Fonti: Madhouse News  

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Ago 04, 2018

 

L’attacco USA all’Iran potrebbe scatenare la terza Guerra Mondiale

Traduzione e sintesi di Sergei Leonov

 

Il vicepresidente dell’Accademia delle scienze missilistiche e militari russe, il colonnello Konstantin Sivkov, in una sua analisi, ha elencato i luoghi in cui pensa che i conflitti locali potrebbero scatenare una terza guerra mondiale nel prossimo futuro.

 

Nel suo articolo pubblicato sul quotidiano russo The Military-Industrial Courier , Sivkov descrive la sua opinione secondo la quale i conflitti militari nel mondo “si stanno intensificando a causa dell’aggravarsi delle tensioni regionali” alimentate da parte delle potenze occidentali.

 

“La scintilla potrebbe essere innescata dall’emergere di uno stato curdo con la separazione di una parte del territorio dell’Iraq e della Siria, un obiettivo che gli strateghi USA stanno prefigurando come piano B dopo il fallimento del loro piano in Siria”, ha avvertito l’esperto.

 

Esistono forti indizi che gli USA stiano preparando il riemergere del gruppo terrorista dell’ISIS in Iraq per giustificare la separazione della zona sunnita dell’Iraq dal governo centrale di Baghdad, a maggioranza sciita.

Sivkov, inoltre, non esclude che i problemi interni dei grandi paesi, ad esempio della Turchia, possano provocare guerre civili e destabilizzazioni nella zona dell’Asia Ovest.

La Turchia sta decidendo di dotarsi dei sistemi di missili antiaerei S-400 e questo ed altri fattori la porteranno a rompere l’alleanza con gli USA. La Russia si incaricherà di difendere la Turchia dalle pressioni di Washington e dai tentativi di sobillazione interna.

 

L’altro punto cruciale è quello dell’Iran e l’antagonismo di questo paese con il piani di USA, Israele ed Arabia Saudita.

Secondo Sikvov, ” c’è una concreta possibilità di aggressione da parte degli Stati Uniti, di Israele, dei paesi della NATO e dei loro alleati delle monarchie del Golfo Persico contro l’Iran “.

 

L’intuizione di Sivkov è particolarmente scoraggiante, data la recente esposizione dei piani statunitensi di smembrare l’Iraq e invadere l’Iran .

 

 “Questa sarà una guerra che parte da una escalation locale”, scrive Sivkov, il pretesto è “la ripresa del programma nucleare e missilistico iraniano e potrà sfociare nell’inizio di un conflitto militare tra Teheran e uno dei paesi chiave del Golfo Persico, molto probabilmente l’Arabia Saudita, per poi estendersi e coinvolgere le grandi potenze”.

 

” La base geopolitica di questi e altri conflitti in Medio Oriente e Africa sarà il contrasto con l’Arabia Saudita e agli Stati Uniti, da una parte, e la Cina e l’Iran dall’altra, per il dominio nella regione” , ha previsto l’analista.

In particolare, Sivkov ha sottolineato la guerra in Afghanistan, in cui potrebbe essere coinvolta la Cina, la “condivisione delle sfere di influenza” nell’Artico e l’impegno di alcuni paesi dell’America latina di liberarsi dalla tutela statunitense, come altri potenziali punti di attrito.

Secondo l’analista, in Asia, le principali fonti di tensioni militari a medio termine si trovano nella penisola coreana, tra il Giappone e la Cina sulle isole contese, e tra il Giappone e la Russia sulle isole Curili, così come la questione di Taiwan.

 

Sivkov è noto per la sua insistenza sul fatto che il potere militare americano è inferiore a quello russo e le sue proposte militari iper-climatiche. Nel febbraio 2018, Sivkov propose di creare un mega-missile termonucleare al costo di 210 miliardi di dollari per liquidare la minaccia degli asteroidi. In diverse occasioni , ha raccomandato lo spiegamento di armi di distruzione di massa per opporsi agli Stati Uniti.

Ad esempio, nel novembre 2017, Sivkov aveva consigliato alla Russia, in risposta all’uscita degli Stati Uniti dal Trattato sulle Forze Nucleari a Intervallo Intermedio, di posizionare armi nucleari non convenzionali. Ad esempio, ha sostenuto che la Russia deve creare testate nucleari molto potenti in grado di “avviare processi geofisici catastrofici sul territorio statunitense, quale potrebbe essere l’esplosione del vulcano Yellowstone”. Questo sarebbe un deterrente alla dottrina strategica USA del “primo colpo nucleare” contro la Russia, sostenuta dai settori dei neocon di Washington.

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