apparso per la prima volta su The National, di Abu Dhabi. http://znetitaly.altervista.org/ 12 giugno 2018
La Knesset ostacola gli sforzi per porre fine all’apartheid israeliana di Jonathan Cook Traduzione di Maria Chiara Starace
Durante la maggior parte dei 70 anni seguiti alla sua creazione, Israele ha fatto sforzi straordinari per costruirsi un’immagine di “luce per le nazioni”.
Ha affermato di “avere fatto fiorire il deserto” piantando foreste sulle case rase al suolo di 750,000 Palestinesi che ha esiliato nel 1948. I soldati nello “esercito più morale del mondo”, a quanto si dice, hanno pianto quando erano costretti a sparare agli “infiltrati” palestinesi che cercavano di tornare a casa. E tutto questo è accaduto in quella che gli Israeliani sostenevano fosse la “sola democrazia” del Medio Oriente. Un’industria nota come hasbara – un eufemismo al posto di propaganda – reclutava gli Ebrei in Israele e all’estero per una campagna per persuadere il mondo che l’espropriazione dei Palestinesi era fatta per il bene del genere umano. I successi di Israele nella scienza, nell’agricoltura e nella medicina venivano esaltati. In un mondo più interconnesso, però, quella campagna di propaganda si sta disfacendo rapidamente. I cellulari con la fotocamera ora registrano i soldati “morali” che giustiziano i Palestinesi disarmati a Gaza o che bastonano i bambini a Hebron. Il contraccolpo, compreso un crescente movimento internazionale di boicottaggio, ha pinto la destra di Israele a essere ancora di più sprezzante e ipocrita. Non nasconde più il suo obiettivo di realizzare in maniera aggressiva un “Israele più grande” a lungo atteso. Un processo parallelo si sta svolgendo nella sinistra tradizionale di Israele, ma è stato molto meno notato. Anche esso è attaccato troppo ostinatamente alla sua eredità ideologica, cioè alla creazione di un ipotetico “stato ebraico e democratico” dopo il 1948. E proprio come l’immoralità del dominio aggressivo di Israele nei territori occupati, è sotto esame sempre più minuzioso, così lo è anche la sua affermazione di essere una democrazia che conferisce uguali diritti a tutti i cittadini. Israele comprende una grande minoranza di 1,8 milioni di cittadini palestinesi, il resto di coloro che sono sopravvissuti alle espulsioni necessarie per la sua creazione. Anche se i cittadini palestinesi hanno il diritto di votare, è stata una generosità facile dopo che Israele ha modificato a suo favore il distretto elettorale nel 1948 per assicurarsi che i Palestinesi rimanessero una minoranza permanente e decisiva. In un sistema di apartheid residenziale, i cittadini palestinesi sono stati confinati in ghetti su minuscole porzioni di terra dove Israele ha “nazionalizzato” il 93% del suo territorio per gli ebrei di tutto il mondo. Però, dopo decenni di repressione compresi i 20 anni iniziali di vita sotto un dominio militare, la minoranza palestinese è diventata gradualmente più sicura nel mettere in risalto le carenze politiche di Israele. In giorni recenti, i legislatori palestinesi hanno sottoposto tre misure legislative davanti al parlamento per fare esplodere l’illusione che Israele è una democrazia liberale di stile occidentale. Nessuna ha avuto la più vaga possibilità di essere approvata in un sistema manipolato per tenere fuori i legislatori palestinesi da qualsiasi dei governi di Israele di una coalizione complessa ma interamente sionista. La prima misura cercava di revocare lo status quasi governativo di importanti organizzazioni internazionali sioniste come il Fondo Nazionale Ebraico (Jewish National Fund –JNF) e l’Agenzia Ebraica. Anche se sono trattate come organismi statali, queste organizzazioni sono obbligate dai loro atti costitutivi a fare delle discriminazioni nella distribuzione delle risorse statali e dei diritti agli Ebrei di tutto il mondo invece che agli Israeliani. Lo scopo è di escludere i cittadini palestinesi dagli importanti benefici statali. La JNF vieta l’accesso ai non-ebrei alla maggior parte della terra in Israele, e sviluppa nuove comunità esclusivamente per gli Ebrei, mentre l’Agenzia limita l’immigrazione e gratifiche associate ai soli Ebrei. Le legge, designata a porre fine a decenni di esplicita discriminazione contro un quinto della cittadinanza di Israele, ha avuto il voto contrario quando tutti i partiti ebraici hanno votato contro. Zuheir Bahloul, l’unico deputato palestinese nell’Unione Sionista, cioè il partito di sinistra che una volta si chiamava Laburista, è stato furiosamente denunciato dai colleghi ebrei per avere disobbedito alle norme e avere votato a favore della legge. Non è stata una sorpresa. Il precedente leader del partito, Isaac Herzog, è il favorito a diventare il prossimo presidente dell’Agenzia Ebraica. La sinistra israeliana venera ancora queste organizzazioni che promuovono i privilegi etnici per gli Ebrei, di un genere una volta conosciuto grazie all’apartheid in Sudfrica. Anche Mister Bahloul si è trovato sotto tiro dopo avere sottoposto una proposta di legge separata che richiedeva che per la prima volta il principio di uguaglianza venisse racchiuso in tutte le 11 Leggi Fondamentali, cioè, l’equivalente di Israele di una costituzione. La proposta è stata rifiutata pesantemente, anche dal suo stesso partito. La terza misura era una legge che richiede che Israele venga riformato e che da stato ebraico diventi uno stato di tutti i cittadini, rappresentandoli tutti ugualmente. Con una mossa molto irregolare, un comitato dominato da legislatori ebrei, la settimana scorsa ha votato per escludere la legge anche dall’essere discussa, negandole qualunque possibilità di un dibattito in Parlamento. Il consigliere legale del parlamento, Eyal Yinon, ha avvertito che la misura avrebbe alterato il carattere di Israele dando “pari status” ai cittadini ebrei e palestinesi. Il Presidente della Knesset, Yuli Edelstein ha definito “irragionevole” la legge. “Qualsiasi individuo intelligente può capire che deve essere bloccata immediatamente.” Ha detto. Il professore di diritto, Mordechai Kremnitzer, nel frattempo, ha concesso che la legge rivelava la democrazia israeliana, come “fondamentalmente difettosa”. Queste tre leggi dei deputati palestinesi potrebbero avere rimediato ad alcune delle iniquità contenute in quasi 70 anni di leggi israeliane che, secondo Adalah, un gruppo per i diritti legali, fa discriminazione esplicita in base all’etnicità. Paradossalmente, il numero di tali leggi è cresciuto in maniera feconda in anni recenti dato che Adalah ed altri gruppi, hanno contestato i privilegi ebrei nei tribunali. Le sinistra e la destra israeliane hanno unito le forze per sostenere queste minacciate pratiche razziste per mezzo di una nuova legislazione – sicuri che una corte suprema minacciata non oserà revocare la volontà del parlamento. La realtà è che gli Israeliani di sinistra quando è stato dimostrato, al di là di ogni dubbio, che il loro stato non è la democrazia liberale che immaginavano, si sono affrettati a unirsi alla destra per far tacere i critici e per mettere in atto una repressione più dura. I cittadini palestinesi che hanno protestato pacificamente contro il massacro dei dimostranti a Gaza compiuto da cecchini dell’esercito, sono stati aggrediti il mese scorso mentre erano in stato di fermo. A un leader della società civile che era stato arrestato, hanno rotto un ginocchio. Non c’è stata quasi nessuna obiezione, anche da parte della sinistra. Oggi, gli Israeliani di stanno resistendo. Agli attivisti del boicottaggio che vengono dall’estero viene negato l’ingresso nel paese. I dimostranti palestinesi disarmati sono stati uccisi a Gaza. E i critici all’interno di Israele vengono fatti tacere o vengono pestati. Tutte queste reazioni hanno in mente lo stesso fine: bloccare qualunque cosa che potrebbe far scoppiare la bolla delle illusioni e minacciare il senso di superiorità morale degli Israeliani.
Jonathan Cook ha vinto il Premio Speciale Martha Gellhorn Prize per il giornalismo. I suoi libri più recenti sono “Israel and the Clash of Civilisations: Iraq, Iran and the Plan to Remake the Middle East” [Israele e lo scontro di civiltà: Iraq, Iran e il piano per rifare il Medio Oriente] (Pluto Press) e Disappearing Palestine: Israel’s Experiments in Human Despair” [La Palestina che sparisce: gli esperimenti di Israele nella disperazione umana](Zed Books). Il suo nuovo sito web è: www.jonathan-cook.net. Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo www.znetitaly.org Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/knesset-foils-efforts-to-end-israeli-apartheid Originale: non indicato
|