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27/1/2018
Diario di ordinaria tristezza, Mahmud Darwish
Qualsiasi livello di antagonismo arabo israeliano si sia raggiunto, nessun arabo ha il diritto di simpatizzare con il nemico del proprio nemico, perché il nazismo è nemico di tutti i popoli. E questa è una cosa.
Però Israele eccede nello sfogare i suoi rancori su un altro popolo. E questa è un’altra cosa.
Perché il crimine non si riscatta con il crimine. Chiedere ai palestinesi e a qualsiasi altro arabo di pagare il prezzo di crimini che non hanno commesso non può essere il risarcimento dell’Olocausto”. Mahmud Darwish
da Una trilogia palestinese*
“Mio padre diceva che allora non avevano capito che cosa stava succedendo. Credevano che sarebbe stata una guerra lampo dalla vittoria scontata. Andarsene dai paesi significava salvare la pelle, senza rendersi minimamente conto di stare rinunciando alla terra. Ai palestinesi sembrava che l’idea di patria non avesse bisogno di sforzo intellettuale, di mobilitazione collettiva, di progettazione.
Casa, campo e aratro erano disarmati. A loro sembrava che l’invito a restare non fosse parte integrante della guerra, visto che non erano state fatte previsioni né sulle forze necessarie in campo né su cosa sarebbe potuto succedere dopo. Questo significa forse che il patriottismo latitava? Niente affatto, anzi i contadini si arruolavano volontariamente per autentico impulso patriottico. Era l’organizzazione a latitare. L’impressione diffusa, o l’inganno diffuso se preferisci, faceva supporre che l’evacuazione fosse temporanea, qualche giorno al massimo. Quindi perché vecchi donne e bambini sarebbero dovuti morire invano se la temporanea evacuazione poteva garantire loro sia incolumità che vittoria? Vista la facilità con cui gli arabi si erano dileguati**, gli israeliani hanno preso l’evacuazione a pretesto per rinfacciare loro la mancanza di patriottismo e il fatto di non meritarsi una patria.
Tuttavia gli invasori ingannavano solo se stessi avvalorando simili pretesti, in quanto avevano avallato l’evacuazione temporanea ricorrendo al convincente impiego di fucili e pugnali. Sono stati messi davanti a un ultimatum: o morire o andarsene per qualche giorno.
Svuotare di arabi la Palestina non è stata una misura di emergenza imposta dalle circostanze, bensì una costante nella strategia sionista durante e dopo la guerra del 1948 prima della creazione dello Stato Israele. Strategia attuata con la forza delle armi e giustificata sia a livello religioso, tramite l’esempio di Giosuè e il detto “Il giorno del Signore è un giorno di terrore”, sia a livello politico tramite l’esempio delle proprie prassi.
È stato Menachem Begin a dire: “Se non avessimo vinto a Deir Yassin lo Stato d’Israele non esisterebbe“. Non hanno mai occultato l’intenzionalità del massacro di Deir Yassin*** visto che i loro automezzi giravano proclamando l’ultimatum con gli altoparlanti: O evacuate o farete la fine di Deir Yassin. In ogni paese che occupavano, radunavano tutti gli abitanti nella piazza e li lasciavano sotto il sole per ore, poi sceglievano i ragazzi più belli e li uccidevano davanti alla gente per convincerla ad andarsene, ma anche per sfogare storici rancori repressi e fare in modo che la notizia del massacro raggiungesse i paesini palestinesi ancora liberi.
A livello legale gli israeliani si sono giustificati affermando che gli arabi avevano venduto loro le terre. Purtroppo puoi incontrare qualche arabo fermamente convinto di questa menzogna israeliana, che non si è nemmeno preso la briga di appurare che gli ebrei fino al 1948 non possedevano in totale più del 6% delle terre palestinesi.
[…] Chi se ne era andato in Libano tornando in Palestina dopo un anno o due non aveva più la cittadinanza. Mentre chi dopo 2000 anni arrivava qui da Varsavia aveva diritti e cittadinanza. “
Note
*Feltrinelli 2017, p.46 e pp.32-34
** “Sette paesi arabi dichiarano guerra al sionismo in Palestina. Sette paesi muovono guerra per cancellare la spartizione e debellare il sionismo e poi lestamente abbandonano la battaglia dopo aver perso gran parte della terra di Palestina, anche parte di quella che era stata assegnata agli arabi dal piano di spartizione”
da Il significato del disastro, di Constantin Zureyq, storico e intellettuale siriano.
*** Deir Yassin: Il 9 aprile 1948 in questo paese venne compiuto un massacro. L’autore fu l’IRGUN, una organizzazione paramilitare guidata da Menachem Begin, futuro Primo Ministro dello stato di Israele.