale che riesce a darsi”. |