da L’Antidiplomatico.it http://contropiano.org 2 settembre 2018
“In Argentina governa il Fondo Monetario Internazionale” Geraldina Colotti intervista a Gustavo Daniel Pescetta
“Chi fa comunicazione alternativa non ha la vita facile in questo momento in Argentina, si chiudono o si perseguitano i media comunitari”, dice Gustavo Daniel Pescetta, giornalista e fondatore di Radio Futura, la più antica della città di La Plata. Compirà 31 anni a ottobre, e oggi “è gestita da un gruppo di giovani, militanti, sognatori, idealisti”. Gustavo ha un programma di politica internazionale che si chiama SOS Señales radios, ogni sabato mattina da 17 anni. Gli abbiamo chiesto un’opinione sulla situazione in Argentina, dove si moltiplicano le proteste contro le politiche neoliberiste, e su quel che accade nel continente latinoamericano, in particolare in Venezuela. Gustavo fa parte della rete CONAICOP, il Consiglio nazionale e Internazionale della comunicazione popolare, dedicato a Hugo Chavez.
Che cosa ricordi del periodo della dittatura civico-militare?
Durante il default del 2001, il popolo è sceso in strada a gridare: “Che se ne vadano tutti!”. E’ possibile una reazione popolare forte contro Macri e le sue politiche neoliberiste? La profonda crisi che si è sviluppata tra il 2000 e il 2001 ha portato a un’esplosione sociale in cui non c’era più denaro in circolazione, ci pagavano con buoni che sembravano figurine per giocare. Oggi la situazione è diversa, l’esplosione che può determinarsi è diversa. A partire dal 2003, con Néstor Kirchner e il varo dei programmi sociali, gran parte della società ha ancora degli ammortizzatori sociali. Non dimentichiamo che all’epoca di Cristina abbiamo ottenuto la pensione per le casalinghe, gli assegni familiari, aiuti ai disoccupati. Oggi, oltre ai settori più vulnerabili, vengono colpite anche le classi medie e per questo il malcontento è ogni giorno più visibile: pagare l’acqua, la luce, il gas, è sempre più complicato, costa come un affitto, e bisogna tener conto che i salari sono molto bassi, a volte non arrivano neanche a coprire il costo dei servizio, tanto per dare un’idea.
Cosa sta succedendo con Cristina Kirchner e con alcuni processi come quello del giudice Nisman che indagava sull’attentato alla mutua ebraica Amia? Molti settori vorrebbero coinvolgere Cristina e Nestor Kircher, però gli unici conti truccati che appaiono sono quelli di Mauricio Macri e del suo gruppo di governo. Per ora ci sono diversi imprenditori che hanno deposto “volontariamente” su invito del giudice Bonadio, il quale ha molte cause pendenti per corruzione, ma la Corte Suprema de Justicia guarda da un’altra parte. Vogliono impedire che Cristina torni alla presidenza nel 2019, l’establishment politico, economico e sociale ne ha paura. Diversi media egemonici stanno già lasciando Macri e la stessa governatrice della provincia di Buenos Aires, María Eugenia Vidal, che a un certo punto sembrava dovesse essere candidata, per guardare ad altri personaggi politici, come Sergio Massa, che può essere il candidato del sistema.
In tutta l’America Latina, le destre per tornare al governo o per mantenerlo si servono della magistratura, dei media e ovviamente dei settori militari e dell’ordine pubblico. In Argentina come si evidenzia questo, in riferimento anche alla detenzione della deputata Milagro Sala, alle basi militari Usa e alla repressione?
Il CONAICOP è una rete della comunicazione alternativa che sostiene il socialismo in Venezuela. Come vedi la situazione dopo l’attentato coi droni esplosivi contro Maduro e il piano di recupero economico varato dal governo? La prossima settimana, l’Osa di Luis Almagro proporrà nuovi attacchi al Venezuela e a settembre iniziano le manovre militari congiunte tra Usa e paesi neoliberisti in Amazzonia. Che può fare la solidarietà internazionale? Gli Stati Uniti vogliono mettere le mani sulle fondamentali risorse del Venezuela. Il compito di Almagro è quello di preparare le condizioni per un’aggressione militare mascherata da “intervento umanitario” che di umanitario non ha proprio niente. Penso che un’invasione armata alla República Bolivariana del Venezuela porterebbe a una reazione del popolo venezuelano che sarebbe disposto a dare la vita per la rivoluzione e per difendere le conquiste che ha ottenuto. Non si lascerà intrappolare dalla propaganda mediatica: quella che fa presa all’estero a proposito della gente che se ne va dal Venezuela. Ma quanti colombiani, peruviani, ecuadoriani, argentini vivono in Venezuela? Questo non viene detto. La gente emigra in ogni parte del mondo. Se si dovesse per questo sanzionare le politiche di ogni stato, dovremmo invadere gli Stati Uniti o i paesi d’Europa. Come CONAICOP daremo battaglia per contrastare la guerra mediatica raccontando quel che succede davvero in Venezuela. Non neghiamo che vi sia gente che se ne va, ma ce n’è altrettanta che vuole tornare a seguito delle nuove misure economiche. Creare un’emergenza alla frontiera tra Brasile e Venezuela serve a porre un’altra base militare nordamericana. Non dimentichiamo le manovre congiunte in Amazzonia tra Usa, Perù, Brasile e Venezuela a cui partecipa la Colombia, uno dei principali complici degli Stati Uniti negli attacchi al Venezuela. Un pedone che, pur facendo parte della Patria Grande di Bolivar, gli Usa potrebbero usare per un attacco diretto al Venezuela. Come CONAICOP vigileremo e cercheremo anche di spiegare l’importanza delle misure economiche proposte da Maduro per dare forza alla rivoluzione. I cambiamenti economici non sono facili, si deve aspettare. Di sicuro il nuovo corso monetario è una decisione importante, serve a combattere la speculazione e a difendere la sovranità del paese. Da parte nostra, come internazionalisti, dobbiamo rinnovare il sostegno alla rivoluzione bolivariana, al popolo venezuelano e a Nicolas Maduro e a tutti quei paesi che lottano per un vero cambiamento, per una vera rivoluzione. Perché i paesi più ricchi di risorse sono i più poveri? Spesso discutiamo di questo alla radio, perché è da questo che possiamo capire cosa sia l’imperialismo, cosa sia il neoliberismo. Non vengono per motivi ideologici, ma per le nostre risorse: per l’acqua, il petrolio, l’oro, per il nostro mare. Per questo vengono, perché sanno di essere alla fine.
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