http://contropiano.org 22 aprile 2018
Palestina. Il Parlamento europeo e la politica del bastone e della carota di Bassam Saleh
Giovedì 19 aprile il Parlamento europeo ha votato, a larga maggioranza, con 524 sì, 30 no e 92 astenuti, una risoluzione che ritiene Hamas responsabile di aver provocato l’escalation della situazione sulla linea di contatto tra l’occupazione israeliana e Gaza nel corso delle ultime tre settimane, e ha definito la striscia di Gaza “centro di organizzazioni terroristiche”. La risoluzione deplora l’uccisione di civili innocenti da parte di soldati israeliani durante le grandi “marce del ritorno”. La risoluzione riconosce il diritto di Israele di difendere se stessa e i suoi confini e chiede altresì il rilascio di Evra Mengistu e Hisham Alsayed, e le salme di Ehadar Golden e Oron Shaaol detenute da Hamas. Il Parlamento europeo ha chiesto una “indagine indipendente e trasparente sui recenti avvenimenti”, ed ha chiesto la fine dell’assedio di Gaza e il ripristino della sovranità dell’Autorità Palestinese nella Striscia di Gaza. Infine il Parlamento Europeo conferma che Hamas è nella lista delle organizzazioni terroriste. La risoluzione non ha speso neanche una sola parola sul fatto che vi è una occupazione militare israeliana che continua ininterrottamente da oltre 50 anni, che ci sono milioni di rifugiati palestinesi causati dalla Nakba (catastrofe) del 1948 e che Israele, in quanto potenza occupante, si rifiuta di rispettare la risoluzione 194 delle Nazioni Unite, che impone il ritorno di questi rifugiati alle loro case, terre e proprietà. Gli eventi recenti (di cui parla la risoluzione) sono iniziati il ??30 marzo scorso, Giornata della terra, celebrata fin dal 1976 dai Palestinesi del ’48 contro la decisione del governo israeliano di confiscare le loro terre; palestinesi divenuti martiri in difesa del diritto alla loro terra. La grande marcia del ritorno nel settantesimo anniversario della Nakba è un richiamo alla memoria e nello stesso tempo una riaffermazione della speranza di poter imporre una realtà locale e internazionale capace di vincolare la potenza occupante all’attuazione del diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi, e all’applicazione di tutte le risoluzioni della legalità internazionale che riguardano il conflitto israelo-palestinese. In questo contesto politico, la risoluzione del Parlamento europeo si configura come un disperato e sospetto tentativo (e non lo scrivo per difendere Hamas) di sostenere che Hamas è responsabile dei recenti avvenimenti, un modo per negare o ignorare che la rivolta popolare coinvolge tutte le categorie e le organizzazioni del popolo palestinese, e non solo a Gaza, ma in tutti i territori palestinesi occupati. Questa posizione del parlamento europeo cerca di invalidare i contatti e le proposte dell’Unione bollando Hamas come “organizzazione terroristica”, alla ricerca di metodi subdoli per pagare direttamente gli stipendi dei dipendenti di Gaza scavalcando l’autorità palestinese. La risoluzione chiede un’indagine trasparente e indipendente, ponendo inaccettabilmente sullo stesso piano l’assassino e la vittima, dopo che quello che abbiamo visto, e cioè tiratori scelti che sparano e uccidono a sangue freddo i civili (tra cui donne, bambini, giornalisti e soccorritori), non lascia dubbi sull’operato dell’esercito occupante israeliano contro i pacifici manifestanti palestinesi, in tutti i territori occupati. La risoluzione dei parlamentari europei, sembra, vorrebbe la resa incondizionata dei Palestinesi, dimenticando tutti le violazioni del diritto internazionale della potenza occupante. Una risoluzione che chiede la fine dell’assedio imposto a Gaza non è una novità, ma perché non si mette in campo un meccanismo per attuarla in modo efficace? Per esempio, minacciando sanzioni nei confronti della potenza occupante, come fermare o congelare gli accordi di cooperazione che includono diversi settori, compresi quelli politici e commerciali, la cooperazione militare e quella nella ricerca scientifica. O proponendo il riconoscimento collettivo, da parte dell’Unione europea, dello Stato palestinese, se Israele non pone fine all’assedio di Gaza e non inizia l’immediato rispetto delle risoluzioni delle Nazioni Unite sul ritiro dai territori occupati nel 1967, come primo passo verso il raggiungimento di una pace giusta in Medio Oriente. Il Parlamento europeo chiede la consegna delle salme di due soldati e il rilascio di altri due soldati israeliani che si presume siano prigionieri a Gaza, e dimentica intenzionalmente che ci sono più di 7.000 prigionieri palestinesi che deperiscono nelle carceri israeliane, che ci sono centinaia di corpi dei martiri che il governo di Israele rifiuta di restituire alle loro famiglie, e ci sono centinaia di bambini palestinesi rapiti da “orchi” al servizio di Israele, di cui nessuno conosce il destino, se sono vivi o se sono finiti vittime della tratta di organi umani che prospera nello stato di occupazione; tutto questo non ha trovato una sola parola da parte dei membri del Parlamento europeo, che si accontentano di chiedere il ritorno dei due corpi e dei due detenuti israeliani, senza indicare il motivo per cui questi soldati si sono trovati a Gaza, o quello che stavano facendo lì, e quanti palestinesi sono stati uccisi dalle armi di questi soldati. Il Parlamento europeo, con questa risoluzone, ha voluto manifestare la sua stretta vicinanza a Israele a scapito del popolo palestinese, e la continuazione della politica di due pesi e due misure; la richiesta di togliere l’assedio a Gaza non è altro che la allettante carota, mentre si minaccia con il bastone l’intero popolo palestinese. Sento l’amarezza di tanti palestinesi per la posizione dei parlamentari europei, amarezza per le speranze che riponevano nell’UE, e per la possibilità (mancata) che essa potesse avere un ruolo determinante in un nuovo processo di pace in Medio Oriente.
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