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28 maggio 2018
Si procede per il vertice di Singapore.
di Enrico Oliari
Il leader nordcoreano Kim Jong-un ha ribadito oggi la “ferma volontà” di incontrare il collega statunitense Donald Trump previsto per il prossimo 12 giugno a Singapore ed annullato settimana scorsa dalla Casa Bianca dopo che il vice ministro degli Esteri nordcoreano Choe Son-hui aveva parlato di “azioni illegali e oltraggiose” ed aveva definito “ignorante e stupido” quanto dichiarato dal vicepresidente Mike Pence, ovvero che se la Corea del Nord non avesse ceduto, Kim avrebbe fatto la fine di Gheddafi.
A placare gli animi e a rianimare l’ipotesi del summit è stato il caparbio presidente sudcoreano Moon Jae-in, vera anima del disgelo fin dalle olimpiadi invernali di Pyeongchang, il quale ha incontrato per la seconda volta a sorpresa Kim Jong-un al villaggio demilitarizzato di Panmunjom per discutere della posizione e delle richieste della Corea del Nord. Un incontro che in un primo momento non è andato giù a Trump, anche perché la richiesta dei nordcoreani, che già hanno provveduto alla distruzione effettuata davanti a giornalisti accreditati anche statunitensi del sito per test nucleari di Punggye-ri, nel nordest del Paese, è quella della denuclearizzazione dell’intera penisola. Si tratterebbe di una vera e propria sconfitta per Trump, che proprio sulle tensioni nell’area fa affari d’oro con la vendita di armi ed armamenti.
Moon Jae-in punta invece alla normalizzazione dei rapporti con la sorella Corea del Nord a cominciare dalla firma dei trattati di pace: i due paesi sono ancora ufficialmente in guerra in quanto non è mai stata firmata la pace dal conflitto 1950 – 1953, ed allora era stato firmato semplicemente un armistizio tra le forze Onu a guida Usa (in rappresentanza della Corea del Sud), la Cina e la Corea del Nord. Contestualmente almeno due volte all’anno Usa, Corea del Sud ed altri paesi compiono esercitazioni congiunte praticamente sotto la porta del nemico, ed al confine del 38mo parallelo sono stanziati 33mila militari statunitensi nonché armi di ogni genere.
E’ quindi evidente che agli Usa non conviene la pace e basta poco, com’è successo, per far saltare ogni iniziativa di dialogo, ma Trump non può al momento sottrarsi dalle dinamiche avvitate da Kim Jong-un. E così ieri una delegazione Usa si è portata a Pyongyang per discutere dei particolari dell’attesissimo vertice del 12 giugno. La cosa è stata riportata dallo stesso presidente Usa, il quale ha quasi sfidato la Corea del Nord sul proprio terreno affermando di “credere sinceramente che Pyeongyang sarà una grande nazione sul piano economico e finanziario. Kim Jong-un concorda con me su questo. Succederà!”. Sarà, ma al momento la Corea del Nord resta uno stato socialista con un sistema economico pianificato, uno stato totalitario di stampo stalinista costituito secondo i principi politici della Cina ai tempi di Mao Tse-Tung.