http://www.asianews.it/it.html 13/08/2018
Legge Stato-Nazione, migliaia di ebrei e arabi fianco a fianco per chiedere un’Israele democratica
La manifestazione si è tenuta a Tel Aviv, la sera dell’11 agosto. Sventolavano bandiere palestinesi e israeliane. Fra i presenti, si respirava “speranza”. Direttore di Physicians for Human Rights – Israel: “Israeliani, arabi, ebrei, palestinesi: con tutte le differenze fra le nostre identità possiamo appellarci per lo stesso scopo, essere vicini”. Bernard Sabella: “Ebrei e arabi che hanno partecipato hanno la visione di uno Stato che la manifestazione rifletteva: uno Stato che sia inclusivo per tutti i suoi cittadini”.
Ebrei e arabi, fianco a fianco per chiedere a gran voce uno Stato equo e democratico. È la manifestazione che ha avuto luogo la sera dell’11 agosto, coinvolgendo decine di migliaia di persone in protesta contro la legge dello Stato-Nazione.
La controversa legge fondamentale (semi-costituzionale) è stata approvata lo scorso 19 luglio. La sera dell’11 agosto, decine di migliaia di manifestanti ebrei e arabi hanno marciato per le strade di Tel Aviv per chiedere la cancellazione della norma. Organizzata dai cittadini arabi di Israele, la marcia è partita alle 8 di sera da Rabin Square, per arrivare fino alla piazza del Museo delle arti di Tel Aviv. Fra la folla, sventolavano bandiere palestinesi e israeliane, nonostante gli organizzatori avessero chiesto di non portarne.
Diversi membri della società civile e Ong israeliane hanno preso parte alla manifestazione. Ran Goldstein, direttore di Physicians for Human Rigths – Israel, era fra questi. “Il grande scopo, la ‘grande dichiarazione’ di questa legge è: se non sei ebreo, non avrai eguali diritti in Israele. Ciò va contro tutti i valori in cui credono le organizzazioni per i diritti umani. Il significato di questa legge è pericoloso. Nel futuro questo potrebbe significare un disastro per tutti i palestinesi, perché non si possono prevedere i prossimi passi”. “Per noi – continua Goldstein – è molto importante mostrare che ci sono modi alternativi di vivere in Israele, con equi diritti, parlando in ebraico e arabo, con la stessa voce per sostenere gli stessi valori. Uno dei grandi successi della protesta, è che ebrei e arabi hanno manifestato insieme, vicini, combattendo per lo stesso scopo di una società equa e democratica”. “È una mia sensazione personale, ma io l’ho percepita come una dimostrazione di speranza. È stato eccezionale che si tenesse a Tel Aviv, perché è stata organizzata dalla leadership araba. Hanno deciso di manifestare a Tel Aviv, e molti ebrei israeliani sono intervenuti. Israeliani, arabi, ebrei, palestinesi: con tutte le differenze fra le nostre identità – perché la mia identità, il mio percorso non è lo stesso di un arabo che ha partecipato – possiamo appellarci per lo stesso scopo, essere vicini. Ha dato molta speranza ed energia e spero che poterà a cooperazione. Un giorno, quelli che sostengono la visione ‘ristretta’ della separazione perderanno. La vera soluzione per le persone che vivono in Israele è vivere assieme con gli stessi diritti. Noi lottiamo per i valori. Il governo israeliano mette molta pressione sulla società civile israeliana. Per questo noi continueremo a mostrare nelle manifestazioni – sia quando riguardano i diritti dei richiedenti asili, dei gay e delle minoranze – che la soluzione è dare speranza alle persone”.
Per Bernard Sabella, rappresentante cristiano di Fatah, ebrei e arabi presenti alla manifestazione rispondevano a una domanda che coinvolge tutta la regione: “Che tipo di Stato vogliamo? Può, uno Stato israeliano, che è strettamente per ebrei, assicurare la democrazia e equità? Può rispondere a tutti i suoi cittadini come dovrebbe uno Stato? Credo che il problema di tutto il Medio oriente – non solo israeliano – sia sempre stato ‘che tipo di Stato vogliamo?’ Così Israele segna un esempio che va contro una nozione di cittadinanza che coinvolga tutte le persone che vivono nel Paese.” “Ebrei e arabi che hanno partecipato hanno la visione di uno Stato che la manifestazione rifletteva: uno Stato che sia inclusivo per tutti i suoi cittadini. Questo non nega necessariamente i valori democratici ed ebraici del Paese. Se vuole essere ebraico e democratico può farlo trattando tutti i suoi cittadini allo stesso modo, ma rimanendo comunque ebraico, poche la maggioranza è ebrea. Ma dire che il solo gruppo che ha diritto alla autodeterminazione in termini politici sia quello ebraico, è dire che gli altri non hanno questo diritto. Perciò, questo è un momento molto triste”.
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