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L’Arabia Saudita impedisce a 600.000 palestinesi hajj e umrah non riconoscendo il passaporto di Mustafah Abu Sneine
Gli agenti di viaggio dicono che Riyadh ha smesso di rilasciare visti ai titolari palestinesi di passaporti giordani temporanei, coinvolgendo i residenti di Gerusalemme Est.
L’Arabia Saudita ha vietato ai palestinesi in possesso di passaporti giordani temporanei di entrare nel paese, impedendo in pratica a centinaia di migliaia di persone di compiere i pellegrinaggi Hajj e Umrah, i titolari delle compagnie turistiche in Palestina e in Giordania lo hanno confermato a Middle East Eye.
Diversi agenti di viaggio interpellati da MEE hanno affermato di essere stati avvisati all’inizio di questo mese del fatto che non dovevano presentare domanda di visto per chiunque volesse viaggiare con un passaporto giordano temporaneo, anche se non è stato fatto alcun annuncio ufficiale.
La misura colpisce direttamente quasi 634.000 palestinesi che vivono in Giordania e a Gerusalemme est occupata da Israele che non hanno accesso ad alcuna altra forma di documento di viaggio che consenta loro di recarsi in Arabia Saudita, destinazione di viaggio di milioni di musulmani che partono ogni anno per il pellegrinaggio nelle città sante di La Mecca e Medina.
Il passaporto temporaneo giordano è un documento valido cinque anni rilasciato ai palestinesi che vivono nella Gerusalemme est occupata dal Dipartimento dello stato civile e passaporti di Amman .
Anche i profughi palestinesi della Striscia di Gaza che vivono in Giordania, stimati in circa 150.000, ricevono i passaporti temporanei, e pure i palestinesi che vivono nella Cisgiordania occupata da Israele hanno il diritto di richiederne uno. Il titolare di un passaporto temporaneo non ha un numero di identificazione nazionale e pertanto non gli sono riconosciuti i pieni diritti di cittadinanza giordana.
I palestinesi che vivono a Gerusalemme Est usano il passaporto solo come documento di viaggio per spostarsi da un paese all’altro, specialmente nella maggior parte degli stati arabi che non riconoscono Israele o documenti di viaggio rilasciati da Israele.
Kamal Abu Dhiab, capo della Jordan Society of Tourism and Travel Agents, ha dichiarato a MEE che l’organizzazione è stata informata “verbalmente per telefono” della misura dal consolato saudita ad Amman.
“Posso confermare che ci hanno informato di non inviare alcun passaporto temporaneo giordano per ottenere un visto. Il consolato saudita ci ha informato di recente e il loro messaggio non era scritto, ma verbale”, ha detto Abu Dhiab.
Abu Khaled al-Jimzawi, titolare dell’Ufficio al-Odeh per il Turismo di Gerusalemme Est, ha detto di essere stato informato della decisione dal Ministero palestinese di Awqaf e affari religiosi di Ramallah, capitale amministrativa dell’Autorità Palestinese in Cisgiordania. “Siamo stati informati della decisione all’inizio di settembre. [Le autorità saudite] hanno informato le compagnie turistiche palestinesi e giordane e il ministero palestinese di Awqaf che rifiuteranno il rilascio di visti per qualsiasi passaporto temporaneo privo di numero nazionale” ha detto Jimzawi.
Perdita di stato. I palestinesi di Gerusalemme Est sono invece incoraggiati a richiedere passaporti rilasciati dall’Autorità Palestinese, ha detto a MEE il proprietario di un’agenzia di viaggi per Umrah e Hajj, mantenendo l’anonimato per paura di perdere il contratto con il Ministero saudita di Hajj e Umrah.
Le compagnie turistiche in Giordania e Palestina devono rispettare i contratti legali con il Ministero saudita di Hajj e Umrah. Le società registrate necessitano di un username e di un passaporto del ministero che consentano loro di richiedere visti e caricare i documenti online.
Secondo l’agenzia di viaggi, il passaporto dell’ANP costerà ai palestinesi 240 shekel ($ 65), sarà valido per un solo anno e occorrerà un giorno per il suo rilascio. “I palestinesi di Gerusalemme hanno paura delle ripercussioni di questa decisione: se chiedono un documento rilasciato dall’ANP, temono che il loro status legale e la loro residenza a Gerusalemme possano essere messi a repentaglio”, ha detto.
Israele ha occupato Gerusalemme Est nella guerra del 1967 in Medio Oriente e da allora ha tentato di annetterla con una mossa mai riconosciuta dalla comunità internazionale. I palestinesi rimasti in città e i loro discendenti sono per la legge israeliana riconosciuti come residenti di Gerusalemme Est. Ma questo status viene spesso revocato da Israele per una miriade di motivi, come la doppia nazionalità.
Non è chiaro se i passaporti rilasciati ai palestinesi di Gerusalemme Est dall’ANP avranno un numero nazionale. Se così fosse, potrebbe potenzialmente consentire al ministero degli interni di Israele di revocare i loro diritti di residenza a Gerusalemme ed espellerli come cittadini stranieri in base alla legge “Ingresso in Israele” del 1952.
Tuttavia un funzionario che lavora per il gabinetto palestinese, parlando a condizione dell’anonimato, ha negato che l’ANP possa rilasciare passaporti ai residenti di Gerusalemme Est che già posseggono carte d’identità israeliane, dicendo che la sua politica non è quella di rilasciare documenti ai palestinesi di Gerusalemme Est, anche se le loro carte di identità vengono revocate da parte di Israele.
Le ambasciate saudite a Londra e Amman e il ministero di Hajj e Umrah non hanno risposto alle richieste di MEE di un commento.
Cambio di regole. Jumana Ghunaimat, ministro della Giordania per gli affari dei media, ha detto a MEE di non essere a conoscenza di nuove direttive riguardo la decisione di non rilasciare più visti ai palestinesi titolari di passaporti giordani temporanei e ha affermato che “non è stato fatto alcun annuncio ufficiale”.
Dhiab, a capo della Jordan Society of Tourism and Travel Agents, ha detto che le ragioni del cambiamento delle regole non sono chiare, aggiungendo che l’Arabia Saudita ha regolarmente apportato modifiche ai requisiti e ai regolamenti in materia di visti. Ha citato l’improvvisa introduzione nel 2016 di una nuova politica che ha obbligato chiunque visitasse la Mecca due volte nel corso di due anni a pagare una tassa di 2.000 riyal sauditi ($ 533) e una direttiva emessa nel 2011 che impone ai giordani di avere passaporti biometrici.
Circa 6.600 persone provenienti da Gerusalemme Est, dalla Cisgiordania e dalla Striscia di Gaza si sono recate in Arabia Saudita per l’Hajj nel 2017, mentre una media di 50.000-70.000 persone dalle stesse aree intraprendono il pellegrinaggio Umrah ogni anno. Prima del 1996, tutti i palestinesi in Cisgiordania e a Gerusalemme Est ricevevano visti per Hajj e Umrah sui loro passaporti giordani, ad eccezione dei palestinesi nella striscia di Gaza che potevano fare domanda per i documenti di viaggio egiziani.
Ma dopo gli accordi di Oslo tra Israele e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, che ha istituito l’Autorità palestinese, i palestinesi in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza hanno iniziato a ricevere i loro visti nei passaporti rilasciati dall’ANP.
I residenti di Gerusalemme Est hanno continuato a utilizzare passaporti giordani temporanei, un’eredità dello status della dinastia degli hashemiti giordani come custodi dei luoghi sacri di Gerusalemme e dell’annessione giordana della Cisgiordania e Gerusalemme Est fino alla loro occupazione da parte di Israele nel 1967.
Alcuni media palestinesi e arabi hanno collegato la mossa saudita alla proposta non ancora annunciata di “accordo del secolo” del presidente americano Donald Trump, tra le voci secondo cui Washington avrebbe cercato il sostegno saudita per misure che revochino il diritto al ritorno dei profughi palestinesi dislocati per la creazione di Israele nel 1948 e successive guerre mediorientali.
Le misure vedrebbero i profughi palestinesi in Libano – stimati in 173.000 – e in Giordania completamente naturalizzati e con numeri di identificazione nazionali. I palestinesi a Gerusalemme Est potrebbero richiedere un passaporto israeliano, secondo quanto riferito.
I politici israeliani hanno anche espresso il desiderio che la custodia dei siti sacri di Gerusalemme sia trasferita dalla dinastia hashemita all’Arabia Saudita. Traduzione per Invictapalestina.org di Simonetta Lambertini.
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