http://nena-news.it/ 13 apr 2018
Terzo venerdì di protesta: 1 morto e quasi mille feriti
Per i palestinesi è il “Venerdì delle bandiere”, per Tel Aviv “il Venerdì delle molotov”. Migliaia di gazawi parteciperanno alle manifestazioni a ridosso delle linee di demarcazione tra la Striscia e lo stato ebraico. Qui bruceranno le bandiere israeliane e isseranno quelle palestinesi. Si teme un’altra giornata di sangue
AGGIORNAMENTI: ore 20.30. Il ministero della sanità a Gaza precisa che dei quasi mille feriti, 223 sono stati feriti da proiettili sparati dai tiratori scelti israeliani ore 19.30 E’ morto a causa delle ferite riportate Islam Herzallah, 28 anni, uno dei palestinesi colpiti oggi dagli spari israeliani durante la Marcia del Ritorno. I feriti sono quasi mille. 17.15 E’ stato aggiornato a 528 il bilancio dei palestinesi feriti Gaza, durante le proteste per la Marcia del ritorno. Il ministero della sanità sottolinea che 16 feriti sono operatori sanitari o giornalisti 15.45 Il ministero della sanità parla ora di 363 manifestati palestinesi, feriti o intossicati da gas lacrimogeno ore 15.30 Israele: 5-10 anni di reclusione a chi diffonde immagini su crimini Esercito Il presidente del partito di estrema destra Yisrael Beitenu, Robert Ilatov, ha presentato l’11 aprile una proposta di legge che intende colpire le organizzazioni non governative che accusano Israele di crimini di guerra con la reclusione da cinque a dieci anni. Il ministro della difesa Lieberman, uno dei leader di Yisrael Beitenu, ha immediatamente appoggiato la proposta. Se le immagini mineranno “la sicurezza nazionale”, legge prevede dieci anni di carcere. L’intento di Ilatov è quello di colpire alle Ong israeliane per i diritti umani B’Tselem, Machsom Watch e Breaking the Silence che definisce anti-israeliane e pro-palestinesi. Nei giorni scorsi è circolato sulle reti sociali un filmato girato il 22 dicembre in cui un cecchino spara ad un palestinese disarmato provocando l’esultanza dei suoi commilitoni. ore 15 Amnesty a Israele: basta uso della forza ore 14.30 E’ salito a 112 il numero dei palestinesi feriti, colpiti da proiettili e intossicati dal gas lacrimogeno. Lo riferisce Ashraf al Qidra, portavoce del ministero della sanità a Gaza.Tra questi anche membri del personale medico feriti ad est di Khan Younis ore 14.10 Secondo fonti del ministero della sanità della Striscia i feriti sarebbero almeno 30, di cui uno in gravi condizioni. Tra i feriti anche un fotoreporter ore 14 Israele nei giorni scorsi ha alzato in alcuni punti lungo il confine, all’interno di Gaza, un’altra barriera fatta di filo spinato per impedire che i palestinesi possano arrivare fino alle linee di demarcazione. Lo riferiscono a Nena News fonti giornalistiche di Gaza. ore 13:00 Bruciati centinaia di pneumatici e bandiere israeliane al confine tra Gaza e Israele. Issate le bandiere palestinesi. Una bandiere palestinese è stata posta a 25 metri di altezza di fronte la barriera ore 11:55 Salgono a 9 i feriti. Il parlamento dell’Honduras approva il trasferimento dell’ambasciata del suo Paese da Tel Aviv a Gerusalemme. Fatah: “L’incendio alla moschea è il risultato dell’istigazione del governo israeliano” ore 11:50 Sette i palestinesi feriti dai proiettili israeliani al confine con Israele. Migliaia di gazawi protestano già al confine ore 11:45 Esercito israeliano ai gazawi: “Non collaborate con Hamas” L’esercito israeliano ha invitato i residenti di Gaza a non collaborare con Hamas. Avichai Adraee, il capo della divisione dei media in arabo dell’esercito, ha scritto su Facebook: “Vi avvertiamo delle conseguenze [che ci saranno] se vi avvicinate o danneggiate la barriera di sicurezza. Non fatevi strumentalizzare da Hamas a compiere attacchi di cui voi pagherete il prezzo”.
Roma, 13 aprile 2018, Nena News –
Dopo “La marcia del ritorno” e il “Venerdì delle gomme”, oggi migliaia di palestinesi parteciperanno a nuove manifestazioni al confine tra la Striscia di Gaza e Israele in quello che i gazawi hanno chiamato “Venerdì della bandiere” (per gli israeliani, invece, sarà il “Venerdì delle molotov”). Nei cinque accampamenti eretti nella fascia orientale di Gaza, i palestinesi bruceranno le bandiere israeliane e subito dopo verranno issate quelle della Palestina. Visti i due venerdì precedenti – più di 30 i palestinesi uccisi dai tiratori scelti israeliani – si teme che anche oggi possa essere un’altra giornata di sangue. La tensione è del resto altissima: nelle ultime ore Israele ha ucciso altri due gazawi. Il primo, Abdullah al-Shehri (28 anni), è stato colpito dai proiettili sparati dall’esercito israeliano vicino a Khan Yunis perché, sostiene Tel Aviv, si era avvicinato alle barriere che dividono lo stato ebraico dalla piccola enclave palestinese sotto assedio. Il secondo, Mohammed Jahila (30 anni), è stato ucciso nel corso di un raid su Gaza compiuto dai jet dello stato ebraico. Secondo la versione israeliana, alcuni palestinesi avevano aperto il fuoco con una mitragliatrice contro i caccia. Intervenendo ieri a un evento per la Giornata delle memoria nel kibbutz Mordechai a pochi chilometri dal confine con Gaza, il ministro della difesa israeliano Avigdor Liberman ha invitato i gazawi a “cambiare direzione”. Liberman ha detto che Tel Aviv ha steso la mano per fare la pace, ma non resterà a guardare se sarà minacciata. Ribadendo il diritto d’Israele a proteggersi, il ministro ha poi aggiunto: “Il mio messaggio ai nostri vicini del sud è che voi non riuscirete mai a spezzarci. Non pensate a come distruggere lo Stato d’Israele, ma a come vivere al suo fianco”. A preoccupare nella Striscia, intanto, è la situazione dei feriti: il ministero della sanità locale ha detto che negli ultimi due venerdì sono stati oltre 1.200 i palestinesi colpiti da proiettili veri, 1.500 per inalazione di gas o per colpi di munizioni rivestite da gomma. Un numero di feriti elevato che il sistema sanitario di Gaza, già al collasso, non riesce a gestire: sono finite le protesi per i feriti alle ossa e scarseggiano i medicinali salvavita per le persone con gravi patologie. In tali condizioni, fa sapere il dottor Ayman Sahbani, direttore del pronto soccorso dell’Ospedale Shifa di Gaza, “non possiamo curare in modo efficace decine di feriti gravi”. L’unica notizia positiva per i palestinesi è arrivata dall’Egitto: il valico di Rafah, l’unica porta di Gaza sul mondo arabo, sarà aperto per tre giorni per i casi definiti “umanitari”, ossia per le persone malate o ferite che non possono ricevere cure a Gaza. Dall’inizio dell’anno è solo la quarta volta che il Cairo decide per l’apertura del transito. Secondo la stampa israeliana, dietro alla decisione di al-Sisi, ci sarebbe un obiettivo più ampio: l’Egitto avrebbe infatti avviato colloqui con i palestinesi per allontanare dai confini con Israele le proteste della “Marcia del ritorno”. Nel villaggio di Aqraba (nord di Nablus, in Cisgiordania), intanto, è stata data alle fiamme stanotte una moschea (non ci sono stati feriti). Finora non sono stati individuati i responsabili del rogo. Tuttavia, è chiaro che gli autori siano da rintracciare negli ambienti dell’estremismo ebraico: sulle mure esterne della moschea, infatti, state scritte in ebraico “morte” e “prezzo da pagare”. Quest’ultima espressione indica le vendette che i coloni e gli estremisti di destra israeliani attuano in risposta a decisioni “sgradite” prese dal governo Netanyahu nei Territori occupati o ad azioni violente di palestinesi. Nena News
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