https://www.bmj.com/content/ http://www.infopal.it/ 15/6/2018
Le uccisioni di Gaza: una crisi ortopedica senza precedenti e disabilità di massa di Nafiz Abu-Shaban Plastic and reconstructive surgeon Shifa Hospital, Gaza Traduzione di Aisha Tiziana Bravi
Sono il responsabile della Chirurgia Plastica e Ricostruttiva di Gaza e sto scrivendo a seguito del “The Maiming Fields of Gaza” (ndt. I Campi delle Mutilazioni di Gaza) del 4 maggio. A partire dal 18 maggio, il bilancio delle vittime e dei feriti, in aumento ogni giorno, è di 117 morti, tra cui 13 bambini, e non meno di 12.271 feriti. 6.760 sono stati ricoverati in ospedale, dei quali 3.598 con ferite da proiettili. Finora sono stati colpiti da armi anche 19 medici che erano chiaramente identificabili.
L’organizzazione umanitaria Medecins Sans Frontieres (MSF), che ha operato a Gaza, afferma che la popolazione è stata colpita da proiettili che hanno causato ferite della grandezza di un pugno di una “gravità inconsueta”. Marie-Elisabeth Ingres, responsabile di MSF Palestina dichiara nel suo rapporto, che “la metà degli oltre 500 pazienti che abbiamo ricoverato nei nostri ospedali hanno ferite nelle quali i proiettili hanno letteralmente distrutto i tessuti dopo aver polverizzato le ossa”. Questo è ciò a cui ci troviamo di fronte. Ho assistito ad una enorme quantità di traumi fisici a Gaza, a seguito degli attacchi di Israele, ma non mi era mai capitato prima di vedere questo tipo di lesioni. Da come si presentano le ferite, sembra che i cecchini delle Forze di Difesa Israeliane abbiano fatto uso sistematico di munizioni con un effetto di espansione “a farfalla”.
A Gaza vi sono attualmente tra le 300 e 350 fratture tibiali composte a causa delle sparatorie. Si tratta delle fratture aperte più difficili da trattare. Le lesioni complesse degli arti inferiori di questa gravità possono richiedere tra le 5 e le 7 operazioni chirurgiche, ognuna delle quali della durata di 3-6 ore. Anche con la disponibilità di una ricostruzione all’avanguardia, la guarigione richiede da uno a due anni. La maggior parte di questi pazienti sviluppa in seguito l’osteomielite. Un numero sempre crescente di amputazioni secondarie è inevitabile. Avranno inoltre necessità di una intensa riabilitazione, ma l’unica che era disponibile negli ospedali di Gaza è stata distrutta dai bombardamenti israeliani del 2014 e non è più stata ricostruita. L’invalidità permanente di massa è ora la prospettiva davanti alla quale si trovano i cittadini di Gaza, nella stragrande maggioranza giovani, che si stavano semplicemente riunendo per protestare disarmati contro l’occupazione israeliana e l’assedio che ha reso impossibile il loro futuro sia politico che sociale.
Ricostruire ferite come queste è al di là di qualsiasi capacità dei servizi medici di Gaza, già impoveriti dall’assedio israeliano che dura da 12 anni, come descritto nel rapido intervento precedente. Shifa Hospital è sovraffollato e non ci sono letti disponibili. Per di più il livello di esperienza richiesto per questo tipo di chirurgia ricostruttiva è al di là delle conoscenze dei chirurghi ortopedici generalisti, servirebbero appositi team per il Salvataggio degli Arti. Sono certo che se oltre 6.000 pazienti feriti, più della metà con lesioni causate da proiettili, richiedessero il ricovero negli ospedali di Londra in un breve periodo di tempo, i tempi dei servizi medici inglesi si allungherebbero anche se dotati di risorse adeguate. Mi è stato detto che nessun servizio di ricostruzione degli arti nel Regno Unito si è mai trovato di fronte a quantità simili di lesioni alle gambe. Come possiamo quindi fare qui a Gaza per gestire questa situazione?
So che ora vi sarà un’indagine del Tribunale penale internazionale. Qui a Gaza non possiamo far altro che chiederci per quale motivo nessun governo europeo abbia parlato degli eventi accaduti i quali, se fossero avvenuti in qualsiasi altro luogo, sarebbero stati definiti sicuramente come un oltraggio internazionale ed un probabile crimine di guerra.
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