Quds Press - PIC – Infopal - 3/8/2018 - Venerdì, un cittadino palestinese è stato assassinato e molti altri sono stati feriti, durante l’attacco delle forze di occupazione israeliane (IOF) contro pacifici manifestanti che partecipavano alla Grande Marcia del Ritorno, vicino al confine orientale di Gaza. Il portavoce del ministero della Sanità di Gaza, Ashraf al-Qidra, ha affermato che Ahmad Yaghi, 25 anni, è stato ucciso da proiettili sparati da soldati israeliani, ad est della città di Gaza. Al-Qidra ha aggiunto che circa 220 manifestanti sono rimasti feriti, 90 dei quali con munizioni letali. Le IOF hanno fatto massiccio uso di munizioni letali e candelotti di gas lacrimogeno contro i manifestanti, mentre i giovani palestinesi hanno incendiato diversi pneumatici nel tentativo di oscurare la mira dei cecchini israeliani. In un contesto correlato, fonti della stampa israeliana hanno riferito che sono scoppiati degli incendi in 15 diverse località nelle colonie vicine alla Striscia di Gaza, provocati da aquiloni incendiari lanciati dall’enclave. Una delegazione di Hamas, che è appena arrivata nella Striscia, ha partecipato alle proteste al confine. Traduzione di F.H.L. PCHR http://www.infopal.it/ 4/8/2018
Israele rafforza l’assedio alla Striscia di Gaza. Metà della popolazione è indigente Traduzione di Edy Meroli
Rafforzamento del blocco sulla Striscia di Gaza per la terza volta in meno di mese: le autorità israeliane decidono di vietare l’ingresso di carburante e gas nella Striscia di Gaza Il Centro Palestinese per i Diritti Umani (PCHR) condanna fermamente le decisioni delle autorità israeliane di rafforzare la chiusura imposta alla Striscia di Gaza, di chiudere completamente l’unico valico commerciale “Karm Abu Salem” e vietare l’ingresso di carburante, gas, merci e beni di prima necessità per la popolazione della Striscia di Gaza. Il PCHR mette in guardia sulle conseguenze catastrofiche di queste decisioni sulla vita di 2 milioni di Palestinesi che soffrono per il grave deterioramento delle condizioni umane, economiche e sociali derivanti da queste decisioni. Il PCHR invita la comunità internazionale, in particolare le Alte Parti contraenti della Quarta Convenzione di Ginevra del 1949, e tutte le organizzazioni umanitarie ad intervenire immediatamente per bloccare queste decisioni, sollevare l’assedio e aprire tutti i valichi per garantire l’ingresso in tutta la Striscia di Gaza i beni per la popolazione, in particolare i beni di prima necessità. Inoltre, il PCHR afferma che questi provvedimenti rappresentano il culmine di diversi altri precedenti che le autorità israeliane hanno attuato dal giugno 2007 all’interno di un piano per rafforzare la chiusura imposta alla Striscia di Gaza. Secondo il seguito del PCHR, il 1° agosto 2018, il ministro della Difesa israeliano, Avigdor Lieberman, ha emesso la decisione di vietare l’ingresso di carburante e gas nella Striscia di Gaza attraverso il valico di Karm Abu Salem da giovedì fino a nuovo avviso. Secondo la dichiarazione israeliana, questa decisione è stata presa in risposta al continuo lancio di palloncini incendiari e alle manifestazioni per il Ritorno in corso vicino ai confini della Striscia di Gaza. Le autorità israeliane hanno già emesso un ordine il 16 luglio 2018, per chiudere completamente il valico di Karm Abu Salem, fatta eccezione per l’ingresso di cibo, forniture mediche, carburante e gas solo quando necessario. Nella stessa decisione, le autorità israeliane hanno ridotto la zona di pesca nella Striscia di Gaza a 3 miglia nautiche invece di 6. Le autorità israeliane hanno anche affermato che tale provvedimento è stato preso in risposta agli aquiloni e palloncini incendiari di Hamas verso le aree adiacenti alla Striscia di Gaza. Le autorità israeliane hanno rafforzato il blocco imposto alla Striscia di Gaza, che è entrato nel suo 12° anno consecutivo a metà giugno, da martedì 10 luglio 2018, e ha deciso di chiudere il valico di Karm Abu Salem e di impedire l’ingresso di merci nella Striscia di Gaza, eccetto per l’ingresso di alcuni beni umanitari, che comprendono cibo, medicine, carburante e gas. Inoltre, le autorità israeliane hanno imposto un divieto totale all’esportazione e alla commercializzazione delle merci dalla Striscia di Gaza. Nella stessa decisione, le autorità israeliane hanno ridotto la zona di pesca nella Striscia di Gaza a sei miglia nautiche anziché nove. Le decisioni nel blocco minacciano tutti gli aspetti della vita nella Striscia di Gaza e il PCHR è preoccupato per il collasso di tutti i servizi di base necessari per la popolazione della Striscia di Gaza. Questi servizi soffrono già da anni di un grave deterioramento a causa della chiusura imposta alla Striscia di Gaza. Per quanto riguarda il settore sanitario, e tenendo conto di quanto ospedali e strutture sanitarie dipendano dal combustibile per azionare i generatori elettrici a causa dell’interruzione dell’elettricità per più di 20 ore al giorno, il ministero della Salute ha adottato misure di austerità riducendone l’erogazione per i civili. Questa riduzione comprende servizi diagnostici e operazioni chirurgiche. Il numero di operazioni posticipate negli ultimi 3 mesi è stato di circa 7000 interventi chirurgici. Inoltre, le vite di circa 2000 pazienti ricoverati negli ospedali della Striscia di Gaza sono in serio pericolo. I pazienti, in particolare i malati di cancro, cardiopatici, in dialisi e i neonati prematuri nei reparti neonatologia e nelle unità di terapia intensiva (ICU) sono maggiormente esposti al pericolo, a causa del deterioramento dei servizi sanitari. Moneer al-Bursh, direttore generale di farmacia presso il ministero della Salute, ha dichiarato all’inviato del PCHR che il ministero della Salute soffre di una grave carenza di medicinali e materiali medici di consumo. Manca attualmente il 48% dei medicinali e materiali sanitari di consumo necessari per i pazienti e le strutture sanitarie, compresi 42 tipi di medicinali antitumorali, vale a dire il 65% del totale dei farmaci necessari per i pazienti oncologici. Ciò ha portato a ostacolare un gran numero di protocolli di trattamento per le patologie tumorali. Al-Bursh ha sottolineato che uno di questi medicinali potrebbe interrompere un servizio terapeutico completo. Per quanto riguarda acqua e impianti igienici, il carburante esaurito porterebbe a pompare l’acqua di scarico verso le coste della Striscia di Gaza senza ripulirla. Test di laboratorio effettuati lo scorso aprile dall’Autorità per la Qualità Ambientale e dal ministero della Salute nella Striscia di Gaza hanno dimostrato che il 75% dei 40 chilometri di acque costiere è inquinato da acque reflue a causa dell’interruzione di elettricità. Secondo la dichiarazione di Bahaa Eddin al-Agha, direttore della Protezione Ambientale nell’Autorità per la Qualità Ambientale, e vista la cessazione della fornitura di combustibile per gli impianti di trattamento delle acque reflue, si prevede che il Dipartimento dell’Autorità di Qualità Ambientale nella Striscia di Gaza cesserà completamente il trattamento delle acque reflue, il che significa pompare giornalmente circa 115.000 metri cubi di acque reflue non trattate sulle coste della Striscia di Gaza. Il 21 febbraio 2018, l’Unione municipale nella Striscia di Gaza ha emesso un decreto di chiusura decisione di chiudere completamente le coste della Striscia di Gaza per pompare le acque reflue a causa dell’incapacità dei comuni di approvvigionarsi di combustibile per l’impianto di trattamento. L’Autorità per la Qualità Ambientale ha messo in guardia dal nuotare a Gaza, Jabaliya e Beit Lahiya, che sono le più esposte all’inquinamento. Il mare della Striscia di Gaza è considerato l’unico sbocco per oltre 2 milioni di Palestinesi che vivono nella Striscia di Gaza a causa del blocco israeliano e dell’interruzione dell’energia elettrica per parecchie ore al giorno. I settori economici stanno affrontando un vero disastro. Ali Hassan al-Hayek, presidente dell’Associazione degli uomini d’affari palestinesi (PBA), ha lanciato l’allarme sul collasso del sistema economico della Striscia di Gaza a causa del blocco totale delle esportazioni dall’interno e all’esterno della Striscia di Gaza e del divieto delle forze israeliane di far entrare circa 400 tipi di beni di prima necessità nella Striscia di Gaza attraverso il valico di Karm Abu Salem. Al-Hayek ha aggiunto che vietare le esportazioni e limitare le importazioni ha ridotto il lavoro nelle fabbriche della Striscia di Gaza. Ciò ha causato uno squilibrio nel flusso di denaro sui mercati, una paralisi nelle transazioni finanziarie per commercianti e uomini d’affari e un forte aumento dei prezzi dei materiali che non possono entrare nella Striscia di Gaza, facendo sì che il movimento degli acquisti raggiungesse i suoi livelli minimi. Questo è un chiaro indicatore dello scoppio della crisi politica. Dopo aver stretto il blocco sulla Striscia di Gaza, le autorità israeliane stanno trattenendo circa 2.500 container di materie prime, beni industriali e commerciali, causando grandi perdite per i commercianti di Striscia di Gaza. Le nuove misure israeliane renderanno più profonda la crisi umanitaria e di sussistenza nella Striscia di Gaza, aumentando in particolare il tasso di disoccupazione, la povertà e la scarsità di cibo. Prima di imporre queste misure, la popolazione di Gaza ha subito un grave aumento dei tassi di disoccupazione, raggiungendo il 49,1%, vale a dire 255.000 lavoratori disoccupati. Il più alto tasso di disoccupazione tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni, di entrambi i sessi, ha raggiunto il 64,8%; il 57,1% per i maschi e l’85% per le femmine. Più della metà della popolazione di Gaza soffre a causa della povertà. Secondo il Palestinian Central Bureau of Statistics (PCBS), il tasso di povertà tra la popolazione di Gaza è del 53%; il 33,8% di loro vive in estrema povertà. Le conseguenti decisioni relative alla chiusura dell’unico valico commerciale, imponendo restrizioni all’importazione e al divieto di esportare merci dalla Striscia di Gaza rientrano nel quadro della politica di completa chiusura imposta dalle autorità israeliane alla Striscia di Gaza dal giugno 2007, i valichi sono stati testimoni di severe restrizioni sulla circolazione di merci e persone per 12 anni. Per quanto riguarda i valichi commerciali, le autorità israeliane continuano a imporre severe restrizioni all’ingresso di merci classificate come “materiali a doppio uso”. Le autorità israeliane elencano ufficialmente 118 articoli come “articoli a doppio uso” che contengono centinaia di beni e materiali di prima necessità. Le voci sulla lista “beni a doppio uso” sono essenziali per la vita della popolazione, pertanto imponendo restrizioni su di esse contribuiscono al deterioramento delle infrastrutture e al deterioramento delle condizioni economiche, sanitarie e educative. Questi articoli includono apparecchiature per la comunicazione, pompe, generatori di grandi dimensioni, barre di ferro, tubi di ferro di tutti i diametri, attrezzature per saldare e aste utilizzate nella saldatura, vari tipi di legno, dispositivi UPS che proteggono i dispositivi elettrici da guasti quando l’elettricità si interrompe improvvisamente , macchine a raggi X, gru e veicoli pesanti, batterie e diversi tipi di fertilizzanti. Le autorità israeliane continuano, inoltre, a vietare l’esportazione dei prodotti della Striscia di Gaza, escludendo quantità limitate del 5% delle esportazioni mensili prima della chiusura nel giugno 2007. Per quanto riguarda i valichi per la circolazione individuale, le autorità israeliane continuano a imporre severe restrizioni alla circolazione dei residenti nella Striscia di Gaza attraverso il valico “Erez” di Beit Hanoun, tranne che per categorie limitate di persone. Dall’inizio di quest’ anno, la percentuale di permessi rifiutati da parte dell’autorità israeliana è aumentata. Di conseguenza, il numero di pazienti autorizzati a viaggiare attraverso il valico, è sceso. Inoltre, il numero di accompagnatori di pazienti, uomini d’affari, parenti di prigionieri nelle carceri israeliane, lavoratori di organizzazioni umanitarie internazionali, persone che viaggiano attraverso il valico di Karama, persone con necessità particolari, persone anziane autorizzate a pregare nella moschea al-Aqsa, e i cristiani autorizzati a passare le vacanze a Betlemme nella Cisgiordania Occupata sono diminuiti. Il PCHR è molto preoccupato per la decisione delle autorità israeliane di stringere ulteriormente il blocco sulla Striscia di Gaza a causa del suo impatto catastrofico sulle condizioni economiche e di vita della popolazione della Striscia di Gaza. Il PCHR considera questa decisione una forma di punizione collettiva e un atto di vendetta commesso dalle forze israeliane contro dei civili palestinesi. Alla luce di quanto sopra, il PCHR invita la comunità internazionale a: – intervenire immediatamente e urgentemente per porre fine a questa decisione, aprire l’unico valico commerciale per la Striscia di Gaza, “Karm Abu Salem”, consentire l’ingresso in tutta la Striscia di Gaza dei beni per la popolazione, compresi beni di prima necessità e materiali da costruzione, e consentire l’esportazione delle merci dalla Striscia di Gaza liberamente – costringere le autorità israeliane ad abbandonare la politica di punizione collettiva imposta alla popolazione della Striscia di Gaza, compresa la chiusura dei valichi, che porta a un grave deterioramento dei diritti economici e sociali dei civili – ricordare a Israele i suoi doveri come potenza occupante della Striscia di Gaza nei confronti della sua popolazione, in conformità con l’articolo 55 della Convenzione di Ginevra del 1949, che afferma: “La potenza occupante, nella misura massima consentita, fornisce alla popolazione cibo e scorte e deve tenere conto delle esigenze dei civili” – Inoltre, le Alte Parti Contraenti della Quarta Convenzione di Ginevra devono adempiere ai loro obblighi di cui all’articolo 1 della Convenzione per assicurare l’attuazione della presente Convenzione da parte della Potenza occupante di Israele per la protezione dei civili palestinesi. – Interventi immediati e urgenti devono essere svolti per garantire il rispetto delle regole del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani per fermare il grave deterioramento della vita dei civili nella Striscia di Gaza. – Il PCHR sottolinea che le manifestazioni sono del tutto pacifiche e che i civili hanno il diritto di alzare la voce contro le forze israeliane e il blocco e godere del loro diritto al ritorno. Pertanto, il PCHR sottolinea che Israele deve essere ritenuto responsabile e perseguito a seguito di indagini per questi crimini.
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