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http://www.infopal.it/ 7/2/2018
In una esecuzione extragiudiziale, le forze israeliane uccidono Ahmed Jarar dopo 3 settimane di caccia all’uomo Traduzione di Edy Meroli
PCHR. In una nuova criminale esecuzione extragiudiziale, nella prima mattina di martedì 6 febbraio 2018, le forze israeliane hanno ucciso Ahmed Jarar dopo aver circondato un edificio abbandonato dove si era barricato, a al-Yamoun, a ovest di Jenin, nel nord della Cisgiordania occupata.
Secondo le indagini condotte dal Centro Palestinese per i Diritti Umani (PCHR), intorno alle 04:00 di martedì 6 febbraio 2018, una grande contingente di soldati israeliani con un bulldozer, sostenuti da un drone e da un elicottero, sono entrati a al-Yamoun, a ovest di Jenin. Si sono fermati nella zona nord-occidentale della cittadina e hanno circondato un edificio abbandonato di 4 piani appartenente ad una persona che vive all’estero e formalmente usato come ufficio delle Forze di Sicurezza Nazionali Palestinesi. In seguito, nella zona si sono udite esplosioni e pesanti sparatorie. Verso le 05:00, il bulldozer ha iniziato a demolire un magazzino di 20 metri quadrati facente parte dello stesso edificio. Verso le 07:00, i media israeliani hanno iniziato a diffondere la notizia che Ahmed Naser Khaled Jarar (22 anni), accusato dalle forze israeliane di aver ucciso il rabbino Raziel Shevah vicino all’insediamento “Havat Gilad”, a ovest di Nablus il 9 gennaio 2018, era stato ucciso.
Dal 18 gennaio 2018, Jenin, il suo campo profughi e i villaggi vicini, sono stati esposti a campagne militari israeliane su vasta scala alla ricerca di Ahmed Jarar. Lo stesso 18 gennaio, le forze israeliane hanno ucciso suo cugino Ahmed Isma’il Jarar (31 anni) e il 3 febbraio 2018 hanno ucciso Ahmed Samir ‘Obeid (18 anni).
Le indagini del PCHR e le dichiarazioni ufficiali dei leader israeliani e dei servizi di sicurezza indicano la presenza di elementi di reato nell’esecuzione extragiudiziale. Terminata l’operazione, Avigdor Lieberman, ministro della Difesa israeliano, ha twittato: “Il punteggio è stato raggiunto”. Ha aggiunto che si congratula con Netanyahu e le forze israeliane per aver assassinato Ahmed Jarar e spera che presto arriveranno anche all’assassino del rabbino Itamar Ben Gal, ucciso ieri nell’attacco di Salfit. Il servizio di Sicurezza Shin Bet ha rilasciato una dichiarazione: “In seguito a complesse e operative attività di intelligence iniziate dopo l’uccisione del rabbino Raziel Shevah, all’alba di oggi, durante un’operazione congiunta tra lo Shin Bet, le forze israeliane e l’unità antiterrorismo Yamam della polizia di frontiera israeliana, Ahmed Naser Jarar di Jenin è stato assassinato”. E ha aggiunto: “Nel tentativo di arrestarlo, il ricercato è uscito dall’edificio, dove era barricato nel villaggio di al-Yamoun, armato di un M-16 e una borsa piena di esplosivo”. La dichiarazione non ha detto che Jarar ha aperto il fuoco contro le forze israeliane, indicando così che l’operazione mirava a uccidere Jarar e non ad arrestarlo.
Il PCHR condanna fermamente questo crimine che fornisce una nuova prova del fatto che le forze israeliane continuano a commettere esecuzioni extra-giudiziali contro gli attivisti palestinesi nel disprezzo delle loro vite, il PCHR chiede alla comunità internazionale e all’ONU di fermare i crimini israeliani in aumento e le violazioni, e lavora per fornire protezione internazionale ai Palestinesi nei Territori Palestinesi Occupati. Il PCHR ribadisce inoltre il suo invito alle Alte Parti Contraenti della Quarta Convenzione di Ginevra del 1949 ad adempiere agli obblighi loro imposti dall’articolo 1; vale a dire a garantire il rispetto della Convenzione in tutte le circostanze e i loro obblighi conformemente all’articolo 146 di perseguire penalmente le persone accusate di commettere gravi violazioni della Quarta Convenzione di Ginevra. Queste gravi violazioni costituiscono crimini di guerra ai sensi dell’articolo 147 della stessa Convenzione e Protocollo Aggiuntivo (I) delle Convenzioni di Ginevra concernenti la garanzia del diritto di protezione dei civili palestinesi nei Territori Palestinesi Occupati.
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