http://www.affarinternazionali.it/ 14 Mag 2018
Lo scontro militare tra Iran e Israele cambia il mondo di Laura Mirachian già Ambasciatore a Damasco e Rappresentante permanente presso l’Onu a Ginevra.
“Syria changed the World!”, la Siria ha cambiato il Mondo, titolava il New York Times nel maggio 2017. Si riferiva a disfunzioni negli assetti multilaterali, leaders autoritari rafforzati, democrazie liberali sotto assedio, Europa sotto pressione, semi-collasso del sistema Schengen, diffusa ossessione dell’Islam, terrorismo in casa, e non ultimo frizioni tra due alleati Nato, Stati Uniti e Turchia, e presenza jihadista in Libia, Tunisia, Turchia, Bangladesh, Indonesia, Yemen, Afganistan, e poi Belgio, Francia, Germania… Oggi, quel titolo è più attuale che mai. Perché il teatro degli ultimi sviluppi è sempre la Siria: lo scontro militare tra Israele e Iran in terra siriana è cominciato. Israele vede ‘luce verde’ allo scontro dalla Casa Bianca Che la denuncia raccolga il consenso della maggioranza di Congresso, come qualcuno sostiene, ovvero appena di un terzo, come altri calcolano (sondaggi della Reuters); che il movente di Trump sia l’avvicinarsi della campagna elettorale del 2020, o rovesciare l’approccio perseguito da Barack Obama, o deviare il focus dal tema Russiagate, o accomodare le pressanti istanze israeliane, poco importa: essa può tranquillamente considerarsi uno schiaffo non tanto all’Iran quanto agli europei, che per settimane si sono applicati per sanare le falle dell’intesa, e in particolare per Macron, Merkel, e persino Johnson, che in sequenza si sono recati a Washington per frenare il movimento. La rara fermezza dell’Europa presa a schiaffi Ma oltre agli interessi economici, in gioco c’è molto di più. C’è il rischio di uno scompiglio dello scenario internazionale. Primo, si è allargato il varco tra i due lati dell’Atlantico, questa volta con un’Unione europea unita e non divisa tra decisionisti e recalcitranti (caso Iraq). Gli europei sono preoccupati da un Trump che confonde l’Iran con la Corea di Kim e che gioca alla roulette con i Paesi. Secondo, si è aperta una dimensione di assonanze tra Europa e Russia, e più oltre Cina. Una vera manna per la Russia, una novità assoluta, da quando Crimea e Donbass hanno più che raffreddato i rapporti. Terzo, si è rivitalizzata la dimensione multilaterale, opportunamente richiamata da Federica Mogherini a difesa di un accordo ratificato con risoluzione dell’Onu (Ris.2231/2015) e certificato almeno nove volte dalla Aiea. Nel merito, lo sviluppo ha marcato le distanze tra chi crede nel multilateralismo e chi non ne ha riguardo; chi considera l’Iran un attore imprescindibile nello scacchiere mediorientale e Rohani un interlocutore da sostenere, e chi al contrario punta a scalzarlo accollandosi i conseguenti rischi (tra l’altro, John Bolton sarebbe in contatto con il ‘movimento di resistenza’ Mek aborrito dal regime e rimosso dalla lista americana dei gruppi terroristi). Non a caso, il segretario alla Difesa Mattis e lo stesso Mossad lo avevano sconsigliato. Il ruolo della Russia I contatti con l’Arabia Saudita si sono rafforzati, non ultimo con il coordinamento avviato da qualche anno per la stabilizzazione dei prezzi petroliferi e con la prima missione di Re Salman a Mosca nel settembre 2017. Con l’Iran, la collaborazione nello scacchiere siriano maturata in questi anni ha certamente consolidato relazioni storicamente alterne, ancorché le strategie perseguite siano diverse se non addirittura divergenti. Mosca considera l’Iran strumento utile per una stabilizzazione della Siria sotto la guida di Assad (per ora), ma certamente paventa una de-stabilizzazione del Medio Oriente a danno degli arabi e soprattutto di Israele, in cui rimanere intrappolata. Le carte dell’Iran e dell’Europa Quali carte ha in mano l’Europa? L’interesse iraniano a non imbarcarsi in uno scontro con Israele e vicinato arabo che drenerebbe risorse economiche e umane per di più in un contesto di rafforzate sanzioni, a non alimentare il contrasto con gli Stati Uniti, e non ultimo a spegnere l’incalzante malcontento della sua fiorente gioventù. Non è poco, pur scontando le resistenze dei settori che dalla situazione odierna traggono potere e profitti ai quali ora Trump ha fatto un vero regalo. Saranno utili incentivi di ordine economico-commerciale per sostenere Rohani, ma anche il riconoscimento di un ruolo iraniano negli assetti futuri del Medio Oriente. Verso una sinergia russo-europea? All’insegna, evidentemente, di una giusta considerazione per le esigenze di sicurezza di Israele, e dell’interesse di tutti ad evitare una proliferazione nucleare. Un tale salto di qualità nell’approccio europeo eviterebbe di lasciare ancora una volta tutta l’iniziativa alla Russia, inclusi i dividendi economici e strategici, e al contempo riscontrerebbe la reiterata richiesta di Trump che l’Europa si assuma maggiori responsabilità. Gli stessi Stati Uniti non potranno sottrarsi al movimento. Siamo in ritardo, ma ancora in tempo.
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