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08/02/2019

 

I curdi smentiscono la trattativa con l’Isis per p. Dall’Oglio. Fonti di AsiaNews: ‘Cautela’

 

Il portavoce Ypg nega le voci di un accordo con i leader del movimento jihadista. Un passaggio sicuro per i miliziani, in cambio della liberazione del gesuita e del giornalista britannico Cantlie. Card Zenari: finora “niente di concreto” sulla sua sorte. Dal Vaticano l’invito alla preghiera.

 

Stemperando l’ottimismo delle ultime ore, il portavoce delle Unità di Protezione Popolare curde (Ypg) in Siria Redur Khalil ha smentito ad al-Arabya l’esistenza di una trattativa in corso con lo Stato islamico (SI, ex Isis) per la liberazione di p. Paolo Dall’Oglio. Da ieri rimbalzano notizie sulla possibile esistenza in vita del gesuita italiano, di cui non si hanno notizie certe dal novembre 2015, quando un miliziano del “Califfato” ha dichiarato che egli si trovava in una prigione controllata da un gruppo uzbeko.

 

Una fonte cattolica di AsiaNews in Siria, dietro anonimato, parla di “voci e notizie che si rincorrono da tempo”, rilanciate a volte per “alimentare la speranza, soprattutto in Italia e della sua famiglia”, ma nessuna di queste “ha trovato oggettivo riscontro”. La fonte aggiunge che “la vicenda resta delicata” e la speranza è che vi possa essere “una parte di verità”, ma bisogna usare “estrema cautela e pazienza, per non alimentare un falso entusiasmo”.

 

Ieri fonti curde rilanciate dal Times avevano annunciato una trattativa avviata da alcuni leader dell’Isis, che chiederebbero un passaggio sicuro per sfuggire all’assedio delle forze arabo-curde sostenute dalla coalizione internazionale, in cambio della liberazione di ostaggi occidentali. Fra questi vi sarebbero il giornalista britannico John Cantlie e il sacerdote italiano Dall’Oglio, usati alla stregua di merce di scambio.

 

A stretto giro di posta era arrivata la smentita delle forze curdo-siriane che dicono di “non saperne nulla” e dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, ong con base nel Regno Unito e una fitta rete di informatori sul territorio. Anche questi ultimi avevano negato l’esistenza di una trattativa, definendo “prive di fondamento” le voci di una cessione di ostaggi in cambio di un passaggio sicuro “per soldati e capi” del gruppo jihadista nell’ultima roccaforte a est del fiume Eufrate. L’intervento di oggi del portavoce Ypg sembra mettere fine alle voci, anche se non si spengono le attese di un suo ritorno a casa.

 

P. Dall’Oglio, gesuita, per il quale lo stesso papa Francesco ha lanciato numerosi appelli definendolo uno “stimato religioso”, ha vissuto in Siria per molti anni, rifondando la comunità monastica di Mar Musa. Impegnato nel dialogo islamo-cristiano, egli ha spesso rivolto critiche al regime di Assad e apprezzato la primavera araba siriana. A causa di ciò egli è stato espulso nel 2012. Ritornatovi in una zona sotto il controllo dei ribelli, è stato rapito il 29 luglio 2013, forse da gruppi legati ad Al Nusra e al Qaeda.

 

Ieri il direttore della Sala Stampa vaticana Alessandro Gisotti ha precisato che non vi sono riscontri alle voci di una trattativa in corso e che “continuiamo a pregare” perché p. Dall’Oglio “sia vivo”. Il nunzio apostolico a Damasco, card Mario Zenari, ha ricordato che davanti alle numerose piste “non c’è mai stato niente di concreto […] sia in positivo che in negativo”. “Ci speriamo” ha aggiunto, ma bisogna aspettare. Intervenendo a Tv2000 il segretario di Stato card Pietro Parolin ha detto di auspicare che “queste notizie possano essere confermate”, ma servono “riscontri” e finora nessuna delle informazioni secondo cui è ancora in vita si è rivelata “attendibile”.

 

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