Al-Hayat 22/05/2018
La politica americana che sostiene l’aggressione sionista di Ahmed Jaber scrittore libanese Traduzione e sintesi di Cristina Tardolini
Ciò che sta accadendo a Gerusalemme è contrario a quello che è stato concordato come primo passo storico sulla risoluzione del conflitto arabo-sionista
L’apertura dell’ambasciata americana nella Gerusalemme araba occupata non è stato un processo diplomatico ordinario, ma il culmine di un lungo percorso di politica americana ostile agli interessi arabi. Lo conferma la tutela degli Stati Uniti all’annosa procrastinazione di Israele nell’attuare quanto concordato nella Dichiarazione di Oslo del 1993, nonché il veto USA nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU e l’ostilità a tutte le misure che possono contribuire, se approvate, a soddisfare alcuni aspetti dei diritti dei palestinesi riconosciuti in tutte le carte umanitarie e mondiali. Dalla presidenza di Bill Clinton, il presidente americano che ha sostenuto gli accordi di Oslo, il percorso dei diritti dei palestinesi ha imboccato la strada dell’oppressione, mentre invece quella degli insediamenti israeliani è sempre stata in discesa. Ciò che sta accadendo a Gerusalemme è contrario a quello che è stato concordato come primo passo storico sulla risoluzione del conflitto arabo-sionista, ossia il riconoscimento di uno stato indipendente con una bandiera, un inno e una capitale per il popolo palestinese. Da Occidente ad Oriente, la realtà palestinese è ben nota. La questione ebraica trova la radice dei suoi problemi nella struttura della società capitalista che non ha mai assimilato la presenza ebraica per ragioni religiose; la politica occidentale continua a nascondere la questione ebraica, e a giustificare le azioni politiche sioniste. La colpevolezza commessa dall’occidente capitalista contro i suoi cittadini ebrei continua, e la rimozione di questo crimine scaricandone tutto il peso sul popolo arabo, è ancora il nucleo e l’essenza di tutte le politiche occidentali. E’ molto più facile infatti per la politica occidentale in generale, specialmente per gli Stati Uniti d’America, creare un “nemico arabo”, nel nome della divisione mondiale tra due assi (quello socialista e quello capitalista), e nel nome della divisione religiosa (Cristianesimo ed Islam). Interi popoli sono così stati etichettati come terroristi, o come ciò che l’Unione Sovietica una volta ha denominato “aree al di fuori della legge”, permettendovi l’inizio di politiche multi-imperialiste. Israele è diventato così il sito della democrazia di fronte alla arretratezza araba, sostenuto da tutti i sistemi dispotici a fronte del suo popolo, perché era un alleato utile agli interessi del capitalismo.
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