https://www.geopolitica.ru/it 13.04.2018
Mosca come idea di Alexander Dugin Traduzione di Donato Mancuso
Mosca non è solo una grande città, non è solo una grande capitale, non è solo il simbolo di un impero gigantesco. Mosca è un concetto fondamentale di teologia e geopolitica. Mosca è stata chiamata la "Terza Roma" non solo come metafora o manifestazione auto-indulgente di un orgoglio strettamente nazionale. Tutto va molto, molto più in profondità. Nell'Ortodossia è presente l'insegnamento speciale delle "tre Rome". La prima era la Roma imperiale prima di Cristo, proprio quella sul cui territorio il Figlio di Dio mise piede sulla terra. Questa Roma era una realtà universale, che univa spazi enormi e una molteplicità di popoli e culture in un'unità di civiltà. La Seconda Roma, la Nuova Roma, era Costantinopoli, la capitale dell'Impero Romano, che aveva accettato la benedizione del santo battesimo. Da quel momento in poi, l'Impero Romano acquisì un significato puramente ecclesiastico e profondamente cristiano. L'imperatore ortodosso (Basileus), a capo dell'Impero, fu identificato con il personaggio misterioso dalla seconda lettera dell'Apostolo Paolo ai Tessalonicesi: il "frenatore", "katechon", colui che alla fine dei tempi è destinato ad impedire "la venuta del figlio della perdizione". La venuta di Cristo è un evento centrale nella storia del mondo. Tutto ciò che lo precedette era un presagio. Ciò che seguì fu l'universalizzazione del Vangelo, la Buona Novella. E, nella concezione ortodossa del mondo, il centro della storia nell'era cristiana era precisamente Roma, la Nuova Roma, Costantinopoli e il suo sovrano, il Basileus ortodosso. In altre parole, dopo Costantino, la Nuova Roma (Seconda Roma) fu il vero soggetto della storia, una leva per la misteriosa costruzione della casa della Salvezza e la Deificazione dell'ecumene. L'Occidente eretico, con i suoi sovrani germanici usurpatori e un clero cattolico laico alla sua testa, si staccò da Roma, il che significa che divenne apostata. Il Vaticano fu l'anti-Roma, negò il significato ortodosso del "katechon" Basileo e affermò illegalmente la totalità del potere papale. Dopo lo scisma delle Chiese negli emisferi Occidentale (Cattolica) e Orientale (Ortodossa), l'unico guardiano del vero cristianesimo rimase la Nuova Roma, Bisanzio, mentre i cattolici caddero nell'abisso dell'apostasia. Il "katechon" fu portato via da loro. Ma anche la Seconda Roma era destinata a cadere. Quando la sua fede vacillò e cercò di ricorrere all'aiuto militare dell'Occidente contro i turchi, accettò persino il prezzo di un rifiuto della verità ortodossa e l'accettazione dell'Unione di Firenze. Ma questo non la salvò; al contrario, potrebbe essere stato il colpo di grazia.
Dopodiché, a quanto pare, non ci fu più uno spazio per il "katechon", il "frenatore", e le porte per l'arrivo del "figlio della perdizione" furono aperte.
Ma in un regno del nord, nelle terre innevate e selvagge, abitate da un popolo strano, meditativo, contemplativo, immerso nel furore della sua missione segreta, tutto è rimasto lo stesso, come se quel terribile evento ("la rimozione del katechon, di colui che tratteneva") non fosse avvenuto. Proprio come il paradiso fu risparmiato dalla decadenza della Caduta dell'Uomo che aveva toccato tutti gli altri luoghi terreni, così la Rus divenne l'unico paese in cui gli insegnamenti e le norme del vero cristianesimo furono miracolosamente preservate. Così, la città eterna si trasferì a nord, a Mosca. Da quel momento in avanti, Mosca prese il testimone del soggetto della storia. Più tardi, in Russia fu fondato un patriarcato, e la "sinfonia dei poteri" fu pienamente affermata. Mosca divenne sinonimo di Ortodossia nell'era post-bizantina. Divenne l'ultima roccaforte della Salvezza, l'arca della verità, il Nuovo Israele. Mosca è il sigillo della missione divina del popolo russo. Questa città è entrata nella storia spirituale per ultima. Terza Roma, "e non ce ne sarà una quarta". Ma gli ultimi saranno i primi, il che significa che Mosca fu il punto più divinamente scelto sulla terra. E poiché è proprio la nostra terra umana che il Salvatore ha scelto come luogo della sua Incarnazione, ciò significa che questo luogo è centrale per l'intero Universo.
Mosca è la verità, la vita, la via, il bene. Mosca è l'assoluto.
L'ombra dell'Anticristo cercò di rompere anche questa ultima roccaforte del Vangelo. Duecento anni di San Pietroburgo, la Russia di Romanov fu il periodo dell'"abominazione della desolazione". Non c'era nessun Patriarca, nessuna vera monarchia sinfonica, Mosca non era la capitale. Tutto converge. E fu solo nel 1917 che persone strane, insolite, possedute - i bolscevichi - in un modo davvero paradossale, come se completassero uno strano enigma soteriologico, misero le cose al loro posto. Durante questo periodo, nonostante l'aperta persecuzione anticlericale, il Patriarcato russo fu restaurato, la dinastia dei traditori fu abolita e, cosa più importante, Mosca fu di nuovo la capitale, di nuovo la Terza Roma. Allo stesso tempo, l'icona "Derzhavnaya" fu trovata miracolosamente nella residenza degli zar moscoviti (!). Essa raffigura la Regina del Cielo su un trono, come Zarina della Russia, come autocrate della Terza Roma, della città santa di Mosca, di cui non vi era, non vi è e non vi sarà mai nulla di più bello e di più tragico nell'universo.
2. La missione geopolitica di Mosca Essendo il centro della dottrina teologica cristiana, essendo legata al mistero del destino di tutta l'umanità e al mistero della Salvezza, Mosca è anche l'asse di una realtà più mondana, puramente geopolitica. Se al centro della visione cristiana della storia si trova la battaglia tra i fedeli cristiani e la Chiesa di Cristo contro il mondo dell'apostasia e la realtà dell'anticristo o "figlio della perdizione", in geopolitica il dramma principale culmina nel conflitto tra due campi: questi sono Terra e Mare, tellurocrazia e talassocrazia. Il mondo del Mare, che inizia con Cartagine e termina con i moderni Stati Uniti, incarna il polo del regime commerciale, la "civiltà del mercato". Questa è la via dell'Occidente, la via dello sviluppo tecnologico, dell'individualismo, del liberalismo. È dominato dal dinamismo e dalla mobilità, che contribuiscono alla modernizzazione e al progresso nella sfera materiale. La civiltà del mare negli ultimi secoli ha anche acquisito il nome di "Atlantismo", man mano che la sua roccaforte principale si è spostata verso l'Oceano Atlantico, fino all'ascensione degli Stati Uniti. La moderna Alleanza del Nord Atlantico è l'espressione strategica di questo modello di civiltà. Ad essa gli si oppone il mondo della Terra, il mondo della Tradizione. Questa è la "civiltà eroica", una realtà fedele ai principi fondamentali antichi. Qui, il progresso non è tanto nella sfera materiale quanto nella sfera dello spirito; la morale domina sul fisico, l'onore domina sul profitto. Dall'antica Roma attraverso Bisanzio, la storia geopolitica della Terra avanza verso il Blocco Orientale, che ha affrontato l'Occidente durante la Guerra Fredda. Al centro di questo spazio eurasiatico c'è la Russia, denominata Heartland dal più grande teorico inglese di geopolitica e uno dei padri fondatori di questa disciplina [Sir Halford Mackinder, NdT]. E ancora una volta, il centro della Russia è Mosca, come sintesi di tutti gli spazi terrestri, come sinonimo di civiltà della Terra.
Mackinder ha scritto: "Colui che controlla l'Eurasia, controlla il mondo intero". Questo è il fondamento della strategia geopolitica a lungo termine "anaconda", che gli anglosassoni e gli atlantisti usano da secoli contro le distese continentali interne. Questa è la continua "battaglia per Mosca" in corso.
Mosca è la capitale della civiltà della Terra. Situata nella profondità del continente, lontana da porti e mari, è una capitale continentale, che riunisce in sé le masse spaziali dell'Eurasia orientale e il dinamismo tecnologico dell'Europa Occidentale. Dall'Occidente, gli atlantisti si sono precipitati qui sotto bandiere diverse e in tempi diversi: dai polacchi e da Napoleone a Hitler. Ed ogni volta gli invasori dell'Occidente sono stati respinti dalla forza continentale sulle coste atlantiche. Mosca è l'asse del blocco eurasiatico, il cuore della "terra midollare".
3. Lo Zarato di Moscovia Differenti scuole storiche determinano in modo diverso l'origine dell'entità statale russa. La maggioranza è incline a ritenere che il periodo centrale della nostra storia dello stato sia lo Zarato di Moscovia o il cosiddetto "periodo di Mosca", che durò dal XV al XVIII secolo, vale a dire dalla liberazione dal giogo dei Tartari fino a Pietro il Grande. Fu precisamente in quel periodo che si formarono i tratti fondamentali del grande popolo russo e delle sue istituzioni statali e sociali. Il grande studioso russo Lev Gumilev ha mostrato questo processo in modo più dettagliato e approfondito; egli, seguendo gli eurasiatisti russi, sottolineò la radicale unicità della Rus' Moscovita sul piano etico, etnico e socio-culturale rispetto sia agli altri stati slavi che alla Rus' di Kiev, che fu un normale stato dell'Europa orientale senza particolari tratti geopolitici eurasiatici. In realtà, la Rus', come un'entità eurasiatica unica, che assunse su di sé la missione geografica e politica di Gengis Khan e fu chiamata ad unire le terre e le culture continentali dell'Oriente e dell'Occidente sotto il suo controllo, prese forma proprio nel periodo moscovita, quando i principi di Mosca e in seguito gli Zar presero coscienza della loro responsabilità per lo speciale percorso storico e culturale che era stato affidato al popolo russo. A livello religioso, ciò si manifestò nell'assunzione da parte russa dell'ideologia del bizantinismo; in pratica, tuttavia, questa nobile idea fu sovrapposta al modello del rigido sistema amministrativo ed economico centralizzato dell'impero tataro. Questa combinazione ha fatto di uno stato provinciale la culla di un impero mondiale e ha trasformato un popolo strano e paradossale perso nella neve e nelle foreste, in un etnos oscurato da una missione universale.
L'idea moscovita, il concetto di "Terza Roma" (dell'anziano Filofei) divenne l'incarnazione della più alta aspirazione della volontà nazionale. Il periodo pre-moscovita fu un preludio al periodo moscovita.
Il periodo di San Pietroburgo, quando i Romanov, a cominciare da Pietro, anatemizzarono il "vecchio ordine" e la "vecchia fede", si volsero all'Occidente, rifiutarono di svolgere la missione eurasiatica propria e condannarono il popolo a un velato, ma non meno grave "giogo romano-tedesco" (per usare l'espressione del principe N. S. Trubetskoi), nonostante tutto ciò portò in sé le tendenze che si erano stabilite a Mosca. Anche se ad un altro livello, i legami con la culla della statualità nazionale non furono mai recisi. Se San Pietroburgo fu l'epitome dell'"occidentalismo" russo, Mosca rimase un simbolo dell'inizio tradizionale eurasiatico, incarnando l'eroico passato sacro, la lealtà alle radici, la pura fonte della storia dello stato.
Tutto ciò che è "modernista" in Russia è collegato a San Pietroburgo. Tutto ciò che è tradizionale, è legato a Mosca.
Le tre capitali storiche della Russia simboleggiano contemporaneamente i tre orientamenti geopolitici e tre tipi di stato. Kiev rappresenta la linea di pensiero etnica, slavo-orientale spinta al limite. Dimostrò una tendenza a diventare una provincia politico-culturale dell'Europa. In virtù dell'ortodossia, la Rus' di Kiev entrò a far parte del mondo ortodosso, ma non era e non poteva essere un potente stato indipendente ortodosso con una speciale idea nazionale e con uno specifico ordine sociale. Mosca è la capitale eurasiatica, il simbolo dei russi che diventano se stessi, dell'acquisizione del significato della loro esistenza storica, di uno stile speciale, unico combinato con gli ingredienti di una missione universale in senso culturale, politico, religioso e socio-etnico. Mosca è indipendenza e completezza, il ritrovamento di se stessi. San Pietroburgo è la capitale laica, post-moscovita, associata alla desacralizzazione dell'esistenza russa e alla negazione della storica missione spirituale della Russia, dell'unica e simultaneamente universale via russa. È una linea di pensiero di alienazione dalle proprie radici e tradizioni spirituali e storiche. È chiaro che l'ortodossia sinodale di San Pietroburgo ha poco in comune con il vero bizantinismo, sui cui principi fu costruita la Chiesa russa nel periodo moscovita, guidata dallo zar ortodosso e dal patriarca ortodosso. A San Pietroburgo nel XVIII secolo, l'ingresso in città era generalmente vietato a coloro che indossavano semplici abiti russi. Di che tipo di "narodnost" si può parlare qui?
4. Mosca sovietica Il trasferimento della capitale bolscevica a Mosca è estremamente rivelatore. Da un punto di vista geopolitico, storico e in un certo senso spirituale, questa fu una mossa volta a un ritorno all'orientamento eurasiatico. È difficile dire se i leader comunisti si resero conto di quali fossero i risultati di tale atto. In termini logici, comunque, questo era del tutto giustificato. Sotto il regime sovietico, la Russia si oppone nuovamente all'Occidente (anche se questa volta sulla base di motivazioni puramente ideologiche), si riaprì di nuovo all'Asia, e intraprese di nuovo la strada dell'autarchia culturale, sociale ed economica. Possiamo discutere tutto il tempo che vogliamo sul "prezzo troppo grande" che è stato pagato per questo. Ma tutto ciò che è grande nella storia è conseguito, purtroppo, con una grande quantità di sangue. In ogni caso, fu proprio sotto i bolscevichi che il campo eurasiatico raggiunse la sua massima estensione spaziale, e l'URSS rimane l'esempio più impressionante di un imponente impero continentale. Diversi territori continentali, gruppi etnici eurasiatici e culture furono integrati in un singolo blocco. Il periodo sovietico è un tentativo di trovare un nuovo, rilevante e moderno, ma ancora così riconoscibile ideale messianico della Terza Roma. Mosca Rossa divenne la capitale della Terza Internazionale. Il Terzo Regno è l'Impero dello Spirito Santo. Questa teoria risale al mistico cristiano Gioacchino da Fiore, e ancora prima, all'antico predicatore carismatico Montanus, che fu, per inciso, il primo a cominciare a costruire in Tessaglia la Nuova Gerusalemme, il prototipo terreno della Città Celeste, molto prima degli anabattisti e del patriarca Nikon. Sebbene in una forma eretica ed estrema, anche i bolscevichi percepirono chiaramente il soffio segreto del pensiero eurasiatico e l'Idea di Mosca nel suo significato universale. Il popolo e la Chiesa furono sostituiti dal "proletariato", "Satana" dal capitale, e la "civiltà del Mare" dall'imperialismo internazionale e dal colonialismo. Il linguaggio cambia, i termini cambiano, le ideologie cambiano... Ma l'essenza rimane la stessa: Mosca, la capitale della Terra, dello Spirito, del Lavoro, contro le strategie oceaniche delle tecnologie mercantili e materiali.
Di nuovo Roma contro Cartagine, l'ideale della gerarchia e del servizio contro i valori del profitto, dell'imprenditorialità e dell'"egoismo razionale".
Questa volta Mosca divenne la "Roma proletaria". Tuttavia, rimase sempre Roma. La speranza degli oppressi, degli svantaggiati, dei derubati e degli umiliati di tutto il mondo... La capitale di un nuovo impero, un impero concepito come l'inizio di un'era di felicità universale e di bene... Il prezzo pagato per questo ideale fu troppo grande. Ma ciò non discredita l'ideale in sé, solo i modi con cui è stato realizzato. Coloro che hanno lottato onestamente e sacrificando se stessi per un miracolo, non sono colpevoli del fatto che quel miracolo non si è materializzato; piuttosto, sono da biasimare coloro che si sono rivelati troppo terreni e comuni per un grande sogno.
5. Essere o non essere... La storia di Mosca è la storia di un'idea. Questa idea non è solo parte del passato, ma si estende anche al futuro. Oggi, viviamo indubbiamente una profonda crisi dello stato e dell'idea nazionale, e non riusciamo a trovare le giuste proporzioni per la nostra comprensione del passato. Da qui deriva il nostro smarrimento nel presente. La sensazione della catastrofe, connessa con il pensiero del futuro. La nostra società sta tentando spasmodicamente di trovare qualche punto di riferimento affidabile, un concetto coerente, ampio e capiente del nostro percorso nazionale. Esiste un certo gruppo sociale che - seguendo lo scienziato politico americano Fukuyama - crede che "la storia sia finita", che le nazioni, gli stati, le religioni e le culture sono destinati a morire in un mondo unificato con un mercato planetario. Questi sono i liberali estremi russi, che considerano come loro compito principale quello di scrivere un periodo finanziario nella storia nazionale, per fare della Russia una "tabula rasa", trasformandola in un segmento quantitativo della comunità globale indistinguibile dagli altri. Tuttavia, è abbastanza ovvio che un approccio così estremista non può soddisfare tutti noi. Difficilmente accetteremo la prospettiva di una scomparsa storica, la dissoluzione muta in un mondo anonimo. È improbabile che abbandoneremo così facilmente la nostra identità religiosa, geopolitica, sociale e culturale, come vorrebbero i tecnocrati del "nuovo ordine mondiale".
La nostra alternativa nazionale ha un nome, un simbolo e un vessillo: Mosca, nel pieno significato di questo concetto più complesso, nella profondità e nella natura paradossale di questa teoria completa e autosufficiente.
La domanda di Amleto di "essere o non essere?" è per no oggi così formulata (nel senso nazionale, storico): "essere o non essere Mosca?", "essere o non essere l'idea moscovita?" È su questo punto, in quest'ottica, che i problemi economici e amministrativi, gli interessi politici e le questioni filosofiche, le teorie storiche e le ideologie moderne, i legami economici e le crisi sociali si intrecciano tutti. Ma a tutti i livelli, in tutte le aree e su tutti i piani di questa più complessa materia, dobbiamo ricordare chiaramente quelle profondità semantiche che stanno dietro ogni questione concreta, dietro ogni decisione presa, dietro ogni progetto e risoluzione approvato o respinto.
Tratto dal Capitolo 1 della Parte II del Libro 2 di Osnovy geopolitiki [Foundations of Geopolitics] (Moscow: Arktogeya, 2000)
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