https://www.wired.it/
25 MAR, 2019

Che cos’è davvero l’intelligenza artificiale per le aziende?
di Wavemaker

agenzia di media, content & technology

Buzzword sulla bocca di tutti e universalmente riconosciuta, l’intelligenza artificiale (Ai) è ancora in via di sviluppo e in molti casi incompresa: proviamo a fare chiarezza

Quando qualcuno, dai produttori di smartphone agli scienziati di Westworld, parla di capability in ambito di Ai, è facile avere le idee un po’ confuse riguardo a cos’è e cosa non è. Nonostante la sempre maggior offerta, è corretto sostenere che l’intelligenza artificiale fa già abbondantemente parte delle nostre vite. Vista la continua crescita, i brand e i marketer devono tenere gli occhi ben puntati sulle best practice del mercato per comprendere le modalità con cui utilizzare l’Ai, così come le controparti machine learning e deep learning, per spingere la crescita del business.
L’Ai è in circolazione ormai da un po’. Tuttavia, grazie alla maggiore disponibilità di tecnologie di elaborazione avanzata, l’aumento del cloud storage e la crescita esponenziale dei nuovi flussi di dati, solo di recente è diventata più popolare che mai. Dai chatbot alla scrittura predittiva, le aziende hanno iniziato a utilizzare l’Ai per interagire con i consumatori in modalità inedite.
A mano a mano che l’intelligenza artificiale trova terreno fertile tra i consumatori, diventa sempre più facile immaginare un mondo in cui i brand crescono in modo esponenziale, preparando la strada per case completamente connesse, auto a guida autonoma e anche macchinari completamente automatizzati.
Molti sistemi di Ai oggi già in attività sono considerati Narrow Ai, cioè in grado solo di eseguire compiti e incapaci di prendere decisioni o di apprendere senza assistenza umana.
Viviamo in un’epoca in cui praticamente tutto – tecnologie, piattaforme, tool, programmi – sono definiti ‘built on’ or ‘powered by’ Ai. Dal momento che quest’ultima può ricoprire un ampio range di utilizzi e applicazioni, viene utilizzata come parola magica per attirare l’attenzione, finendo con il semplificare quella che è invece una scienza complicata.
Ma non confondiamo. Sebbene ancora narrow in termini di capability, l’offerta attuale di Ai è in realtà molto ampia e le sue potenzialità possono solo continuare a crescere. La realtà è che l’Ai sta già portando a una crescita dell’engagement dei consumatori migliorando e potenziando molti degli strumenti che utilizziamo.

I benefici per i marketer
L’intelligenza artificiale permette di affrontare i problemi di aggregazione e analisi dei dati garantendo priorità alla creatività, e quindi a user experience di maggiore impatto.
Non è una novità il fatto che oggi stiamo creando una quantità di dati senza precedenti. Grazie a consumatori sempre più disponibili a lasciare tracce di sé attraverso i dati che condividono con i brand, Ai e machine learning possono essere utilizzate per raccogliere e analizzare queste informazioni in favore del precision marketing e della personalizzazione.
Lasciare il compito, lungo e oneroso, di raccogliere e analizzare i dati all’Ai consente di dedicare maggiore spazio al pensiero creativo. Questo permette ai marketer di dedicare più tempo ed energie a comunicare con i consumatori in modalità mai immaginate prima, esercitando una creatività potenziata da strumenti di insight, data e Ai appunto, che prima non esistevano.

L’Ai al servizio degli ecosistemi.
Questi dati raccolti, analizzati e divulgati in modo efficiente offrono ai brand l’opportunità di portare la comprensione dei loro obiettivi a un livello più profondo, individuando opportunità per portare rilevanza, connessione e crescita lungo il percorso di acquisto.
Gli algoritmi sono già qui Non è solo questione di tecnologia: i marketer non dovrebbero cercare problemi che l’intelligenza artificiale può risolvere, ma piuttosto utilizzarla come uno strumento in grado di risolvere problemi complessi dei brand e dei consumatori.
Dal momento che l’Ai non è uno strumento tangibile, molti marketer non si accorgono che la stanno utilizzando da anni. Nel mondo del media, questi algoritmi sono parte integrante delle attività (ad esempio la segmentazione delle audience), ma l’utilizzo su vasta scala è quello che permetterà le più grandi opportunità per una maggiore efficienza e per abbattere la struttura a silos tra i diversi team.
Se non fosse per il fatto che l’Ai è sulla bocca di tutti, molti marketer non sentirebbero nemmeno il bisogno di cambiare il modo in cui hanno utilizzato gli algoritmi per tutti questi anni. Guardando bene all’interno della vostra organizzazione sicuramente raccoglierete insight su come tutti, dal data scientist al dipartimento It, stiano lavorando sulle best practice per ottenere un impatto migliore sul lavoro di ogni giorno.
In poche parole, stiamo già percorrendo la strada dell’innovazione.