http://misionverdad.com/ https://aurorasito.wordpress.com 28 maggio 2018
Cinque aspetti chiave dell’adesione della Colombia alla NATO
In tempi di balcanizzazione globale, con l’impero caotico statunitense in piena disfatta e disputa geopolitica col blocco euroasiatico, la Colombia si è inserita nello scenario latinoamericano e caraibico come “partner globale” della NATO, un’entità (guidata dagli Stati Uniti) responsabile di molti disastri “umanitari” in Europa orientale, Africa e Medio Oriente negli ultimi decenni.
Cos’è la NATO? Il 4 aprile 1949 fu firmato il Trattato Nord Atlantico, noto anche come Trattato di Washington, che unì 12 Paesi: Stati Uniti, Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo e Regno Unito, in un’unica organizzazione di cooperazione militare, meglio nota come NATO. Successivamente, i nuovi membri firmarono il trattato. Turchia e Grecia nel 1952; Germania occidentale nel 1955; Spagna nel 1982; Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca nel 1999; Bulgaria, Slovacchia, Slovenia, Estonia, Lettonia, Lituania e Romania nel 2004; Albania e Croazia nel 2009; Montenegro nel 2017. Attualmente vi sono 29 membri. Va notato che la maggior parte dei Paesi che aderì alla NATO dopo lo smantellamento dell’Unione Sovietica nel 1991, faceva parte del cosiddetto Patto di Varsavia fondato il 14 maggio 1955 in risposta all’organizzazione atlantica, cioè, nel quadro della guerra fredda, alla minaccia militare al cosiddetto blocco comunista di Europa orientale e parte dell’Eurasia. La NATO nacque tra le forti tensioni tra Stati Uniti e Unione Sovietica, con la guerra frontale sempre dietro l’angolo, quindi le alleanze di entrambe le parti al momento contribuirono a neutralizzare tale confronto, anche se ebbero un ruolo importante in quella che è nota come Guerra Fredda, lo scontro bellico indiretto, politico, economico, culturale, in diverse parti del pianeta, compresa l’America Latina. Un importante fattore della NATO è che sostiene attivamente il possesso di armi nucleari sotto la sua responsabilità, dato che favorirebbe la pace mondiale.
Struttura e funzionamento della NATO Tale organizzazione ha un comando centrale permanente e integrato in cui il personale militare e civile di tutti i Paesi lavora collettivamente. I due comandi strategici della NATO sono in Belgio e negli Stati Uniti, i comandi della forza congiunta nei Paesi Bassi (Olanda) e in Italia, il comando aereo in Germania, il comando di terra in Turchia e il comando marittimo nel Regno Unito. L’articolo più importante del trattato è il quinto dove si legge che: “Le parti concordano che un attacco armato contro una o più di esse, in Europa o Nord America, va considerato attacco diretto contro tutte”. L’articolo 5 fu invocato solo dopo gli attacchi (falsi) di New York e Washington dell’11 settembre 2001, durante i quali gli alleati della NATO parteciparono a due operazioni in Afghanistan. L’organizzazione è preservata come entità puramente politico-militare, quindi le operazioni di intelligence e controspionaggio sono comuni, così come le attività legate a terrorismo, traffico di droga, operazioni illecite e difesa completa dei responsabili. In teoria, i Paesi che formano la NATO devono spendere il 2% del PIL per la difesa militare. Nel 2018, solo cinque danno un contribuito superiore. Inoltre, la NATO ha relazioni con altri Paesi e organizzazioni internazionali come Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU, con cui intrattiene relazioni più che strette), Unione europea (UE) e Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Dal 2005, l’Unione africana ha il sostegno della NATO. E l’organizzazione ha partner e alleati in Medio Oriente, Asia e America Latina (Iraq, Pakistan, Giappone, Corea del Sud, ecc.), con cui ha accordi bilaterali e alcuni sono “partner globali”.
L’accordo Colombia-NATO La novità è che fu firmato non un accordo bilaterale, ma di sicurezza, chiamato accordo sulla sicurezza delle informazioni tra Colombia e NATO, firmato il 25 giugno 2013 tra il vicesegretario generale dell’organizzazione atlantica, Alexander Vershbow, e il ministro della Difesa colombiano, Juan Carlos Pinzón. Da allora, i Ministeri della Difesa e degli Esteri della Colombia inviarono una proposta di legge per ratificare l’alleanza presso ul Congresso del Paese. Lo stesso anno, la Colombia partecipò alla Conferenza della NATO con un documento sulla costruzione dell’integrità militare e, secondo la stessa organizzazione, il Paese sudamericano avrebbe contribuito alla lotta a traffico di droga e terrorismo internazionale. A sua volta, l’esercito colombiano avrebbe scambiato intelligence con la NATO , così come negoziato su operazioni “umanitarie”, equivalenti al rafforzamento militare contro obiettivi nel Paese latinoamericano. L’accordo non permise alla Colombia di diventare membro a pieno titolo della NATO per le considerazioni geografiche e amministrative, né consente il dispiegamento di truppe straniere (ad eccezione degli Stati Uniti, come avviene oggi) sul suolo colombiano. Questo in teoria. L’accordo cambiò nel tempo, fino al 18 maggio 2017, quando fu formalizzato che la Colombia potrebbe diventare “partner globale” dell’alleanza atlantica, come Mongolia, Giappone, Afghanistan e Nuova Zelanda. Sarebbe il primo casp in America Latina.
Cosa significa essere “partner globale”?
Accordi bilaterali sono stati firmati tra NATO e Paesi dell’America Latina. Il rapporto coll’Argentina, per esempio, fu stretto: nel 1997 fu nominata dall’amministrazione Clinton come importante alleato extra-NATO, status che comporta importanti collaborazioni in diverse aree militari. Persino gli argentini inviarono battaglioni in altri Paesi nelle operazioni “umanitarie” della NATO in Croazia, Haiti, Angola, Mozambico, Guatemala, Kuwait, Libano, Cipro, negli anni ’90. Ma tali associazioni sono meno profonde della categoria “partner globale”, che ha altre caratteristiche. Significa fondamentalmente legame intimo tra Paese e struttura della NATO, coprendo la maggior parte delle aree militari con una stretta collaborazione. Infatti, dal 2013 Colombia e NATO partecipano all’iniziativa di costruzione integrale in aree limitate come “istruzione e formazione militare, sicurezza marittima, buon governo e integrità costruttiva“, secondo il sito ufficiale dell’alleanza. Perciò, la Colombia ha permesso alla NATO di lavorare in profondità nell’istituzione militare locale portando personale nei corsi della NATO ad Oberammergau (Germania) e all’Istituto della difesa della NATO a Roma dal 2013. La Colombia ha anche partecipato a numerose conferenze militari di alto livello coll’organizzazione atlantista. Nel 2015, la Colombia sostenne le operazioni “antipirateria” della NATO nel Corno d’Africa, secondo lo stesso portale dell’organizzazione. In futuro, col Paese latinoamericano come “partner globale”, potrebbe partecipare a operazioni e missioni guidate dall’ONU e consiglieri della NATO presso le forze armate colombiane secondo standard e regolamenti dell’organizzazione.
Implicazioni geopolitiche in America Latina Tenendo conto che la Colombia è intimamente legata a strutture e infrastrutture del Pentagono, con nove basi statunitensi nel suo territorio, e una nuova dottrina militare che avvicina relazioni e visioni tra le forze armate colombiane e quelle di Washington. Sapendo che il piano del Pentagono è aggredire l’intero pianeta, distruggere stati-nazione e società per riorganizzarle in due aree geo-economiche politiche principali, Nord e Sud, costituendo così un nuova visione non solo delle forze armate statunitensi ma dello sviluppo globale delle relazioni internazionali, possiamo suggerire che la Colombia si sia inserita come perno principale latinoamericano di una strategia per imporre le élite occidentali come “gendarme necessario” nella regione disputata geopoliticamente da altri attori di grande peso. Ci riferiamo ovviamente alla Russia, politicamente-militarmente, e alla Cina, economicamente e finanziariamente. La NATO, guidata sin dagli inizi dagli Stati Uniti, partecipa a tale strategia in varie parti del mondo: dalla Jugoslavia balcanizzata (Europa orientale), a Libia (Africa), Iraq e Siria (Medio Oriente). Le operazioni militari “umanitarie” nei primi due Paesi si sono concluse in disastri distopici in cui governano varie entità criminali dal degrado umano e culturale e la spartizione, ufficiale o di fatto, dei loro territori tra multinazionali e terroristi, approfittando dell’eliminazione dei confini. In Siria il piano fallì, dopo sette anni di guerra, anche col sostegno dell’Alleanza atlantica ai gruppi terroristici in Medio Oriente e gli attacchi statunitensi a Damasco. Se si tiene conto dell’atteggiamento belluino della Colombia verso Venezuela ed Ecuador (ricordiamo l’incidente diplomatico-militare nel 2008 ), e specialmente col governo Maduro, è possibile chiarire che la NATO sosterrà gli sforzi militari della Colombia nel suo ruolo attivo nel gruppo Lima.
La nomenclatura della Colombia, nella figura di “partner globale”, potrebbe conferire “regolarità” e supporto logistico alle cellule paramilitari colombiane al confine colombiano-venezuelano, preparando la svolta prebellica del Paese confinante col Venezuela. In analogia al conflitto siriano, nel 2013 dicemmo che “la Colombia avrebbe pienamente giocato contro il Venezuela lo stesso ruolo che la Turchia (prima del negoziato con Russia e Iran) gioca contro la Siria: testa di ponte dei vari “fronti armati” sostenuti logisticamente e militarmente dalla NATO”. Il governo venezuelano dichiarava nel 2016 il rifiuto dell’integrazione della Colombia nella NATO: “Il governo venezuelano si oppone fermamente al tentativo d’introdurre fattori esteri nucleari nella nostra regione, le cui azioni passate e recenti confermano una politica di guerra, violazione degli accordi bilaterali e regionali di cui la Colombia fa parte (Unasur, Celac), che dichiarano America Latina e Caraibi Zona di Pace”. Inoltre, sarebbe un “esempio da seguire” per gli altri partner degli statunitensi nella regione, come Argentina, Brasile, Cile, Perù, Panama (in sintesi, il gruppo di Lima), poiché tale associazione militare ha implicazioni nelle diverse operazioni presunte antiterrorismo e “umanitarie” attuate da Stati Uniti e NATO nel resto del mondo.
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