http://nena-news.it/ 06 feb 2018
Blitz all’alba: esercito israeliano uccide un palestinese
Secondo Tel Aviv, Ahmed Nasser Jarrar era il responsabile operativo dell’attacco mortale contro il rabbino colono Shevach dello scorso gennaio. Il ministro della difesa Lieberman esulta: “Conto chiuso”. Ieri pugnalato a morte un settler vicino a Nablus. Israele ha dato il via alla caccia all’uomo
Roma, 6 febbraio 2018, Nena News – Il presunto assassino del rabbino colono Raziel Shevach, Ahmed Nasser Jarrar, è stato ucciso stamane all’alba durante un blitz delle forze di sicurezza israeliane nel villaggio palestinese cisgiordano di Yamun (Jenin). Secondo la versione israeliana, l’edificio in cui Jarrar si trovava sarebbe stato circondato dalle forze armate d’Israele. Sentitosi accerchiato, la vittima sarebbe uscita dalla casa con in mano un fucile M-16, ma sarebbe stata subito colpita mortalmente dai proiettili sparati dai soldati. L’intelligence interna israeliana (Shin Bet) sostiene che la vittima era il responsabile operativo dell’attacco a Shevach avvenuto lo scorso 9 gennaio vicino a Nablus. La rappresaglia israeliana a quella morte era stata immediata: otto giorni dopo l’assassinio del rabbino colono, infatti, i militari uccidevano nel corso di un blitz il palestinese Ahmed Ismail Mohammed Jarrar, ritenuto da Israele complice dell’attacco.
L’ingresso dei militari a Yamun ha scatenato la rabbia di decine di residenti che si sono scontrati con i soldati di Tel Aviv: il bilancio fornito dalle autorità sanitarie locali parla di sette palestinesi feriti per aver inalato gas lacrimogeni.
La tensione è alta nei Territori occupati. Israele ha iniziato in queste ore una nuova caccia all’uomo nei confronti di un palestinese, un diciannovenne con cittadinanza israeliana secondo i media israeliani, che ieri ha pugnalato a morte il colono israeliano Itamar Ben Gal vicino all’insediamento illegale di Ariel (a pochi chilometri da Nablus). In un post su Facebook, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ringraziato le forze armate per la loro “operazione complessa e determinata” che mira a scovare “il terrorista”. I soldati, ha aggiunto, “troveranno tutti quelli che provano ad attaccare i cittadini israeliani. Li assicureremo alla giustizia”.
Si è affidato invece a Twitter il ministro della difesa israeliano Avigdor Lieberman. Parlando dell’uccisione di Jarrer di stamane, il leader di Yisrael Beitenu ha detto che “il conto è chiuso”. “Era chiaro – ha poi sottolineato – che era solo una questione di tempo prima che noi colpissimo il capo della cellula che ha ucciso il rabbino Raziel Shevach. Spero, e credo, che a breve prenderemo anche l’assassino del rabbino Itamar Ben Gal”. Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente Reuven Rivlin che ha ricordato come lo “Stato d’Israele non si piegherà mai al terrorismo”. Completamente diversa è stata la reazione di Hamas: per il movimento islamico palestinese l’accoltellamento di Ariel dimostra che l’Intifada prosegue ed è una reazione naturale all’occupazione israeliana. Come è da consuetudine in questi casi, la morte d Ben Gal ha scatenato un nuova ondata di accuse da parte del governo Netanyahu verso l’Autorità nazionale palestinese (Anp) di Abu Mazen e le Nazioni Unite. L’ambasciatore israeliano all’Onu, Danny Dannon, ha esortato il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a non far parlare il leader palestinese il prossimo 20 febbraio e a condannare con forza l’attacco di Ariel, “risultato diretto dell’incitamento e dei finanziamenti agli estremisti da parte dell’Anp”.
L’obiettivo di Tel Aviv è chiaro: incanalare la solidarietà internazionale per le uccisioni degli israeliani per far affossare qualunque azione diplomatica palestinese. Abbas, infatti, in risposta al riconoscimento di Gerusalemme come capitale d’Israele fatto dal presidente Usa Donal Trump lo scorso dicembre, si prepara a presentare all’Assemblea Generale dell’Onu un piano di ritiro dalla cooperazione con Israele.
Ma Tel Aviv è impegnata da tempo anche contro i sussidi che Ramallah versa mensilmente alle famiglie dei detenuti palestinesi e di coloro che sono stati uccisi dall’esercito israeliano. Per Israele sono “pagamenti a famiglie di terroristi” e pertanto vanno bloccati immediatamente. Non solo: sono una prova lampante che l’Anp è responsabile della “campagna di istigazione contro lo stato ebraico”.
C’è poi un altro elemento da considerare: gli attacchi dei palestinesi (soprattutto se mortali) contro israeliani rappresentano una giustificazione per Tel Aviv per continuare a un ritmo più sostenuto la costruzione di colonie israeliane in Cisgiordania, una palese violazione del diritto internazionale. Non è un caso che ieri sia stato legalizzato l’avamposto di Havad Gilad dove viveva Shevach. La strada era però già stata preparata “legalmente” con l’approvazione lo scorso anno della “Regulation bill” con la quale Israele ha riconosciuto retroattivamente gran parte degli avamposti coloniali che fino a quel momento considerava illegali anche per il suo stesso ordinamento. Nena News
Jenin-Quds - Press – PIC – Infopal - 6/2/2018 - Nella notte tra lunedì e martedì, l’esercito israeliano ha assassinato Ahmed Jarrar, 23 anni, si Burqin, militante delle Brigate al-Qassam, ala militare di Hamas, durante uno scontro armato nella cittadina di Yamon, a nord-ovest di Jenin. Ahmed Jarrar è stato ucciso durante la notte, dopo che le truppe israeliane avevano invaso Yamon. Secondo la versione israeliana, la vittima aveva con sé una borsa e un M16 prima di essere colpita a morte. L’esercito di occupazione gli stava dando la caccia da settimane. Tutta la famiglia Jarrar è oggetto di attacchi, uccisioni e arresti da parte di Israele. A metà di gennaio, era trapelata la notizia dell’uccsione di Ahmad, ma la madre aveva smentito. Si trattava del cugino, Ahmad Ismail Jarrar. Dopo settimane di inseguimenti, lo stato sionista è riuscito ad assassinarlo, in una delle sue consuete e impunite esecuzioni extragiudiziali. Resistenza, di padre in figlio. Ahmad era orfano di padre, Nasr Jarrar, membro delle brigate al-Qassam, assassinato dall’occupazione israeliana, nel 2002, quando lui aveva 7 anni. Ahmad è sopravvissuto a diversi tentativi di omicidio, che avevano preso di mira lui e suo padre. Il ragazzino è divenuto adulto e ha seguito le orme di suo padre. Dopo aver condotto l’operazione in cui un colono israeliano è stato ucciso vicino a Nablus, è tornato al suo lavoro vendendo tende, vestiti e automobili ai clienti. come al solito. Un terrorista, per Israele. Il portavoce dell’esercito israeliano ha detto che Ahmed Jarrar, che ha identificato come “un terrorista”, in riferimento al suo attivismo anti-occupazione, era ricercato per il suo coinvolgimento nelle sparatorie anti-occupazione a Nablus, il mese scorso. La resistenza piange la morte di Jarrar. Hamas ha affermato in un comunicato che Jarrar ha rifiutato di arrendersi e ha seguito il percorso di suo padre, “combattendo fino all’ultimo respiro”, e ha aggiunto che il giovane “sarà per sempre un eroe agli occhi del suo popolo”. Ha poi chiesto “al popolo palestinese in Cisgiordania di intensificare l’Intifada contro l’occupazione israeliana e di vendicare l’assassinio di Jarrar”. Il Movimento ha concluso affermando che “la resistenza palestinese rimarrà indistruttibile. Migliaia di palestinesi come Ahmad Jarrar sono disposti a sacrificare le loro vite per il bene della loro terra e della loro gente”.
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