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8 Feb 2018

 

Santa Sede: “Su disarmo nucleare passi indietro”

di Isabella Ciotti

 

Diplomatico vaticano di lungo corso, monsignor Tomasi ricopre, tra gli altri, l’incarico di delegato del Papa sulle politiche di disarmo nucleare, e lo stesso Dicastero di cui è membro è stato promotore, lo scorso novembre, della Conferenza internazionale sulla proibizione degli armamenti atomici. Anche questo, come l’integrazione, è un tema oggi molto discusso, nella rinata competizione tra chi avrebbe il famoso “bottone rosso” maggiormente a portata di mano. Tema che è tornato a impensierire il Vaticano, oltre che tutta la comunità internazionale.

Anche l’Italia ha un suo arsenale.
Abbiamo 50 bombe atomiche tra Aviano, in Friuli, e la Sicilia, dove sono in custodia “per conto” della Nato. Certo, un incidente può sempre verificarsi, o qualche persona con uno scarso equilibrio mentale può fare esplodere una bomba, generando una reazione a catena su cui non avremmo alcun controllo.

L’amministrazione Trump ha appena rivisto la sua strategia nucleare. Qual è il suo giudizio?
La nuova politica dell’amministrazione Usa mi pare faccia un passo indietro rispetto a quella del governo precedente, che era invece orientato a ridurre il numero di testate atomiche. Con il rinnovamento dell’arsenale e lo sviluppo di nuove tecnologie per produrre bombe a effetto ridotto – quindi potenzialmente utilizzabili come armi convenzionali – il rischio è che si accetti l’idea di ricorrere all’atomica in caso di emergenza. Con le conseguenze che sappiamo: la distruzione, oltre che di obiettivi militari, dell’ambiente e di persone innocenti.

Cosa fare allora?
Per il benessere della famiglia umana, bisogna eliminare questi ordigni di distruzione di massa. È un’affermazione che può sembrare un po’ idealistica, che rimanda a qualcosa di irraggiungibile, ma se non abbiamo degli obiettivi chiari e precisi – anche se alti –  su cui lavorare, rischiamo di perdere la corsa. Dobbiamo lavorare per un dialogo costruttivo, tra persone e tra Stati, per evitare conflitti che non sappiamo dove portino.

Quale messaggio per i leader internazionali?
L’obiettivo oggi dev’essere quello di fermare la corsa agli armamenti e di smettere di dissipare energie e risorse necessarie per il benessere della popolazione. Invece di spendere cifre da capogiro per nuovi armamenti sarebbe bene investirli per costruire ospedali, scuole, per aiutare i giovani a trovare lavoro. Per creare una società più serena e costruttiva, invece di correre dietro alle armi per affermare un potere che andrebbe lasciato alle singole comunità.

 

Video: https://youtu.be/zD5Bp0Tu7Pc

 

 

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