Tratto da: Terra Santa Libera

https://www.controinformazione.info/

Gen 27, 2018

 

Si può chiedere “memoria” per alcuni, negandola ad altri?

 

memoria…corta noi non neghiamo gli orrori della storia, non siamo indifferenti alle sofferenze umane, quali esse siano e chiunque sia a patirle, ma non celebriamo la cosí detta “giornata della memoria”

 

Si può chiedere “memoria” per alcuni, negandola ad altri?

Qualcosa non quadra, non tornano i conti. Noi gli occhi non li chiudiamo, noi non dimenticheremo: ABBIAMO BUONA MEMORIA.

 

Il Network di TerraSantaLibera.org e controinformazione.info non partecipano alle commemorazioni di questa “memoria” a senso unico.

È nel nostro diritto farlo. Ancora non é un obbligo di legge o un reato…anche se presto lo sará…

 

A meno che il rabbinato internazionale, che sostiene l’entità coloniale sionista che occupa la Palestina storica, non riconosca l’olocausto compiuto da oltre 60 anni a questa parte ai danni della popolazione araba di Palestina, cristiana e musulmana, che ha avuto come culmine diversi massacri a Gaza e che continua quotidianamente nel cosí detto ‘West Bank’ o Cisgiordania, in tutta la Palestina occupata, con un lento ed inarrestabile stillicidio.

 

Non si puo celebrare solo e sempre “una” memoria.

O si è sensibili a tutte le disgrazie umane, o ci si considera l’unica rappresentanza umana per cui doversi dispiacere, mentre tutti gli altri sono solo “animali parlanti”, poco più che bestie create al solo scopo di servire gli ‘eletti’, come celebra il Talmud, e quindi indegni.

 

Non abbiamo scritto e pubblicato queste poche righe ed esposto le foto allegate per suscitare alcun sentimento, nè d’odio, nè di compassione, né tristezza o vendetta, ma semplicemente per onestá intellettuale, in onore di una MEMORIA negata.

 

Verremo in questi giorni sommersi di pubblicità, telefilm e film, dibattiti e documentari che metteranno in ombra tutti i crimini commessi non solo nel passato ai danni di altri popoli ed etnie, ma anche recentemente, in questi ultimi anni e ancor oggi, specialmente quelli commessi dai macellai che governano ed hanno governato la Palestina occupata.

 

E ancor oggi, chi si strappa le vesti farisaicamente in pubblico, di nascosto arma, direttamente o indirettamente, la mano a bande di terroristi che commettono crimini orrendi, ma dei quali nessuna memoria é mai stata, viene o verrà mai celebrata. E tutto ciò è assolutamente ingiusto ed inaccettabile.

 

(a questo link si possono trovare molti articoli di cronaca, con foto e video allegati, che dimostrano come Tel Aviv aiuti con armi e supporto logistico le bande terroristiche di tagliagole jihadisti di al-Qaeda che hanno compiuto e compiono orrendi crimini contro la popolazione siriana, cristiana specialmente, ma anche musulmana)

 

Senza voler ferire la suscettibilità altrui per le sofferenze patite, ma o si celebrano le memorie delle sofferenze di tutti gli esseri umani, a partire da quelle più recenti e fresche di Gaza, oppure noi non intendiamo renderci complici di quella che è solo una campagna di propaganda, per ingrassare quella che anche l’ebreo Norman Finkelstein (i cui genitori sono morti nei campi di concentramento) definisce in un suo famoso libro come “la Fabbrica dell’Olocausto”, una speculazione commerciale, politica e coloniale, che basandosi sulle disgrazie e sofferenze storiche di alcuni, crea le condizioni di assoggettamento psicologico di massa per mantenere ed estendere sempre piú un impero militare su larga scala.

 

Non si può avere la memoria così corta da non vedere quel che succede sotto i nostri occhi, adesso, pretendendo di imporci il monopolio di un’unica memoria.

Una memoria che viene imposta a senso unico e incontestabile. Una strana memoria, che assomiglia di piú ad un indottrinamento di massa, col paraocchi e sotto minaccia.

 

La comunità israelita, che sostiene ed è complice apertamente, o con il suo silenzioso assenso, dello Stato ebraico-sionista (il quale in contraddizione con tutti i mandati e risoluzioni delle Nazioni Unite occupa militarmente e sfrutta indiscriminatamente tutta la Palestina storica), che ne approva l’operato genocida nei confronti della popolazione araba di Terra Santa, non può chiederci di chiudere gli occhi sui crimini compiuti dai suoi leader e nello stesso tempo volerci solidali con le proprie passate traversie: traversie grazie alle quali l’entità coloniale insediatasi in Palestina si ingrassa sempre più, giustificando e coprendo così ogni suo crimine.

 

Questa ostinata insensibilità verso i fratelli arabi di Terra Santa, espropriati e massacrati da decenni nella propria terra, non gioca a favore dei così definiti impropriamente “fratelli maggiori”, ma anzi accresce nel mondo una certa ostilità culturale e politica nei loro confronti.

Se il rabbianto internazionale non riconoscerà le sofferenze ed i crimini commessi oggi ai danni della Palestina e del suo popolo, noi e tutti gli uomini ancora intellettualmente liberi non potremo onestamente riconoscere e valutare appropriatamente la loro ‘memoria’.

 

POCHI SANNO CHE IL 14 MAGGIO, GIORNO IN CUI IN PALESTINA SI CELEBRA LA NAKBA, LA CATASTROFE (significato simile a quello della Shoà), QUANDO LA POPOLAZIONE ARABA (…nel 1948, quindi dopo la Shoá…) FU CACCIATA DAI SUOI VILLAGGI, MASSACRATA, DEPORTATA, È UNA GIORNATA DI COMMEMORAZIONE VIETATA PER LEGGE NELLA PALESTINA OCCUPATA DALL’ENTITÀ COLONIALE SIONISTA.

In quel giorno le frontiere ed i check-point di tutta la Palestina vengono chiusi ermeticamente dalle milizie sioniste e sono vietate tutte le commemorazioni.

É capitato anche a noi, un gruppo misto di pellegrini europei, alcuni anni fa in quell’occasione, nel 2009, di ritorno da Betlemme, dove avevamo assistito alla S.Messa celebrata da Papa Benedetto XVI nella Piazza della Mangiatoia, dopo una breve visita alla comunitá cristiana di Nablus, di ritrovarci blindati a Jenin, a pochi chilometri da Nazareth, nostra destinazione finale, con autobus e autista che ci attendevano oltre il “muro”, con le milizie sioniste che peró ci impedivano ogni movimento verso l’esterno.

Ci vollero ore e numerose telefonate, ognuno alle rispettive ambasciate di appartenenza, per riuscire a sbloccare la situazione, con anziani sofferenti sotto il sole cocente. Non cosí fu invece per tutti gli arabi che erano in attesa allo stesso check-point, ognuno col suo sacchetto o zainetto di viveri per la giornata di lavoro da affrontare, che con lo sguardo rassegnato, perso nel vuoto, aspettavano che il coprifuoco terminasse, dopo la mezzanotte (erano le 11 di mattina) per poter tornare alle proprie famiglie.

 

Alla popolazione autoctona di Terra Santa, é vietato in quel giorno di maggio ricordare i propri cari e le proprie sofferenze, fare visita a parenti, a cimiteri, a memoriali, spostarsi per lavorare, recarsi in ospedali-scuole-campi-uffici-officine al di fuori del proprio villaggio. Una giornata di lutto e di memoria vietata, per legge, una legge ebraica.

E si ha la faccia tosta di voler imporre una “giornata della memoria”, mentre la si nega agli altri…?!?

In quanto gli arabi sono sicuramente di ceppo semita, questa negazione della loro memoria, oltre al furto della loro terra, al loro lento genocidio, da oltre 60 anni a questa parte, è da ritenersi quale vero ed inconfutabile atto di ANTISEMITISMO.

 

Ci sarebbe da scrivere molto a riguardo di questa ipocrisia ammantata di umanitarismo e degli olocausti consumati nel mondo negli anni, ai danni di diverse popolazioni ed etnie, ad ogni longitudine e latitudine, e proprio per mano di quella elite mondiale e militare che oggi impone violentemente, con lavaggi del cervello globali e armi di distruzione/distrazione di massa varie, i propri standards culturali a senso unico.

Molto ci sarebbe da dire, ma ci accontentiamo di quanto sin’ora espresso, sperando di aver suscitato in alcuni di voi poche e semplici meditazioni.

“Guai a voi scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno sono belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume…Serpenti, razza di vipere, come potrete scampare dalla condanna della Geenna?” (Mt. 23, 13-36)

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