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21/04/2018

   

Gaza, morti e feriti: 'Israele incapace di capire il grido del popolo palestinese'

 

Ieri sono morte quattro persone, fra cui un ragazzo di 15 anni. Le migliaia di feriti aggravano la situazione degli ospedali di Gaza. Ong israeliana: la maggioranza dei feriti a rischio di amputazione. Israele accusa Hamas di sfruttare il popolo palestinese e denuncia il lancio di bombe incendiarie con aquiloni. Le proteste continueranno fino al 15 maggio.

 

“Le Marce del ritorno a Gaza mostrano ancora una volta il bisogno di trovare una soluzione al prolungato conflitto e mettere fine all’assedio di Gaza”. Commenta così Bernard Sabella, rappresentante cattolico di Fatah, il ripetersi degli scenari di violenza al confine fra la Striscia di Gaza e Israele. Durante la manifestazione di ieri sono morte altre quattro persone, fra cui Mohammed Ayoub, un ragazzo di 15 anni. Fra le centinaia di feriti da armi da fuoco vi sono diversi che rischiano l'amputazione.

 

“Queste marce – continua Sabella – ci ricordano che dobbiamo rispettare i diritti dei profughi palestinesi in osservanza alle risoluzioni Onu. La pace non può esserci se i diritti dei rifugiati non sono presi in considerazione. Decisioni unilaterali, a prescindere da a chi e dove le fa, non porteranno pace alla tormentata Terra Santa. Giustizia, sebbene relativa, dovrebbe cementare qualsiasi accordo di pace fra i due popoli della Terra Santa. Affrontare le marce non-violente del ritorno con fucili di precisione e altri mezzi di soffocamento significa che i responsabili decisionali israeliani non sono capaci di capire il grido del popolo palestinese per una pace giusta e per la fine del conflitto una volta per tutte”.

Le proteste hanno avuto il via con la manifestazione del 30 marzo ed entrano oggi nella quinta settimana consecutiva, con il conto dei morti che supera i 34 palestinesi. Proprio a questi ultimi era dedicata la protesta di ieri, da alcuni rinominata “Venerdì degli aquiloni”, fatti volare come segno dimostrativo, con messaggi come “Non lasceremo mai la nostra terra”. A quanto riporta il ministero della Salute di Gaza, ieri le pallottole israeliane hanno colpito 156 persone, su un totale di 729, raggiunti anche da inalazioni di gas lacrimogeni e pallottole di gomma. In quattro sarebbero in gravi condizioni. Le migliaia di feriti di queste settimane aggravano la situazione del sistema sanitario della Striscia, da mesi al collasso. Salah Haj Yahia, direttore della clinica mobile di Physicians for Human Rights – Israel, lancia l’allarme: “Nell’ospedale più avanzato di Gaza sembrava di essere negli anni ’70. Se le cose rimangono così, la maggior parte delle persone colpite da armi da fuoco dovranno subire amputazioni”.

 

L’Idf (Israel Defence Forces, esercito israeliano) ieri mattina ha messo in guardia i residenti di Gaza con un volantino, in cui accusava Hamas di “approfittarsi” di loro e avvisava i palestinesi che “l’Idf è pronto a qualsiasi scenario”. Il giorno precedente, il gruppo Islamic Jihad aveva minacciato i soldati israeliani con un video in cui si vedono a tiro di cecchino un gruppo di figure militari israeliane, fra cui il generale maggiore Yoav Mordechai, alla guida delle operazioni. L’Idf denuncia tentativi di danneggiare e attraversare la recinzione, e l’uso di alcuni aquiloni per lanciare bombe incendiarie. Nessuno di questi sembra aver provocato danni, e non si riportano vittime da parte israeliana.

 

Secondo alcuni media, in questi giorni vi sono stati tentativi – specialmente da parte dell’Egitto – di convincere Hamas a fermare le proteste. Richieste che l’autorità palestinese della Striscia avrebbe respinto affermando che dietro la Marcia vi è la popolazione sostenuta da tutte le fazioni palestinesi. Il comitato organizzativo è deciso: le proteste continueranno fino al 15 maggio, giorno della nakba (“catastrofe”) per i palestinesi e dell’indipedenza per gli israeliani [nel calendario gregoriano, sebbene Israele abbia festeggiato lo scorso 18 aprile il 70° dalla sua nascita, in base al calendario ebraico].

 

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